TESTO Raccolti dalla voce del pastore
IV Domenica di Pasqua (Anno B) (11/05/2003)
Vangelo: Gv 10,11-18
«11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. 12Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
Sono tante, infinite le "voci" che pòpolano la nostra vita. Ogni giorno ascoltiamo mille pareri, mille punti di vista, mille diverse considerazioni. E se apriamo un giornale, o se assistiamo ad un telegiornale, o – ancor più – se navighiamo su internet, veniamo quasi sommersi dalle "voci", dalle notizie e dai commenti che incontriamo: tanto che ci rassegniamo a sfogliare, o a fare lo zapping, o a cliccare qua e là, con distrazione e senza mai approfondire più di tanto.
Ci troviamo così ad essere sempre indecisi e disorientati davanti alle tante "voci" che pòpolano la nostra vita. Siamo appunto come le pecore del discorso di Gesù che ascoltiamo nel Vangelo di domenica (Gv 10,11-18): dispersi e confusi per la paura di un futuro che può piombare su di noi come un lupo avverso; ma dispersi e confusi anche dalle "voci" dei tanti pastori che cercano di garantirci il futuro portandoci nel loro ovile. Siamo dispersi e confusi, al punto da sentire in noi il desiderio di una "voce" che riconduca ad unità la nostra vita, di una "voce" familiare ed amica, che parli al nostro cuore, risvegliando quella speranza di un tempo che ormai ci sembra troppo lontana...
Anche quella folla di Gerusalemme che aveva ascoltato Pietro nel giorno di Pentecoste – come abbiamo letto in queste ultime domeniche nella prima lettura, tratta dagli Atti degli Apostoli – anche quella folla sentiva un simile desiderio di unità. E quando videro quel pescatore predicare insieme ai suoi amici pensarono di essere di fronte all'ennesima "voce" che si aggiungeva alle tante "voci" già sentite: tanti ciarlatani erano infatti già comparsi in quegli anni inquieti. I capi del popolo decisero allora di arrestare Pietro, e di metterlo sotto processo. Si accorsero però che il suo discorso era diverso dal discorso dei soliti ciarlatani: non annunciava miracoli straordinari o disastri imminenti, e neanche predicava a favore della pace o contro la guerra, a favore degli invasori romani o contro la loro tirannia; semplicemente il discorso di Pietro raccontava la storia di quel Gesù che era stato crocifisso ma che Dio aveva costituito Signore e Cristo.
Proprio il racconto di quella storia trafisse il cuore della gente che ascoltava: perché quella storia parlava di un uomo scartato dagli uomini ma scelto da Dio (cfr At 4,8-12); parlava di un uomo ucciso a causa degli uomini ma vivente grazie a Dio; quella storia cioè parlava di un uomo che aveva attraversato con coraggio la dispersione e la confusione della sua vita, che aveva saputo attraversare anche la tragedia di una morte ingiusta; ed era riuscito in questa impresa perché aveva trovato l'unità della sua vita nella volontà buona di Dio.
Appunto il racconto di quella storia trafisse il cuore della gente che ascoltava: perché proprio di quella storia aveva bisogno la gente. Erano tutti stufi ormai di quei discorsi sulle leggi da osservare, sulle opere buone da compiere, sui valori da custodire. Erano tutti stufi di quelle belle parole: avevano bisogno della storia di un uomo che fosse stato capace di raccogliere in unità la dispersione della vita. E l'hanno trovata nella storia di Gesù, il Crocifisso diventato Signore.
Così può accadere anche per noi, nella dispersione e nella confusione dei nostri giorni. Anche noi possiamo trovare nella storia di Gesù quella "voce" del pastore che ci dà luce e sicurezza, che orienta i nostri pensieri e le nostre scelte, che ci conduce ad una vita vera ed abbondante. E possiamo incontrare la storia di Gesù ogni domenica, nella celebrazione dell'Eucaristia, senza andare in capo al mondo o alla scuola di chissà quale maestro. Adesso, in questa domenica pasquale, possiamo imparare da Gesù a raccogliere in unità i nostri giorni dispersi.
Ma siamo capaci di tacere per ascoltare la sua voce?