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TESTO L'ansia che nobilita l'uomo

mons. Antonio Riboldi

XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (03/08/1997)

Vangelo: Gv 6,24-35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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24Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. 25Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».

26Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. 27Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». 28Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». 29Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato».

30Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? 31I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». 32Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. 33Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». 34Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». 35Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!

Credo che sia una impressione comune, quella di scorgere nel fondo degli occhi di ogni uomo o donna, giovane o matura che sia non importa, un'ombra di dolore come se non riuscisse a trovare qualcosa o meglio qualcuno che sia capace di dare ciò che è essenziale per tutti, la felicità. E questa sta nella verità della nostra vita. Ossia, viviamo "perché? O meglio PER CHI?".

Si fa tanto chiasso "dentro il cuore, soprattutto ora che è vacanza, ed alla fine ci si accorge che quella ombra di dolore nel fondo degli occhi si è fatta più densa.

Ma cosa ci manca o Chi ci manca?

E' una domanda che non riguarda solo l'uomo o la donna qualunque o di successo, ma riguarda anche preti, suore, tutti, insomma, perché comune è l'origine e la natura e quindi il desiderio di felicità.

Il Vangelo di oggi ci dà una pista di riflessione. Gesù si defila dalla folla che poco prima aveva conosciuto il miracolo della moltiplicazione dei pani. Il fatto non passa inosservato alla folla, che Lo rincorre e Lo ritrova a Cafarnao.

E subito Gesù affronta il tema di questa ricerca. "Perché mi cercate?" E qui comincia la difficile spiegazione. "Voi, dice Gesù, mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà". (Giov.6,24-35)

Non può essere quindi "il pane della terra" - dando alla parola "pane" tutto ciò che è vita temporale, dal cibo alla salute, alla casa, al benessere quello che può togliere l'ombra del cuore e quindi l'ansia di incontrare "Qualcuno o qualcosa" che davvero colmi la vita di gioia.

I Santi che sono la testimonianza non solo della santità, ma della totale felicità della vita, non avevano dubbi verso CHI INDIRIZZARE RICERCA, Gesù.

"Tutto abbiamo da Cristo - esclama S. Ambrogio - Tutto è Cristo per noi. Se tu vuoi curare le ferite, Egli è "il medico". Se sei ardente di febbre, Egli è la fontana. Se hai bisogno di aiuto, Egli è il vigore. Se temi la morte Egli è la vita. Se desideri il cielo, Egli è la via. Se cerchi cibo Egli è l'alimento.

Oggi l'ansia di Cristo pervade anche il mondo dei lontani, quando in essi vibra qualche autentico movimento spirituale. Il mondo dopo aver negato o dimenticato Cristo, Lo cerca. Ma pare non Lo voglia cercare dove veramente Egli è.

Lo cerca fra gli uomini mortali: ricusa di adorare Dio che si è fatto uomo e non teme a volte di prostrarsi servilmente davanti all'uomo che si fa Dio.

Il desiderio, a volte, di trovare un uomo "sommo", un "prototipo dell'umanità", un profeta di nuovi destini, un "liberatore" di ogni schiavitù o miseria assilla la nostra generazione che così facilmente è portata a creare miti che crollano con la facilità della debolezza umana: su questi miti "deboli" depongono la fiducia che fatalmente crolla finendo sotto le macerie del declino delle debolezze degli uomini-miti, come è bruciante esperienza nostra recente. L'uomo, appunto perché ogni uomo ha la stessa "ansia di eterno" non può offrire che illusioni. Tanto meno offrono felicità "le cose".

Viene allora attuale la parola di Gesù. Lui aveva chiaramente fatto intendere che il pane che Lui offriva non era la manna che nutre il corpo, ma è un "pane che sazia la fame del cuore". "In verità vi dico, non Mosè ha dato il pane del cielo, quello vero: e il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo". Allora Gli dissero: Signore, dacci sempre questo pane. E Gesù risponde alla domanda ed alla nostra ansia con la verità che davvero viene solo dal Cielo e riempie l'uomo di cielo: "Io sono il pane della vita: chi viene a Me non avrà più fame e chi crede in Me non avrà più sete".

E su questa verità che ora si confronta la nostra "ansia di gioia vera". "IL PANE DELLA VITA E' ORA A PORTATA DI MANO: a noi tocca aprire la mano e prenderlo o continuare a morire di fame".

Ricordo sempre mia mamma (morì a 99 anni e mezzo). Fin dalla giovinezza era stata abituata a nutrirsi "del pane della vita". Fare la S. Comunione era il primo, irrinunciabile compito della sua giornata: facesse freddo o caldo, non importava. Aveva una famiglia con sette figli: e doveva provvedere giorno per giorno alla famiglia. Ma tutto questo non impediva il suo "mangiare il pane della vita" che anzi "apriva la giornata". Ed un giorno a me che le chiedevo il senso di questa sua scelta rispose: "Come avrei potuto portare il peso della famiglia, senza di Lui? Lui è la mia "giovinezza" anche a 99 anni!

 

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