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TESTO I due figli

don Daniele Muraro   Home Page

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (28/09/2008)

Vangelo: Mt 21,28-32 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 21,28-32

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: 28«Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. 29Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. 30Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. 31Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. 32Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.

“Sia fatta la tua volontà” diciamo rivolti a Dio nella terza invocazione del Padre nostro. La parabola dei due figli mandati dal padre a lavorare nella vigna illustra bene il senso di questa richiesta.

“Sia fatta la volontà di Dio”: troppo spesso noi interpretiamo la frase come un invito alla rassegnazione e all’inerzia. Invece l’inattività è uno degli atteggiamenti che Gesù disapprova al termine della parabola, insieme con l’ipocrisia, cioè il dire una cosa e farne un’altra.

Se leggiamo con attenzione la prima lettura e il Vangelo di quest’oggi scopriamo che una delle principali richieste che Dio fa a quelli che si dicono suoi fedeli è la conversione.

Dio non si attarda a considerare gli errori di gioventù se uno si corregge, migliora il comportamento, elimina il male dalla sua condotta e mette le sue energie al servizio del bene.

Dal Vangelo di Matteo possiamo ricavare le seguenti sentenze: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.” Un albero si conosce dai suoi frutti. La foglia, cioè la chiacchiera può ingannare l’osservatore non esperto, ma al momento del raccolto non è più possibile darla da intendere.

E ancora nel primo Vangelo troviamo frasi come queste: Non basta avere sempre in bocca le parole del Signore e perfino compiere miracoli nel suo nome se mancano le buone opere. Chiunque ascolta la Parola del Signore e non la mette in pratica, è simile a un uomo stolto che costruisce la sua casa sulla sabbia. Solo chi dopo aver ascoltato la Parola del Signore la mette in pratica, è un uomo saggio perché si impegna a mettere solide basi alla sua vita.

Il dire mantiene sempre una patina di ambiguità; è il fare ad essere decisivo. Dicevano i rabbini del tempo di Gesù “I giusti promettono poco e fanno molto; gli empi parlano molto e non fanno niente.” Applicato alla Parola di Dio ciò significa che non basta dare un’occhiata superficiale ai suoi discorsi per poi girarsi dall’altra parte.

D’altra parte a chi sbaglia la via giusta non è chiusa per sempre; dopo una caduta ci si può rialzare più consapevoli dei propri limiti, più determinati nel perseguire il bene e più umili di fronte a Dio e agli altri.

Rimangono le frasi finali del Vangelo di oggi che possono meravigliare anche noi che già altre volte le abbiamo sentite. Gesù però non parla mai a caso. Mentre scandiva quelle frasi Gesù aveva sotto gli occhi le scelte di Matteo il pubblicano e di Maria Maddalena. I capi dei sacerdoti e i maggiorenti del popolo al principio avevano ascoltato anche volentieri Gesù, ma poi erano rimasti fermi nelle loro posizione di rifiuto della sua persona. Fra i pubblicani e i peccatori invece in tanti si erano pentiti e avevano cambiato vita.

Esaminiamo adesso più da vicino la parabola. La vicenda raccontata è realistica: tutti conosciamo la piega ostinata che può prendere una piccola discussione familiare, per esempio tra genitori e figli. Commentando la storiella Gesù però va al di là di una mentalità rigida e moralistica.

Gesù non dice solo che bisogna essere coerenti negli impegni che si prendono; sarebbe troppo poco. Se guardiamo la cosa dal punto di vista non delle promesse uscite di bocca, ma dal punto di vista della convinzione della coscienza, Gesù invita proprio a fare il contrario di quanto si pensa e a cambiare idea, cioè a convertirsi.

Il secondo figlio, mentre rispondeva: “Si, signore” all’invito del Padre, aveva già in mente di schivare la fatica. Il primo figlio invece primo dopo avere confessato la sua poca voglia: si pente, e, ritornato in se stesso, prende le distanze dalle cattive abitudini passate impegnandosi sulla via del bene.

Non è una vigna qualunque quella di cui parla Gesù e nemmeno il Padre della parabola si può confondere genericamente con chi esercita una autorità terrena. "Lavorare nella vigna" è un’espressione piena di risonanze nella Bibbia. La vigna è Israele, la vigna è il Regno di Dio, la vigna sono tutte le nazioni destinate a ricevere l’annuncio del Vangelo.

L’invito a "lavorare nella vigna" dunque vale come esortazione a fare a volontà del Padre, di Dio, ad essere obbedienti come lo fu Gesù stesso in tutta la sua vita fino al momento della sua morte.

In che maniera allora compiere questa volontà di Dio? Guardando a Gesù. Ce lo dice san Paolo nella seconda lettura quando afferma: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù”. Le azioni di Gesù prese in se stesse sono inimitabili. Quello che Lui ha compiuto con la sua passione, morte e resurrezione è incommensurabile e rimane unico.

Noi però possiamo e dobbiamo imitare i sentimenti di Gesù, cioè come esemplifica ancora san Paolo: non fare “nulla per rivalità o vanagloria”, ma in tutta umiltà considerare “gli altri superiori” a se stessi. Non cercare “l’interesse proprio, ma anche quello degli altri”.

L’umanità capace di futuro e artefice di storia sono gli uomini e le donne che si aprono alla parola del Signore e con semplicità e umiltà si dedicano a piacere e Lui ed essere nel mondo testimoni di pace e di amore.

Siamo in chiesa durante la celebrazione della messa. Non è senza motivo che Gesù ha inserito la richiesta che sia fatta la Volontà di Dio nel Padre nostro che fra poco reciteremo. Infatti è solo mediante la preghiera che possiamo scoprire qual è concretamente la Volontà di Dio per noi ed ottenere dal Padre la costanza nel compierla.

 

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