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TESTO Commento su Gen 2,18

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Giovedì della V settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (12/02/2009)

Brano biblico: Gen 2,18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

“Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile.”

Come vivere questa Parola?

Il primo capitolo della Genesi presentava la creazione dell’uomo e della donna in termini di unità: “Facciamo l’uomo... maschio e femmina li creò”. Un unico atto creativo che pone in essere l’inscindibile realtà umana, così che l’uomo non è pienamente se stesso che nel completamento dell’altro.

Qui l’accento cade sulla relazionalità: la donna viene a situarsi di fronte all’uomo come un ‘tu’ che interpella ed è a sua volta interpellato. Una modalità dialogica, anch’essa essenziale, che viene a completare quanto affermato precedentemente.

L’unità, che è garanzia di fecondità (intesa in senso ampio e non solo fisica), è la vocazione fondamentale della persona umana: ciascuno di noi la porta inscritta nel suo essere profondo e ne avverte la nostalgia. Spesso, però, è minacciata dalla paura del ‘diverso’, da cui si sente il bisogno di difendersi, magari soggiogandolo.

Essere uno, secondo il desiderio stesso di Gesù, è possibile nella misura in cui partiamo dal riconoscimento della fondamentale uguaglianza che accomuna il genere umano: l’altro è “l’aiuto che mi è simile”, perché “è carne della mia carne”. Ma è anche ‘il diverso’ che mi provoca positivamente. Proprio perché uguale e diverso è per me come lo specchio in cui riconoscere i miei connotati. È nel dialogo con questa ‘diversa modalità di essere uguali’ che io divento sempre più me stesso e promuovo l’altro perché, a sua volta, sia sempre più se stesso.

Non sento in tutto ciò la concretizzazione del mio essereimmagine di Dio-Trinità?

Oggi, nel mio rientro al cuore, renderò grazie al Signore per il dono di un “aiuto che mi è simile”, riconoscendo in esso il volto di mio marito, di mia moglie, dei miei genitori, dei miei figli, delle mie consorelle.

Ti ringrazio, Signore, perché hai voluto colmare la mia solitudine con la presenza di queste persone con cui vivo, lavoro, soffro e gioisco. Ti ringrazio, perché sono “carne della mia stessa carne”, fragili come me e come me grandi, perché immagine tua. Ti ringrazio perché con la loro diversità mi stimolano ad essere sempre più me stesso a tua lode e gloria.

La voce di un missionario

È dall’incontro che ciascuno di noi nasce. È questo il grande salto, la sfida enorme: passare dal bozzolo in cui ci chiudiamo all’uomo planetario.
Alex Zanotelli

 

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