PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Commento su Matteo 22,34-40

Omelie.org - autori vari   Home Page

Omelie.org - autori vari è uno dei tuoi autori preferiti di commenti al Vangelo?
Entrando in Qumran nella nuova modalità di accesso, potrai ritrovare più velocemente i suoi commenti e quelli degli altri tuoi autori preferiti!

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (26/10/2008)

Vangelo: Mt 22,34-40 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 22,34-40

In quel tempo, 34i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Penso che vi sia sicuramente capitato di vedere una foto del ponte di Brooklyn, oppure di osservarlo bene sulla banconota da 500 Euro (forse questa seconda ipotesi è più difficile...).

Si tratta di un magnifico ponte, sospeso grazie a due enormi cavi d’acciaio.

Rispetto ai normali ponti, appoggiati su pesantissimi pilastri di cemento armato e che spesso esprimono un senso di pesantezza e solidità, quello di Brooklyn è diventato celebre, oltre che per la pubblicità dei chewing-gum, proprio perché dà una bellissima impressione di leggerezza e di slancio.
Osservandolo ci si potrebbe chiedere: come fa a stare su?

La risposta la conosciamo: grazie a precisi calcoli strutturali relativi al peso e alle varie forze in gioco, quel ponte magnifico sta su da 125 anni perché... è appeso a due fili.

Nel Vangelo di oggi Gesù, citando i due comandamenti dell’amore di Dio e del prossimo, dice testualmente, nella versione greca: “A questi due comandamenti (amare Dio e il prossimo) è appesa tutta la Legge e i Profeti”.

La traduzione più azzeccata, anche se suona un po’ strana, sarebbe proprio questa: “è appesa”.
Ma cosa vuole dire?

Gli uomini, come istinto naturale hanno paura del vuoto: vogliono stare con i piedi per terra. A nessuno piace vivere appeso.

Ma proviamo per un momento a fare lo sforzo di visualizzare nella nostra mente questa immagine, che Gesù ci propone: tutto il Vangelo, il futuro del cristianesimo e della Chiesa è appeso a due fili, che il Signore definisce “simili tra loro”: amare Dio e amare il prossimo.

Immaginiamo la similitudine del ponte. Il cristianesimo non è una struttura pesante, radicata su enormi pilastri di cemento, che sorge dalla terra. Non assomiglia a un ponte massiccio, come quello rappresentata sulla banconota da 5 euro, fatto di grossi e rigidi blocchi di pietra, ammassati in modo statico l’uno sull’altro.
Esso è un ponte sospeso su due fili.

In una parola, potremmo parafrasare così il Vangelo di oggi: che cos’è la cosa più grande e importante del cristianesimo? Forse le grandi strutture, le opere visibili, il peso sociale?
La risposta di Gesù è: la cosa più importante è l’amore.

I cristiani avranno un futuro, il cristianesimo potrà continuare a “rimanere su” a una sola condizione: se non si spezzeranno i due fili che lo tengono sollevato verso il cielo, i due fili che scendono dall’alto ed esercitano la loro attrazione costante e sicura: l’amore di Dio e l’amore dei fratelli.

Emanuel Mounier diceva: “Occorre soffrire perché la verità non si cristallizzi in dottrina, ma nasca dalla carne”. Affinché il cristianesimo non si trasformi in una filosofia di vita, una dottrina, una serie di precetti da osservare, o semplicemente in un movimento filantropico o assistenziale o in una visione della realtà è necessario che esso rimanga sospeso al filo dell’amore. Occorre che esso accetti di rimanere sospeso anche se questo può dare sofferenza, anche se darebbe più sicurezza affondare pesantemente i pilastri nella rigidità della legge, dei precetti, nell’osservanza di regole, nel sentirsi a posto perché si segue una dottrina.

“Anche se dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non fossi sospeso al filo dell’amore, non servirebbe a nulla”.

Saremo giudicati sull’amore: in quel giorno Dio verificherà se “siamo sospesi” a questo o se siamo caduti a terra.

L’immagine che tutta la Legge e i Profeti sono sospesi con due fili ci ripropone anche la dimensione “fragile” dell’amore. Perché amare i nemici? Perché fare del bene agli altri, come vorremmo fosse fatto a noi stessi?

Basta poco per far cadere per terra tutto, per scoraggiarsi, per diventare realisti e voler mettere i piedi per terra.

Ma la Parola di Dio odierna ci offre anche qualche indicazione pratica su come deve essere in concreto l’amore di Dio e del prossimo.

La prima lettura ci presenta una curiosa descrizione di come deve essere l’amore verso gli altri.

Esso viene descritto in via negativa attraverso tre cose che devono essere evitate con cura:
1. il molestare lo straniero
2. il maltrattare l’orfano e la vedova
3. il comportarsi da usuraio con l’indigente.

Forse questo linguaggio ci sembra un po’ antiquato e strano. Ma il concetto espresso è chiaro: vengono elencate tre categorie di persone che, nella Bibbia, rappresentano coloro che non hanno alcuna protezione: allo straniero manca la protezione del clan, all’orfano/vedova quella del padre/marito, all’indigente quella dell’avvocato.

