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TESTO Ricondurre a Dio Padre

don Gianluca Peschiera (ragazzi)   Centro Pastorale Ragazzi

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XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (19/10/2008)

Vangelo: Mt 22,15-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 22,15-21

In quel tempo, 15i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come coglierlo in fallo nei suoi discorsi. 16Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. 17Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». 18Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? 19Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. 20Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». 21Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Alla domanda “E’ lecito pagare il tributo a Cesare?”, Gesù avrebbe potuto rispondere “sì”, ma in tal caso sarebbe stato visto come alleato dei Romani e quindi nemico della causa dei suoi connazionali; oppure, con la risposta “no”, poteva essere denunciato all’autorità.

Un bel trappolone! Ma Gesù non ci cade: dà una risposta che induce chi lo ascolta a porre a se stesso la domanda per trovare una soluzione.

Gesù richiede un modo diverso di guardare la realtà. Come quando gli porteranno una donna per lapidarla, sorpresa in flagrante tradimento del marito (e la fantastica risposta di Gesù: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra), o quando si trova di fronte al cieco nato e i discepoli domanderanno se è colpa sua o dei suoi genitori e Gesù rimanda alla gloria di Dio!

A volte siamo proprio chiusi in schemi molto ridotti. Gesù apre però ad uno sguardo nuovo, più grande: ristruttura il nostro modo di pensare, ci riporta a Dio Padre e ci fa crescere.

Dal Vangelo secondo Matteo (22,15-21)

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.

Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?».

Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».

Gesù riesce sempre a ricondurre le cose a Dio, cioè al Padre. Questa è la questione che noi dimentichiamo e pensiamo solo a Cesare, sinonimo di ogni potere, e talvolta visto come il padre-padrone di turno e di tutto. E talvolta Cesare sono io!

Ma a Cesare spetta una cosa: la moneta. A Dio Padre spetta la persona, con tutto il suo cuore, con tutta la sua mente, con tutte le sue forze, figlio e fratello, non una cosa.

Io, come talento che porto l'immagine di Dio, devo restituire niente di meno di me stesso. Devo restituire la mia vita, facendo brillare l'immagine coniata in me, progressivamente, finalmente uomo. Restituire a Dio ciò che è di Dio.

Parola che è di conseguenza rivolta anche a Cesare: non prendere l'uomo. Non rubare l'uomo. L'uomo è cosa di un Altro. Persona di Dio. A me dice: non iscrivere appartenenze nel cuore che non siano a Dio. Libero e ribelle a ogni tentativo di possesso, ripeti a Cesare: io non ti appartengo. Proclama le opere meravigliose di Dio, e allora “onorerai” correttamente anche Cesare.

L’ANGOLO DELLE CURIOSITA’: RESISTENZE A CREDERE IERI E OGGI

Riprendiamo il contenuto di quanto A. Fossion ha proposto ai direttori degli Uffici catechistici quest’estate scorsa sulle resistenze della fede oggi. Ne evidenziamo tre.

Per molti, Dio appare come indecidibile, incredibile, insopportabile.

1. Il Dio indecidibile. Questa posizione, che ha sempre avuto i suoi sostenitori nella storia, corrisponde all'agnosticismo. Essa resiste alla fede sostenendo che il problema di Dio, in realtà, è senza soluzione. Non si sa se Dio esiste, benché non si possa neanche dimostrare il contrario. Ci sono degli argomenti a favore e degli argomenti contrari, ma in fondo non ve ne è nessuno che risulti essere assolutamente schiacciante. Questo significa che, per quanto riguarda la questione di Dio, vi è un limite invalicabile per la ragione umana. L'indecisione è il suo destino, bisogna prenderne atto. Questa è la posizione dell'agnosticismo che, pur non spingendosi fino a negare l'esistenza di Dio, conduce in realtà verso un ateismo pratico poiché, di fatto, ne fa a meno. Il Dio indecidibile è dunque una prima resistenza all'adesione di fede. La domanda da porsi è quindi la seguente: trattandosi di Dio, è possibile affrancarsi da questa indecisione?

2. Un Dio incredibile. In questo secondo tipo di resistenza, che si ricollega alla tradizione illuminista, la fede appare come opposta alla ragione. "Che Dio esista come un essere personale distinto da noi, che questo Dio abbia un figlio, che questo figlio si sia incarnato nella nostra storia, che ci si una resurrezione della carne, no, neanche a pensarci!" Per molti, infatti, queste affermazioni risultano essere incredibili poiché si scontrano radicalmente con l'osservazione e la ragione. Per quale motivo dovremmo spiegare il mistero della nostra esistenza ricorrendo ad una realtà divina ancor più inspiegabile e che, per altro, non corrisponde a nessuna osservazione? Questa resistenza alla fede in Dio è spesso alimentata dalla ragione scientifica, o piuttosto da una determinato approccio della scienza secondo cui il reale è ciò che può essere osservato, sperimentato, verificato o dimostrato. Le religioni sono dunque considerate come prodotti culturali umani che possono avere il loro valore o la loro ragion d'essere sul piano sociale, ma la loro pretesa di verità dal punto di vista ontologico appare, per riprendere un'espressione di Freud, come avente la struttura di una "illusione".

3. Un Dio insopportabile. In questo caso, la resistenza è più esistenziale e appare spesso collegata al comportamento storicamente mantenuto dalla Chiesa. Qui, infatti, la resistenza rimanda ad esperienze religiose negative nonché ad alcuni discorsi e funzionamenti della Chiesa che hanno ferito e indispettito, fino al punto di rendere la fede cristiana indesiderabile. È innegabile che molti, anche in seno alle nostre stesse famiglie, si sono allontanati dalla fede e dalla pratica religiosa cristiana per sviluppare la propria umanità, per sfuggire ad un discorso, a determinate norme e ad una istituzione che non li lasciava più vivere. Ciò che appare insopportabile, è un Dio giudice, un Dio che colpevolizza e minaccia le pene dell'inferno. Non dimentichiamo poi la pretesa di verità, il sospetto lanciato sul piacere, l'alienazione della ragione dall'autorità della rivelazione, l'imposizione dogmatica, la tutela clericale ecc. Di conseguenza, agli occhi di intere fasce della nostra cultura, il cristianesimo appare, per moti versi, come una perversione, come un'alienazione di sé, come un crimine contro la vita. In queste condizioni, è forse ancora possibile scoprire, al di là di queste deformazioni, un cristianesimo desiderabile?
- to be continued -!

 

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