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TESTO Commento su Matteo 25,14-30

don Daniele Muraro   Home Page

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (16/11/2008)

Vangelo: Mt 25,14-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 14Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito 16colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. 17Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. 18Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. 21“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 22Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. 23“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. 24Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. 25Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. 26Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; 27avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. 28Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. 29Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. 30E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.

Forma breve (Mt 25,14-15.19-21):

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: 14Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. 15A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. 19Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. 20Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. 21“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.

“Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva”. Queste parole di san Paolo apostolo, all’inizio della seconda lettura, meritano un commento adeguato.

I primi cristiani sapevano che un giorno Gesù sarebbe ritornato nella gloria per dare a ciascuno il premio o la pena meritata. Un momento più importante di questo per i primi cristiani non esisteva. Tale momento sarebbe stato preceduto da un tempo di prova.

Questa verità, dice san Paolo, non è necessario metterla per iscritto, perché appartiene al patrimonio di fede che ciascun credente aveva ricevuto dal principio e su cui non è necessario insistere.

Ma anche per i primi cristiani, come i cristiani di ogni epoca, esisteva il pericolo di venire colti di sorpresa dalla venuta di Gesù. Per questo san Paolo passa subito all’esortazione a rimanere svegli e vigilanti in modo che il giorno del Signore non arrivi all’improvviso. Se uno vive lontano dal pensiero di Dio, il momento del ritorno di Gesù in gloria e potenza lo gli capiterà addosso inaspettato e sconvolgente. Invece se uno è preparato e consapevole allora l’incontro con il Signore sarà motivo di festa e di consolazione.

C’è un altro motivo per cui san Paolo non si dilunga nella sua lettera ai Tessalonicesi a descrivere il momento preciso in cui il Signore verrà. Il primo motivo abbiamo detto era che i destinatari erano sicuri del fatto. Il secondo motivo è che in ogni caso il ritorno del Signore sarà imprevedibile.

Al momento stabilito, il Signore verrà come un ladro di notte. Queste parola di san Paolo riprendono altre note espressioni di Gesù presenti nei Vangeli: “Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà.”

Se uno sa che prima o poi qualcosa di grande dovrà capitare, ma lo stesso quando finalmente succede ci rimane male, il motivo è da cercare nel fatto che nel frattempo i suoi pensieri e le sue preoccupazioni si sono rivolti ad altro. Questo è precisamente lo scenario da cui ci mette in guardia Gesù e con Lui san Paolo.

È difficile per un credente tenere insieme l’impegno della vita di tutti i giorni e la vigilanza nell’attesa della manifestazione del ritorno di Gesù in cui crediamo e speriamo.

Cinque o sei secoli fa sant’Ignazio di Loyola consigliava di “agire come se tutto dipendesse da noi stessi e di pregare come se tutto dipendesse da Dio”. Era un posizione equilibrata, alle soglie dell’epoca moderna. Un po’ alla volta, nel corso degli anni e dei decenni, i pesi sulla bilancia sono scivolati da un parte sola, quella dell’azione e per la preghiera e la considerazione di Dio nei programmi di tanta gente è rimasto solo un vago ricordo e un interessamento rimandato a un domani lontano.

Siamo condotti così a parlare del Vangelo e dei talenti che il padrone di casa distribuisce prima della sua partenza. È chiaro che dietro a quest’uomo che si dimostra tanto generoso, quanto poi distante dalla presa quotidiana Gesù raffigura se stesso e la sua intenzione prossima di non farsi più vedere fino al momento della resa dei conti.

È un trucco o una necessità il suo viaggio? Forse più la seconda risposta che la prima, visto che Gesù l’abbiamo cacciato via noi, mettendolo a morte. Però è anche una scelta: la scelta da parte di Gesù di lasciare campo libero a ciascuno di esprimersi e di determinarsi, in una parola di realizzare se stesso.

Ci possiamo chiedere anche a che cosa corrispondano i talenti che il padrone dà. Sappiamo che nel linguaggio corrente una persona di talento o talentuosa è chi ha ingegno e attudini in un determinato settore, così si parla di un talento del calcio o di un talento per la musica.

Sarà interessante sapere che nell’italiano antico talento significa anche determinazione in opposizione a volontà generica. A suo talento uno può scegliere come ottenere quel bene verso cui lo sprona la volontà.

La mèta è unica, ma le strade per arrivarci sono tante. Nella scelta della via più idonea si palesa il talenta di ciascuno.

Se andiamo all’origine del termine troviamo che un talento corrispondeva a circa 26 Kg di argento. Durante la guerra del Peloponneso con un talento d'argento si pagava l'equipaggio di 220 uomini di una nave trireme per un mese, quindi si può calcolare che un talento fosse pari a circa 6.000 giornate di paga, cioè a circa 20 anni di lavoro.

Si tratta quindi di un avviamento più che sufficiente anche per chi aveva ricevuto dal padrone un solo talento, tanto più che poi si specifica che la distribuzione era avvenuta “secondo le capacità di ciascuno”.

Con ciò però non abbiamo ancora chiarito bene a quali talenti si riferisca Gesù nella parabola. Se infatti avesse voluto parlare dei talenti naturali, Gesù ne avrebbe attribuita l’origine al Padre. Invece presenta se stesso come il benefattore dei suoi servi e quindi ci orienta a considerare come talenti consegnati ai credenti i doni di grazia, cioè prima di tutto il suo messaggio, la sacra Scrittura e poi i sacramenti.

Sappiamo che anche nel mondo degli affari ormai avere le informazioni giuste al momento giusto è decisivo. Di fronte ad uno scenario in rapido mutamento, ottiene i risultati sperati solo chi può fare assegamento su fonti sicure.

Ai suoi amici Gesù ha dato una informazione decisiva, Lui tornerà. Non si è dilungato nei particolari, ma il contenuto del messaggio è chiaro. Questo è il regalo più prezioso che ha fatto prima di partire. A suo talento ciascuno sceglie poi come comportarsi, cioè come fare uso degli altri talenti, sia quelli che possiede in quanto uomo, sia quelli che ha ricevuto in quanto credente, prima fra tutti la sacra scrittura e poi i sacramenti.

 

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