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TESTO Commento a Lc 18,7-8

Casa di Preghiera San Biagio FMA   Home Page

Sabato della XXXII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (15/11/2008)

Vangelo: Lc 18,7-8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

“E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente”

Come vivere questa Parola?

Così Gesù ci dice a conclusione di una parabola dove una vedova povera e sola invoca giustizia da un giudice che sembra la personificazione della durezza: “non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno”. Se questo giudice fosse un tantino più umano, forse il dolore della vedova muoverebbe il suo cuore a pietà. Egli l’esaudirebbe a causa delle cose che lei va gridando. Invece non è così. Il giudice sembra assolutamente sordo alle richieste della donna.

Però l’elemento vincente è questo: l’insistenza con cui la donna lo viene pregando. Ecco, è questo che Gesù vuole comunicarci: l’assoluta importanza che la preghiera non sia un caso sporadico lasciato al ‘mi sento’ o ‘non mi sento’, ma abiti le nostre giornate con una perseveranza che non venga mai meno. Perché – dice il Signore – se perfino il giudice iniquo cede alle insistenze della vedova, quanto più Colui che è semplicemente l’opposto di lui: il Dio misericordioso, infinitamente ricco di Amore che guarda all’uomo desiderando di essere richiesto da lui per dargli ogni bene.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, cercherò di entrare vitalmente in questa parabola. D’accordo, Dio non ha bisogno della mia preghiera. Sa già quello che è bene per me, e vuol concedermelo. Ma sono io che ho bisogno di CONTATTARE di continuo il Signore della mia vita, perché, prendendo coscienza di quello che necessita al mio cammino e di quello che è Lui per me, io diventi “figlio della luce” su strade solari

La voce dei un apostolo del XX secolo

Nella vita spirituale c’è un momento critico in cui ti viene da dire: “C’è ben altro da fare, nella vita che star qui a pregare!”. Ebbene, no, non c’è altro da fare che supplicare, anche se sei oberato di lavoro, per te o per i fratelli immersi nella disperazione.
Jean Lafrance

 

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