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TESTO Commento su 1Cor 13,2

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Mercoledì della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (17/09/2008)

Brano biblico: 1cor 13,2 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 7,31-35

31A chi dunque posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? 32È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:

“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato,

abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.

33È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. 34È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”. 35Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli».

Dalla Parola del giorno

Se conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla!

Come vivere questa Parola?

San Paolo dedica una buona parte di questo Inno a mettere in evidenza quali sono le fondamentali note caratteristiche della carità: attraverso quali segni e quali attributi la si può riconoscere.

Eccone alcuni: “La carità è paziente, la carità è benigna: non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia” (1 Cor 13, 4).

Dicendo che cosa è la carità, San Paolo descrive l’uomo e la donna che possiedono la carità, ci offre un itinerario di formazione all’amore. Un uomo e una donna che vivono l’amore agapico (questo è la carità) sono pazienti, benigni, non sono invidiosi, non si vantano, non si gonfiano... La carità fa sì che essi si comportino proprio così ed evitino un comportamento contrario. La carità, l’amore si manifesta in questi comportamenti e contemporaneamente ciascuno di essi è la carità.

San Paolo continua ancora: “[La carità] non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1 Cor 13, 5-6). Ecco qui, in una versione al negativo, come si manifesta la carità. Questi, insieme ai primi, potrebbero essere considerati i criteri, gli indizi, i sintomi, o come li si voglia chiamare, di un comportamento relazionale efficace, produttivo e cooperativo.

Tuttavia, come diceva Giovanni Paolo II a proposito di questo brano: “la carità di cui parla Paolo è qualcosa di più grande di tutte le sue manifestazioni. È come il loro cuore nascosto, in cui esse tutte hanno origine. Imparare la carità vuol dire far apprendere al proprio cuore questa vita interiore; farla apprendere al cuore, ma anche all’intelletto, ai sensi, allo spirito, al corpo, farla apprendere all’uomo intero. Per poter praticare la carità, bisogna impararla.” Si, il sentimento dell’amore che spesso fa sobbalzare il nostro cuore non è già di per se stesso amore agapico, questo non è solo sentimento è anche e soprattutto compito, va conquistato con un lavoro paziente e costante poiché coincide con la santità stessa di Dio.

Oggi nel mio momento contemplativo ripeterò con insistenza: senza l’amore, senza la carità sono nulla! E pregherò: Alla tua scuola, Spirito di Cristo, voglio imparare l’amore che “tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”.

La voce di un Papa Santo

La santità dell’uomo sulla terra si basa sulla carità. Infatti in essa inizia già ciò che deve riempire tutta l’eternità dell’uomo e renderla felice e beata. Sì, la carità di cui ci parla san Paolo nella sua Lettera ha la misura dell’eternità. Ci prepariamo all’eternità mediante la carità. E viviamo eternamente mediante la carità e nella carità. Essa è “più grande”.
Giovanni Paolo II

 

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