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TESTO Commento a Lc 19,12

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Mercoledì della XXXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (19/11/2008)

Vangelo: Lc 19,12 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare.

Come vivere questa Parola?

Come non vedere, dietro l’immagine, la persona divina del Verbo incarnato, risorto e asceso al cielo da dove tornerà, come promesso? Allora il Regno di Dio, che Egli è venuto a stabilire in questo mondo, si manifesterà in pienezza. Nel frattempo, esso è affidato al nostro impegno di uomini e, in particolare, di cristiani.

Con certezza sappiamo solo che “il Regno è già in mezzo a noi”. Permangono ancora segni di morte, di non-amore, negatività appartenenti al regno delle tenebre, ma Gesù ha assicurato che tutto questo è stato da Lui definitivamente sconfitto. È la garanzia che sostiene il nostro attivo inserimento nella storia.

Nulla ci autorizza a fare cupe e deprimenti previsioni, ma tanto meno ad adagiarci in una vita di rendita.

Il Regno che Gesù ha inaugurato è ora affidato al nostro impegno, al buon uso delle risorse umane e di grazia che non ci sono lesinate, ma che devono essere trafficate intelligentemente e solertemente. La responsabilità di far maturare il Regno verso la sua pienezza va assunta con estrema serietà. Questo vuol dirci la parabola con immagini estremamente crude. No, non possiamo ridurre la nostra adesione a Cristo a qualche pratica buona, a una vita che, tutto sommato, si mantiene nell’ambito dei buoni costumi. Quanto basta per custodire il talento ricevuto, se poi il mondo brucia... beh, “non sono mica il custode di mio fratello”?

Ebbene, sì: ne sono responsabile, perché a me è stato affidato perché me ne prenda cura, come il locandiere della parabola del Buon Samaritano, finché Egli torni.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi lascerò provocare dalla crudezza delle parole del mite Maestro. Tanto più dure quanto più contrastanti con il suo atteggiamento di amorevolezza verso tutti, in particolare verso chi rischia di perdersi. È proprio il desiderio che “non se ne perda nessuno” che lo spinge a pronunciarle. Me ne lascio scuotere? Cosa faccio concretamente?

Perdona, Signore, il modo rachitico e pavido del mio essere cristiano. Dammi il coraggio di “giocare” tutte le mie carte perché nessun fratello si perda.

La voce di un grande scrittore

Prenditi a cuore gli affanni, le esigenze di chi ti sta vicino. Regala agli altri la luce che non hai, la forza che non possiedi, la speranza che senti vacillare in te, la fiducia di cui sei privo. Illuminali dal tuo buio. Arricchiscili con la tua povertà.
Alessandro Manzoni

 

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