TESTO Vi annuncio una grande gioia
IV Domenica di Avvento (Anno C) (21/12/1997)
Vangelo: Lc 1,39-48
39In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. 40Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. 41Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo 42ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? 44Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. 45E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Così il profeta Isaia annuncia il Natale di Gesù, ossia dell'Emmanuele, "il Dio-sempre-con noi". Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunci che annuncia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza, che dice a Sion: "Regna il tuo Dio. Senti? Le sentinelle alzano la voce, insieme gridano di gioia, poiché vedono con i loro occhi il ritorno del Signore in Sion. Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme, perché il Signore ha consolato il suo popolo, ha riscattato Gerusalemme" (Is. 52,7-10).
E' un grande scambio di auguri di Buon Natale questo tempo che viviamo.
Per alcuni giorni non ci si dice neppure "buon giorno", (tante volte per la fretta o la disattenzione non ci si saluta nemmeno, ma ci si passa accanto avvolti nel nostro silenzio), ora è un continuo cercare il parente, l'amico, lo sconosciuto, persino il 'barbone', per affrettarsi a dire "Buon Natale". Un augurio che non ha il sapore di un semplice saluto, che molte volte è solo 'suono di voce' senza contenuto, ma vuol essere un sincero desiderio di quella gioia, quella fraternità, quel dono del Cielo, che Dio ha donato agli uomini il giorno in cui venne tra noi, nato da Maria Vergine nella grotta di Betlemme - non importa se ignorato da tutti allora e forse da troppi oggi - ed accolto dal caldo di una mangiatoia.
Quello che importava allora era venire tra di noi e con noi. Sapeva molto bene Dio la miseria e l'afflizione in cui era sprofondata l'umanità senza di Lui e sapeva anche che l'uomo da solo non poteva superarla, ma occorreva la Sua opera.
Potremmo chiederci cosa spinge Dio - che veramente non ha bisogno di nulla ma è la felicità infinita, l'amore infinito - a 'curarsi di me, di voi', fino al punto da farsi vicino e dare la vita. La risposta è che ciascuno di noi ha ricevuto la vita, è uomo, per un atto di infinito 'amore di Dio'. Lui ci ama e la nostra vita si sostiene, gode della verità e pienezza se si lascia amare. Un Padre non fa finta di niente vedendo i figli, che ama alla follia, nell'afflizione e nella disperazione, ma è capace di tutto per ridare loro l'amore per la vita, la gioia di vivere. E Dio Padre lo ha fatto mediante il Natale del Figlio, ossia facendosi vicino a noi perché non solo riacquistassimo la natura di 'figli', ma perché tornassimo a respirare l'aria dell'Eden che avevamo rinnegato per la stupida voglia di vivere senza Dio, senza la tenerezza dell'amore del Padre.
E Dio venne tra di noi nella semplicità che non conosce il rumore dello spettacolo o l'esibizione della potenza. Si fa vicino a noi subito, proclamando una beatitudine, quella della povertà, che davvero è la qualità dell'amore che si fa dono. Noi abbiamo coscienza della nostra povertà e, quindi, abbiamo bisogno di incontrare chi 'si mette nei nostri panni' per accostarci a Lui.
A Dio non basta venire tra di noi in incognito, ma proclama subito, con il canto degli Angeli, ciò che vuol dire la Sua presenza: "Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama". E chiama per primi quanti per la loro semplicità possono ancora provare la gioia di scoprire 'grandi eventi del Cielo', ossia i pastori.
Questo, carissimi amici, è il Natale di Gesù. Viene ancora oggi, sapendo in che mondo viviamo, un mondo di tristezza, a dir poco, che non è solo quella che vediamo fuori di noi ogni giorno, ma che è dentro di noi. Abbiamo come l'impressione di essere una moltitudine di sofferenti senza la possibilità di trovare vera pace, sembra quasi che Dio non sia mai venuto a condividere la nostra infelicità; non sembriamo più 'figli', ma 'figli fuori casa'. Ma è proprio così? Non siamo forse noi a cercare un paradiso terrestre senza alcuna presenza ed amore di Dio, affidandoci a gioie che tali non sono?
Natale è ancora il richiamo del Padre a farci amare. E' il richiamo a ridiventare 'bambini' capaci di farsi trovare da Dio e che, gettate vie le dannose vesti della superbia, non hanno paura di gridare al Padre: "Ho bisogno di Te". Solo così risentiremo il canto degli Angeli: "Pace in terra agli uomini che Dio ama". Provo immenso piacere ad augurare questa gioia natalizia ai miei amici di Internet che 'navigano con me' da tanto tempo. E assicuro una particolare preghiera soprattutto per quanti cercano la gioia e la pace che solo Dio sa dare agli uomini che Egli ama, perché possano offrirGli il bene più grande che posseggono, "la buona volontà".
BUON NATALE!