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TESTO Pensare come Dio

mons. Roberto Brunelli

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XXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (31/08/2008)

Vangelo: Mt 16,21-27 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 16,21-27

In quel tempo, 21Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. 22Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». 23Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

24Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 25Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. 26Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? 27Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

La scorsa domenica, come si ricorderà, si è letto il passo evangelico in cui Pietro ha riconosciuto Gesù come “il Cristo, il Figlio del Dio vivente”: riconoscimento tanto acuto, specie da parte di quel semplice pescatore, da non poter essere farina del suo sacco. Non l’hai capito da te, gli risponde Gesù: te l’ha rivelato “il Padre mio che sta nei cieli”. Una prova viene dal passo odierno, in cui il pescatore, lasciato alla sua sola intelligenza, dimostra di non saper bene neppure lui quello che aveva dichiarato. La sua personale idea del Cristo, il Messia annunciato dai profeti, si conformava in tutto all’opinione corrente, che ignorando certi passi dei profeti preferiva interpretarne altri come la promessa di un riscattatore politico-militare, un capo potente che avrebbe liberato la nazione dall’oppressione straniera (nella fattispecie, quella dei Romani) e avrebbe ridato vita all’antico glorioso regno di Davide. Così, quando “Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto”, sino alla morte, per di più da parte proprio dei capi della nazione, Pietro respinse una tale prospettiva, esclamando: “Dio te ne scampi, Signore; questo non ti accadrà mai”!

A quelle parole, la reazione di Gesù fu tra le più severe che gli si conoscono: lo allontanò da sé, chiamandolo satana e motivo di scandalo. E ne diede la motivazione, con una frase che fissò una regola fondamentale nella vita di ogni credente: così dicendo tu, Pietro, “non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Ecco: il credente è chi pensa secondo Dio, vale a dire si fida di lui, gli si affida, ha fede; per questo si uniforma alla sua volontà, valuta uomini e cose col suo metro, e quand’anche l’umano giudizio, la personale convenienza o l’opinione dei più contrastasse con la chiara volontà di Dio, sa bene quale sia la scelta da fare. Il credente “pensa secondo Dio”: cerca sempre di conoscere il pensiero di Dio per uniformarsi ad esso, e di conseguenza agire come lui vuole. Detto in altri termini, la seconda lettura di oggi riferisce una raccomandazione di Paolo ai cristiani di Roma: “Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Lettera ai Romani 12,2).

Ma come si fa', viene spontaneo chiedersi, a conoscere la volontà di Dio? La risposta è facile: seguendo onestamente la propria coscienza, illuminata dalla Parola che Dio si è paternamente degnato di rivolgerci. Soprattutto, guardando alla Parola incarnata, il suo stesso Figlio: ciò che ha detto, ciò che ha fatto. Viene dal Medio Evo un aureo libretto sempre d’attualità, che già nel titolo condensa il concetto: è “L’imitazione di Cristo”. Per chi vuole dirsi cristiano, un quasi infallibile vademecum per ogni circostanza viene dalla sincera risposta a una domanda: che cosa penserebbe, direbbe, farebbe Gesù se fosse qui al posto mio?

Certo non è sempre agevole pensare, e dunque agire, come farebbe Gesù; il groviglio di pulsioni che si agita in ogni uomo a volte è molto riluttante a farsi domare; l’attrattiva di un tornaconto immediato talora abbatte le barriere della logica, della riflessione. Lo sapeva bene lo stesso Gesù, il quale per questo concluse l’episodio di oggi invitando a non essere miopi, a considerare gli effetti ultimi dei nostri comportamenti. Disse: “Chi vorrà salvare la propria vita”, cioè pensa solo a sé e a quanto gli conviene nella vita presente, “la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà”. Pensare come Dio, fidarsi del suo Figlio: può significare umane rinunce, ma è la garanzia della vita che solo lui ci assicura.

 

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