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TESTO Commento a Gb 38,1.12-18

Casa di Preghiera San Biagio FMA   Home Page

Venerdì della XXVI settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (03/10/2008)

Brano biblico: Gb 38,1.12-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Il Signore rispose a Giobbe di mezzo al turbine: da quando vivi, hai mai comandato al mattino e assegnato il posto all’aurora, perché essa afferri i lembi della terra e ne scuota i malvagi? Si trasforma come creta da sigillo e si colora come un vestito. È sottratta ai malvagi la loro luce ed è spezzato il braccio che si alza a colpire. Sei mai giunto alle sorgenti del mare e nel fondo dell’abisso hai tu passeggiato? Dillo, se sai tutto questo!

Come vivere questa Parola?

Nel dramma di Giobbe Dio rompe il silenzio. La sua requisitoria è potente come la voce dell’uragano ma chiara, eloquente come la voce della verità stessa.

È infatti la verità del Dio infinitamente grande e potente quella che interpella Giobbe. Ma – attenzione! – non per annientarlo; piuttosto per renderlo consapevole e persuaderlo a vivere sulla soglia del Mistero. È il mistero di un Dio infinitamente grande quello che aiuta Giobbe e noi e ogni uomo ‘vero’ a scoprire il proprio mistero: che è sì limite, finitezza, viaggio verso la morte, ma anche bel'altro.

Tu, io, ogni uomo, a qualsiasi razza appartenga, ha dentro di sé un’insaziabile sete d’amore, di un amore che sia felicità piena, e di una felicità piena che sia capacità in ciascuno di noi, di questo Amore, da accogliere e poi da donare. Dio è infinitamente grande, misteriosamente Altro da noi. Ed è stoltezza, puerilità pretendere di sapere il perché del suo agire.

Ciò che placa Giobbe è l’aver acquistato finalmente il senso del mistero come finitezza di tutto, quindi anche di sé, nei confronti di un Assoluto, di un Infinito, di una Onnipotenza che appartenga solo a Dio.

Imparare, come Giobbe, a vivere sulla soglia di questo mistero, è tutto. Anche per noi, oggi.

Mi soffermo a considerare come, spesso, la sete e la fame d’infinito si competono in me il posto, con piccole tenaci illusorie pretese di “onnipotenza” che s’insinuano anche attraverso questo tipo di cultura sostenuta dal grande potere economicistico-tecnologico.

Signore, mentre ti ringrazio per tutte le acquisizioni della scienza e della tecnica, fammi dire come il poeta Rumj: “L’occhio mio si volge ad altra Fonte, ad altro universo. E io sto sulla soglia”.

La voce di un dottore della Chiesa

Riconosci te stessa, o anima magnifica: tu sei l’immagine di Dio! Riconosci te stesso, o uomo: tu sei la gloria di Dio! Comprendi in che modo tu sei la sua gloria. Dice il profeta: Troppo meravigliosa è la tua sapienza per me (Sal 138,6), cioè nel mio io creato risplende ancor più mirabilmente la tua santa maestà, nell'intelletto dell'uomo la tua sapienza trova la sua lode. Nel considerare il mio io, che proprio tu penetri nei suoi pensieri più nascosti e nei suoi sentimenti più intimi, io conosco i misteri della tua sapienza.
S.Ambrogio

 

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