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TESTO Commento su Matteo 25,31-46

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Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti (Messa II) (02/11/2008)

Vangelo: Mt 25,31-46 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 25,31-46

31Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. 32Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, 33e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. 34Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, 35perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, 36nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. 37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. 45Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. 46E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

Introduzione: La liturgia di oggi, con la commemorazione di tutti i nostri defunti, in un’ottica di speranza, ci ricorda le ultime verità di fede, che scaturiscono dalla Parola di Dio; verità come: la morte, il giudizio, l’inferno e il Paradiso, o vita eterna, se valutate bene, sono decisive per il nostro eterno futuro.

1. La morte: noi credenti possiamo definirla la porta necessaria per entrare nell’eternità.

Così infatti diceva il santo Giobbe: "Dopo che la mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne ( = corpo) vedrò Dio non da straniero" (1ª lett. 1° formulario).
Da ciò si deduce, che la morte:

1. Per quanto la cultura contemporanea cerchi di esorcizzarla in mille modi, tuttavia davanti ad essa, afferma S. Francesco, anche, se sorella; "Nullo homo skappare"; nessuno dunque a lei può sfuggire, neppure coloro, ai quali si offre un “funerale laico”.

2. Nell’ottica di fede la morte invece ci permetterà di vedere Dio, non da stranieri ma da figli: dipende solo da noi!

Riflessione: Giustamente S. Agostino faceva osservare, che: "La vita è naturalmente mortale, come la morte, è soprannaturalmente vitale", perché ci mette nella condizione di contemplare e possedere Dio per sempre.

Tuttavia un autore di vita spirituale ci mette in guardia: "Se non avrai incontrato Dio in terra, non lo incontrerai neppure in cielo" (Louis Evely, da “Sei tu questo uomo”, ed. Mariotti).

1. Il Giudizio: questa realtà, considerata alla luce della nostra esperienza umana, specialmente nel campo delle trasgressioni morali, giuridiche, sociali e religiose, fa un po’ paura a tutti. Ma alla luce della fede la Parola di Dio ci esorta a:

2. Non disperare, perché dice S. Paolo: "Cristo è morto per noi ... ora giustificati per il suo Sangue, saremo salvati dall’ira ( = giudizio sia personale che universale) per mezzo di Lui" ( 2ª lett. 1° formulario, Rom. 5,8).

Perciò chiunque si lasci lavare dal Sangue di Cristo, ha la certezza di sottrarsi “all’ira ventura”, cioè al giudizio negativo di Dio sulla propria vita vissuta.

Quel giudizio nel quale il profeta Zaccaria mette sulla bocca di Dio queste parole: "Io mi accosterò a voi per il giudizio e sarò un testimone pronto contro gli incantatori, contro gli adulteri, contro gli spergiuri, contro chi froda il salario all’operaio, contro gli oppressori della vedova e dell’orfano, contro chi fa torto allo straniero. Tutti costoro non mi temono, dice il Signore" (Zc. 3,5), ma, aggiunge il salmo 48: "Costoro scenderanno a precipizio nel sepolcro e gli inferi saranno la loro rovina". (Ps. 48,8).

1. Avere fiducia, perché Gesù ha detto: "Questa è la volontà del Padre mio, di Colui che mi ha mandato: Che Io non perda nulla di quanto mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno" (3ª lett. 1° formulario).
Dunque piena fiducia nella misericordia di Dio, perché:

1. “Chiunque vede il Figlio e credi in Lui – dice Gesù – abbia la vita eterna" (Gv. 6,40).

2. S. Paolo di rincalzo afferma: "Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito" (Rom. 5,6).

Riflessione: S. Ignazio di Loyola dava questo suggerimento: "Operare, come se tutto dipendesse dall’uomo, pregare, come se tutto dipendesse da Dio".

In altre parole, non possiamo fare a meno di Dio, se nella vita vogliamo dare senso e valore al nostro agire in vista del premio eterno.

1. Inferno: su questa verità di fede purtroppo, si indirizzano gli strali più scettici e sarcastici del mondo contemporaneo.

Da una parte un atteggiamento del genere, non si giustifica, ma si capisce, per il semplice fatto, che a nessuno, credente e non credente, piace essere scaraventato in una situazione perenne senza uscita, dove, come più volte dice Gesù: "E’ pianto e stridor di denti"; espressione questa tipicamente semitica per indicare la sofferenza atroce di qualunque essere umano, che, nel luogo della verità, si sente tagliato fuori per sempre dalla contemplazione e dal possesso di Dio.