Per ben due volte viene ribadito il concetto: queste persone non hanno alcun aiuto umano, ma se tu le maltratti, “quando invocheranno da me l’aiuto, io ascolterò il loro grido”.

Una volta si insegnava, al catechismo, che l’oppressione dei poveri e il defraudare la giusta mercede a chi lavora erano “peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio”. La definizione “che gridano vendetta al cospetto di Dio” è un po’ forte e oggi non si usa più tanto; nel nuovo catechismo è stata variata con un più moderato “gridano vendetta verso il cielo”. Ma la sostanza è la stessa. Questi peccati creano grande disordine sociale e negano l’ordine voluto da Dio, vanno in un certo senso contro Dio stesso, “Perché Dio è amore”.

In senso positivo potremmo dire che essere misericordiosi, sforzarci di essere tolleranti, di accettare e amare il prossimo significa essere come Dio vuole, essere in sintonia con il piano che Dio ha sull’umanità. E questo amore verso il prossimo comporta l’essere in armonia con Dio, l’essere da lui ascoltati o meno.

Si tratta di un insegnamento molto semplice e chiaro: è interessante il rapporto che esiste tra il nostro modo di comportarci verso gli altri e il fatto che Dio, come conseguenza di questo comportarci con gli altri, cambi atteggiamento verso di noi.

Esiste un legame tra il nostro rapporto con il prossimo e il nostro rapporto con Dio, quindi.
L’uno determina l’altro.

“Se non amiamo il fratello che vediamo, come possiamo dire di amare Dio che non vediamo”?

Nella seconda lettura ci viene data qualche indicazione pratica circa l’amore di Dio.

Esso può essere definito come un rivolgersi, con tutto il cuore, a Lui. San Paolo, ammirando l’amore di Dio presente nei fratelli di Tessalonica, dice semplicemente: “Vi siete convertiti a Dio”.

Anche questo amore di Dio, che altro non è che un rivolgersi con tutto il cuore a Lui, focalizzarlo come oggetto della nostra attenzione prioritaria, viene definito, più che attraverso elementi sentimentali, con tre requisiti molto concreti:
1. l’allontanamento dagli idoli,
2. la decisione di servire Dio vivo e vero
3. l’attesa della venuta di Gesù, alla fine dei tempi.

Nel rito del Battesimo c’è una parte negativa, espressa con l’esclamazione “Rinuncio!” e una positiva espressa con la professione di fede “Credo!”. Potremmo dire che l’amore di Dio comporta la rinuncia agli idoli, al peccato, a tutto ciò che è contro Dio o in alternativa a Dio, e la decisione ferma e risoluta di servire Dio vivo e vero, che ci ha tanto amati da mandare il suo Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non muoia ma abbia la vita eterna.

Questo amore di Dio è possibile, nelle prove e tentazioni della vita, se è sorretto dalla speranza della vita eterna.

Il Papa, nell’enciclica Spe salvi, associa l’amore di Dio alla capacità anche di soffrire: “Questa capacità di soffrire, tuttavia, dipende dal genere e dalla misura della speranza che portiamo dentro di noi e sulla quale costruiamo” (n.39).

Ecco allora che l’amore di Dio è basato sulla rinuncia, sulla decisione, sulla speranza.

Concludiamo questa riflessione con una preghiera, chiedendo al Signore che aiuti la Chiesa a rimanere sempre sospesa ai fili dell’amore di Dio e del prossimo:
Signore, l’amore è paziente.
Donaci la pazienza che sa affrontare un giorno dopo l’altro.
Signore, l’amore è benigno.
Aiutaci a voler sempre il bene altrui prima del nostro.
Signore, l’amore non è invidioso.
Insegnaci a gioire di ogni successo altrui.
Signore, l’amore non si vanta.

Ricordaci di non rinfacciare al prossimo ciò che facciamo per lui.
Signore, l’amore non si gonfia.
Concedici il coraggio di dire "Ho sbagliato".
Signore, l’amore non manca di rispetto.
Fa' che possiamo vedere nel volto dell’altro il tuo volto.
Signore, l’amore non cerca l’interesse.
Soffia nella nostra vita il vento della gratuità.
Signore, l’amore non si adira.
Allontana i gesti e le parole che feriscono
Signore, l’amore non tiene conto del male ricevuto.
Riconciliaci nel perdono che dimentica i torti.
Signore, l’amore non gode dell’ingiustizia.
Apri il nostro cuore ai bisogni di chi ci sta accanto.
Signore, l’amore si compiace della verità.
Guida i nostri passi verso di Te che sei via, verità e vita.

Signore, l’amore tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
Aiutaci a coprire d’amore i giorni che vivremo insieme.

Aiutaci a credere che l’amore sposta le montagne.

Commento a cura di Padre Alvise Bellinato

 

Ricerca avanzata  (54939 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: