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TESTO Commento a Lc 18,35

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Lunedì della XXXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (17/11/2008)

Vangelo: Lc 18,35 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Mentre Gesù si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada.

Come vivere questa Parola?

Gesù è diretto a Gerusalemme, il luogo in cui si consumerà il suo sacrificio. Nel suo andare giunge alle porte di Gerico, la biblica città, espugnata non con le armi ma per un diretto intervento divino, che rappresentò per i fuggiaschi dalla schiavitù d’Egitto l’ingresso nella terra santa.

Alle porte della città, passivamente rassegnato alla sua sorte, un cieco. Non ha nome, non ha volto. Ciò che lo definisce è solo la situazione di disagio che lo mette ai margini della storia e gli preclude l’ingresso nella città.

Dietro l’immagine di quell’individuo accasciato, un serie interminabile di senza volto che possiamo rintracciare anche oggi, in mezzo a noi, o in cui possiamo riconoscerci.

Sì, un po’ tutti siamo dei ciechi che annaspano nel buio di una società asserragliata nelle “Gerico” delle varie epoche. Tentativi inutili per difendersi dal vuoto di valori che precipita nel non-senso e dalla tormentosa consapevolezza della fragilità e del limite da cui l’uomo è segnato.

La cosa è tanto più tragica, quanto meno ne siamo consapevoli. Solo chi riconosce la propria cecità, chi non chiama le tenebre in cui brancola luce, chi non spegne in sé il desiderio della Luce, può percepire il tenue bagliore che l’annunciai e invocarla.

Solo quando al labbro affiorerà il grido di aiuto, si rinnoverà per noi il prodigio di Gerico: le inutili e inconsistenti mura delle difese, che abbiamo elevato a livello personale comunitario e sociale si sbricioleranno, e saremo affrancati dalla schiavitù più avvilente, quella del peccato.

I nostri occhi si apriranno alla luminosità gioiosa del Risorto: da lui rigenerati a vita nuova, per edificare, già qui, oggi, la città santa di una convivenza fraterna.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi lascerò guardare da Gesù, gli mostrerò la mia cecità e ne invocherò l’aiuto. Poi, come il cieco di Gerico, rinnoverò l’impegno a seguirlo verso Gerusalemme, la città santa che sono chiamato a costruire collaborando con Dio e con i fratelli, già qui e oggi.

Apri, Signore, i miei occhi, perché possa vedere i segni della tua presenza nel mondo e l’avanzare del tuo Regno, di cui sono chiamato ad essere costruttore e cittadino.

La voce di un Dottore della Chiesa

Il cieco desidera dal Signore non del denaro, ma la luce. Senza di questa, tutto il resto gli sembra di ben poco valore. [...] Non chiediamo al Signore ricchezze evanescenti, beni terreni, onori effimeri, ma la luce. Non quella luce che finisce con il giorno [...], ma quella che non conosce inizio e che il tempo non potrà mai spegnere.
S. Gregorio Magno

 

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