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TESTO Che vuoi da noi?

Monastero Janua Coeli   Parola della Domenica

IV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (01/02/2009)

Vangelo: Mc 1,21-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mc 1,21-28

21Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. 22Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. 23Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, 24dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 25E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». 26E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». 28La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Dopo un po' di tempo riprendiamo le nostre riflessioni sulla parola della domenica.

A tutti e a ciascuno l'augurio di far scendere in cuore la Parola che crea cieli nuovi e terra nuova ai nostri passi quotidiani.

Che vuoi da noi?

MEDITAZIONE
Domande

Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Tu che vieni da Nazareth, cosa pretendi da noi? Noi veniamo qui per assolvere a un nostro dovere e tu parli di cose nuove, entri dentro, fai uscire da noi le cose peggiori. Noi non ti vogliamo, stiamo bene così come siamo... Che vuoi da me? Quante volte urliamo verso Dio: Ma che vuoi? Lasciami stare... Lui non viene a casa nostra, non si impone alla nostra vita, ma se noi ci muoviamo alla ricerca di qualcosa che nutra la nostra vita non può non parlarci! E alle sue parole possiamo noi restare indifferenti?

Chiave di lettura

Gesù entra nei nostri incontri umani, lì dove siamo, e insegna. Insegna con la sola sua presenza, insegna con la sua parola, insegna... l’uomo di fronte alle sue parole resta stupito perché aprono solchi e producono germogli. Dio disse: Sia la luce. E la luce fu... Parola ed essere, realtà che si compie. Chi ha in sé uno spirito che si nutre di opacità di fronte alla parola viva e pregnante di Dio urla ed esce fuori nella sua vera identità: Che vuoi da me? Sei venuto a rovinarmi?... Non lascia indifferenti la presenza di Gesù: dopo una prima sensazione di benessere, di sicurezza, di benevolenza, sensazione di quando viene toccato il cuore, nasce la sensazione del fastidio, sensazione di quando viene aperto il cuore. A questo punto non c’è più possibilità di nascondersi dietro false immagini, non c’è scampo. Pur nella confusione e nell’indurimento del cuore diventa netta la percezione del mistero che è lì di fronte ed esige una risposta: Io so chi tu sei: il santo di Dio! La risposta è corretta, “perfetta”, ma non è vera perché non scaturisce dall’adesione a Cristo, resta parola vuota, senz’anima e soprattutto senza adorazione! Gesù non sa che farsene di un riconoscimento così. Il fronte a fronte diventa severo: Stai zitto! Esci da questa umanità che è chiamata a ben altro... c’è uno spirito impuro in noi quando, pur riconoscendo la divinità della Parola, non la rendiamo vera in noi. Ed è uno spirito che strazia la nostra libertà di scelta orientata da sempre al bene, è uno spirito che urla ma la cui eco si perde nel marasma dei condizionamenti e aspirazioni illusorie, spirito che non va via finché non ci si avvicina un po’ di più alla Parola di Gesù che ti costringe a svelare ciò che sei. Il senso di timore e di stupore che afferra ti porta a riconoscere in lui l’autorità che ha nei confronti della tua vita. E non ti senti soggiogato o costretto perché ciò che dice in te si compie.

PREGHIERA

Concedimi d'essere tanto grande da raggiungere il mondo, tanto forte da poterlo portare, tanto puro da abbracciarlo senza volerlo tenere. Concedimi di essere terreno d'incontro, ma terreno di passaggio, strada che non ferma a sé, perché non vi è nulla di umano da cogliervi che non conduca a Te. Signore, mentre stasera tutto tace e nel mio cuore sento duramente questo morso della solitudine, mentre gli uomini mi divorano l'anima e io mi sento incapace di saziarli, mentre sulle mie spalle il mondo intero pesa con tutto il suo peso di miseria e di peccato, io ti ripeto il mio sì, non in una risata, ma lentamente, lucidamente, umilmente. Solo, o Signore, davanti a te, nella pace della sera (Michel Quoist).

