TESTO Una casa per tutti i popoli
don Marco Pratesi Il grano e la zizzania
XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (17/08/2008)
Brano biblico: Is 56,1.6-7
In quel tempo, 21partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.
Con il capitolo 56 comincia la terza parte del libro di Isaia ("Terzo Isaia"), risalente al postesilio. La sezione si apre con un invito alla conversione, a disporsi all'accoglienza di una nuova rivelazione della salvezza di Dio che si approssima. Qui "giustizia di Dio" diviene sinonimo di salvezza realizzata dal Signore, di sua misericordia (cf. Dives in misericordia, 4). Questa rivelazione della giustizia divina consiste nell'abbattimento di due barriere precedentemente esistenti nella legge, ossia l'esclusione dal popolo di Dio degl eunuchi (cf. Dt 23,2-9) (vv. 3-5, non inseriti nella lettura) e degli stranieri (il nostro passo). Adesso, se osservano la torah e il Sabato (evidentemente percepito come segno precipuo dell'accoglienza del Dio d'Israele), anche gli stranieri sono ammessi nel popolo e possono partecipare al culto: il tempio è aperto a tutti i popoli.
Dopo l'esilio si era venuta a creare una nuova situazione, ben sintetizzata in Esd 9,2: "la razza santa si è mescolata coi pagani". Mentre fino all'esilio Israele era vissuto relativamente isolato rispetto ai popoli vicini, con e dopo l'esilio tale separazione diviene assai meno rigida. Alcuni, preoccupati della salvaguardia dell'identità nazionale, ritengono che semplicemente si debba fare ogni sforzo per ripristinare la situazione precedente. In questo quadro si inserisce il divieto dei matrimoni misti voluto, non sappiamo con quanta efficacia, da Esdra (cf. Esd 9-10). Altri - tra i quali il nostro profeta - leggono la nuova situazione come un appello di Dio, che invita Israele ad allargare gli orizzonti: egli vuole la salvezza di tutti i popoli. Si tratta di un'apertura ancora legata all'accoglienza della legge e del tempio, nondimeno importante: Israele si apre a una missione universale.
Un evento infausto e doloroso come l'esilio diviene, per chi sa ascoltare, occasione di crescita, di più profonda comprensione del cuore di Dio e di maggiore corrispondenza al suo progetto. Nessuna situazione sarà mai tanto negativa da non poter divenire occasione di maturazione e progresso. A condizione che non si voglia rimanere a tutti i costi nelle vecchie prospettive, sapendo vivere e leggere le nuove alla luce dello Spirito.
Specificamente, la lettura ci invita a metterci in sintonia con quel Dio che vuole salvi tutti i suoi figli (cf. 1Tim 2,4), al tempo stesso non rinunziando alla prospettiva dell'unica salvezza offerta mediante Abramo e la sua stirpe che, dirà S. Paolo, è costituita da chi crede (cf. Rm 4,13). Apertura e fedeltà all'identità rimarranno sempre poli in tensione. La vita cristiana procede in un equilibrio sempre da ricostruire, sempre minacciato da chiusure e falsi compromessi, ma sempre doverosamente illuminato dal primato della misericordia: «L'amore, per natura, esclude l'odio e il desiderio del male nei riguardi di colui al quale una volta ha dato in dono se stesso: Nihil odisti eorum quae fecisti, "nulla tu disprezzi di quanto hai creato" (Sap 11,24)» (Dives in misericordia, 4). Sì, davvero Dio vuole offrire una casa a tutti i popoli.
I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.