Tuttavia a conferma di questa inesorabile verità sono sufficienti due significative testimonianze:

1. La prima dal Vangelo: "Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria ... e dirà a tutte le genti riunite davanti a Lui: 'Ogni volta, che non avete fatto queste cose ad uno di questi miei fratelli più piccoli, non lo avete fatto a Me ... (perciò) Via lontano da Me maledetti nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angelì" ( 3ª lett. 3° formulario).
Più chiaro di così il Signore non poteva parlare.

1. La seconda proviene proprio da un ateo, il francese Baudelaire che nella letteratura viene indicato come “il poeta maledetto”. Egli infatti diceva: "La più grande astuzia del diavolo, è quella di far credere che non esiste" e, se non esiste il diavolo, di conseguenza, non esiste neppure l’inferno. Ma quel “Via lontano da Me, maledetti nel fuoco eterno” dissipa qualunque dubbio in merito.

Riflessione. L’inferno, dunque a dispetto di chi non ci crede, purtroppo per nostra disgrazia esiste. Questo però non ci impedisce di evitarlo in tempo, magari, anche all’ultimo momento con una sincera conversione.

Nella solitudine delle montagne svizzere, la grande attrice Greta Garbo, prima di morire ebbe a dire: "Ho fatto un pasticcio della mia vita, ed ora è troppo tardi per rimediare!".

Alla nostra diva purtroppo non possiamo più ricordare, che, dinanzi all’eternità, tutti possono rimediare sempre, purché lo vogliano sul serio.

1. Paradiso o vita eterna: di questa verità, anch’essa snobbata dalla cultura da salotto e dai “Vip” della secolarizzazione, abbiamo molteplici testi biblici a suo favore, che vale la pena segnalare:

1. Nel Vecchio Testamento:

2. “In quel giorno il signore preparerà su questo monte un banchetto per tutti i popoli” (Is. 25,6).
La felicità eterna Dio non la preclude a nessuno.

1. "Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio. Nessun tormento le toccherà.

Agli occhi degli stolti, cioè dei miscredenti, parve che morissero ... ma essi sono nella pace ... la loro speranza è piena di immortalità" (Sap. 3,1 ss).

Riflessione. Per chi non crede, l’aldilà non esiste; per noi invece, la certezza della felicità eterna, dà senso e speranza alla vita terrena. “Ah! Se avessi la fede – confessava Giuseppe Prezzolini, amico di Paolo VI – non avrei bisogno di nessuna scommessa!”.
1. Nel Nuovo Testamento:

2. “Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nel Regno dei cieli” (3ª lett., 3° formulario).

3. “ Colui che viene a Me non lo respingerò ... ma lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv. 6,1 ss).

4. “ Io Giovanni vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché, il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più” (2ª lett., 3° formulario).

5. “ Il Dio con loro ... tergerà ogni lacrima dai loro occhi, non ci sarà più la morte, perché le cose di prima sono passate” (Ap. 21,4).

Questa affermazione di S. Giovanni potrebbe benissimo alludere al Purgatorio, come verità di fede, per la quale i defunti, morti in grazia di Dio, sono nell’attesa di vedere asciugata ogni lacrima di sofferenza da parte di Dio.

1. “Siamo figli di Dio e se siamo figli di Dio, siamo anche eredi di Dio, coeredi di Cristo, per partecipare alla sua gloria” (2ª lett., 2° formulario).

Riflessione. Dopo tutte queste esplicite testimonianze, come è possibile dubitare ancora l’esistenza del Paradiso?
S. Atanasio, vescovo di Alessandria di Egitto ci ricorda:

"Non moriamo come destinati alla condanna, ma come prescelti ad essere svegliati dai morti> (Dai “Discorsi”).

Il Paradiso dunque sarà il nostro definitivo risveglio nello splendore eterno della luce di Dio.

Conclusione.
La nostra vita cristiana perciò, deve essere:

o per i nostri defunti, fiduciosa attesa dell’incontro con Dio nel suo banchetto eterno;

o per noi invece deve essere uno stimolo per vivere ogni giorno da credenti, da immortali e da futuri glorificati, perché la beatitudine eterna, non si trova al termine dei nostri ragionamenti, semmai al termine del nostro impegno.

Commento a cura di Mons. Remo Bonola

 

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