CONTEMPLAZIONE

Signore, tu vieni nelle nostre sinagoghe, entri nelle nostre convivenze umane, ti siedi fra noi lì dove ci portano le nostre consuetudini. Ci sei. E non come uno qualunque o uno che spiega... Ci sei come uno che insegna qualcosa di suo. È questa forza che trae fuori dall’anonimato la parte noi meno limpida, quella che se la cava tutti i giorni dietro parvenze di buon sentire e che pensa di non essere scoperta. Ci sentiamo buoni perché facciamo qualche opera buona, buoni per qualche atto di gentilezza o perché ascoltiamo chi viene a cercarci, buoni perché dedichiamo un po’ di tempo a te o leggiamo qualche libro spirituale... ma sotto a questo sentire urla la terra riarsa della nostra interiorità che ha nostalgia di trasparenza, di costruire davvero la nostra vita, non secondo un protocollo di falsità e doppiezza che metta a tacere le spinte delle nostre avarizie con la veste della magnanimità, che chiami ruscelli di grazia le paludi della nostra superbia e dispensi gocce di una condivisione presunta, estranea al bisogno di primeggiare comunque, fosse anche nel tenere di più a te e fare sacrifici e offerte per dimostrare di amarti, stabili all’ultimo posto nella sfrontata certezza di ricevere l’invito: Amico, vieni più avanti! e di poter passare avanti a tutti per lasciarli nella vergogna. Signore, grida al mio spirito impuro: Taci! Esci... Ho voglia di incontrarti davvero e di vivere nella tua trasparenza per la sola gioia di esistere come spazio in cui le tue parole demoliscano i paraventi delle mie ipocrisie.

Il Vangelo dei piccoli

Gesù insegnava. Quando vai a scuola, pensi di sapere più cose della maestra o del professore? Sai che stai lì per imparare. E si può imparare solo a scuola? No. Si impara dalla vita, si impara a casa, per la strada, dalle persone vicine e da quelle non ancora conosciute, da chi ci vuole bene e da chi non ha pensiero per noi, dalle persone più grandi di noi e dalle persone più piccole di noi, si impara da tutti. Si impara sempre... ma cosa? Qui si creano le differenze. Si imparano cose, regole, linguaggio, se è aperta la mente con il suo ragionare. Si impara a vivere, se insieme alla mente che ragiona è aperta la mente interiore. Allora insieme a informazioni e nozioni, si fa strada qualcosa di più, quello che dentro di noi ci è stato dato, l’insegnamento di Gesù. Quando i grandi insegnano, ci si stanca perché pensano di sapere tutto loro. Quando Gesù insegna, è una cosa tutta diversa: chiede a noi di restituire agli altri le parole che lui ci affida, senza fare i sapientini, ma come discepoli che lo amano e portano a tutti un gran tesoro. Dove sta l’insegnamento di Gesù? Nel vangelo. Questo è il libro da studiare e sul quale fare gli esercizi per imparare ad essere come lui! Può capitare che mentre impari dal vangelo scopri dentro il tuo cuore una esigenza grande. Quella di dire fino in fondo quello che pensi e senti. Alle volte ti capita di dire una cosa per un’altra, magari perché non hai il coraggio di essere quello che sei veramente, e così facendo il tuo cuore si è inquinato al punto che Gesù è sparito dal pensiero e dal cuore. lo spirito che è rimasto in te è diventato come lo spirito impuro di cui oggi il vangelo ci parla. Lo spirito ad esempio di dar retta a tutti e a lui no. Lui ti dice che ti ama e che conta su di te, con tutte le tue debolezze. Se tu pensi invece che sei un disastro, ti scoraggi. Questo è uno spirito impuro perché non ti permette di sentire la voce dello spirito che in te dice: Tu sei prezioso ai miei occhi. Chiedi a Gesù di avere un cuore libero e trasparente.

 

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