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TESTO Per una vita perfetta; non perdere la vita

Marco Pedron   Marco Pedron

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (20/07/2008)

Vangelo: Mt 13,24-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

31Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. 32Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».

33Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

34Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, 35perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:

Aprirò la mia bocca con parabole,

proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.

36Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». 37Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. 38Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno 39e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. 40Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. 41Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità 42e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. 43Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!

Forma breve (Mt 13,24-30):

In quel tempo, Gesù 24espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. 28Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. 29“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

Anche oggi il vangelo ci presenta una parabola e come domenica scorsa è un'altra parabola sulla crescita. Tutte le parabole del capitolo 13 hanno in comune una cosa: il crescere. Lascia crescere ciò che è piccolo, non impedire alle cose e alle persone di crescere; dedica tempo alle cose e non ti preoccupare perché se tu dai tempo (il tempo dice il dedicarsi) e cura (la cura dice la pazienza) ad una cosa, essa crescerà.

La parabola inizia come molte altre presentando un'idea e un atteggiamento comune del tempo. Racconta un imprevisto e la prima, spontanea reazione che ne consegue. C'è della zizzania che un nemico ha seminato: togliamola, eliminiamola.

La zizzania è il lolium temulentum, un'erba che assomiglia in tutto al grano. La si riconosce solo al momento della spigatura. Il grano ha la semente, il frutto, la zizzania no. Quando i servi si accorgo, com'è logico dicono al padrone: "Togliamo la zizzania". Ma Lui risponde: "No, perché non accada che magari per sbaglio togliamo anche del grano. Al tempo della mietitura divideremo la zizzania dal grano", cioè solo quando sarà chiaro.

Questa parabola è un invito molto forte: di fronte alle varie situazioni della vita, non prendere decisioni senza conoscere bene i termini, i contorni del problema, senza conoscere tutte le parti in gioco.

C'è un problema, c'è della zizzania, del negativo, qualcosa che non va nel campo della nostra vita; siamo indecisi su di una cosa o non ci è chiara e non sappiamo bene cosa scegliere? Che si fa? Non fare niente quando una cosa non è chiara o non è evidente; se non sei sicuro non scegliere.

Quando c'è confusione, mancanza di chiarezza, incertezza, noi cerchiamo certezze, risposte, soluzioni. Ma Gesù ha una logica diversa: "Aspetta. Vivi la confusione. Quando c'è confusione non fare scelte". Vivi la confusione perché la confusione è il momento in cui tu cerchi la luce che possa rischiare il tuo buio. Quando troverai la luce sarà chiaro cosa dovrai fare. Allora ti verrà normale sapere cosa fare, cosa scegliere o cosa dire. Ma finché una cosa non ti è chiara, vivi la confusione.

Due si stanno per sposare, ma c'è qualcosa che non va tra di loro. Non ti preoccupare, aspetta, cerca, fatti aiutare, non fare scelte affrettate e a suo tempo si vedrà chiaramente cosa fare.

Vivo un sentimento che vorrei non avere. Vorrei eliminarlo, non sentirlo, vorrei far finta di niente. Aspetta, capiscilo, fa' chiarezza, lascia che ti parli e che ti dica perché c'è e perché è emerso.

Ho un dubbio: faccio questa scelta o quell'altra? Mi è difficile aspettare. Vorrei togliermi il problema. Vorrei la risposta subito. Quanti errori facciamo perché siamo precipitosi!

Molte persone vorrebbero trovare soluzioni in un attimo, presto, subito; vorrebbero la "bacchetta magica" che risolvesse tutti i problemi e desse la soluzione immediata per ogni cosa.

Ma questo perché non sono in grado di sostenere il dubbio, l'incertezza; questo perché hanno il bisogno di risolvere subito tutto, di sistemare le cose, di liberarsi di un problema.

Lascia aperta l'una e l'altra soluzione e, se cerchi, la soluzione ti verrà data chiara e inequivocabile a suo tempo. Teniamole tutte e due poi quando sarà chiaro cosa dovrò fare allora lo farò. "Quando l'acqua è torbida non bisogna far altro che aspettare che si fermi, che si calmi, e si vedrà il fondale".

Molte persone non accettano la confusione: vogliono chiarezza, regole, soluzioni. Ma la confusione è il luogo del discernimento. La notte è lo spazio tra due giorni. Il buio è lo spazio tra due luci. La confusione è lo spazio tra due chiarezze. Allora: la tua confusione ti vuole portare ad una chiarezza più profonda. Con-fusione vuol dire che le cose sono fuse, mescolate insieme. Allora il nostro compito è quello di discernere. Discernere vuol dire distinguere: capire cosa è questo e cosa è quello.

All'inizio della Bibbia c'è il racconto della creazione. La Bibbia non dice che non c'era nulla, ma che c'era il caos, l'informe, l'indefinito. Cioè: c'era qualcosa ma non era chiaro cosa. L'opera di Dio è stata quella di distinguere (questa è la traduzione più esatta di quella parola "separare"): la luce dal buio; le acque dalla terra; le acque del mare dalle acque del cielo e via dicendo. Questo è quello che l'uomo è chiamato a fare nella sua vita: distinguere, discernere, dividere per diventare ciò che deve diventare. Quindi non eliminare ma distinguere.

La confusione iniziale non è il nulla: è l'informe. E' come avere davanti una confusione di mattoni, calce, cemento, ferri, travi: se butti via tutto non puoi costruire la tua casa. Allora accetta la tua confusione perché non è un vuoto ma un pieno. E nella tua confusione c'è il tuo agire: portare luce, discernere, capire cosa dev'essere tenuto e cosa no. E finché tutto non sarà chiaro, se puoi, non fare scelte. Non sta a te decidere quando. Quando una cosa è chiara, è tolta dal buio, allora è chiaro cos'è e cosa si deve fare.

Biblicamente la parola bene-luce non è il contrario di male-tenebra perché il male-tenebra è la "non-ancor-luce". Cioè: non si può dividere il male dal bene e il buio dalla luce. Il buio è la non-ancor-luce e il male è il non-ancora-bene. Compito dell'uomo è di illuminare il buio perché tutto appaia; di entrare nella confusione e di discernere, di portare chiarezza.

Il grande peccato dell'uomo è di non compiere quest'opera: di non voler entrare nel buio per portarvi luce; di non entrare in sé per accettare l'umanità che si è; di non scendere negli inferi per portarvi la resurrezione.

Questo vangelo poi ci ricorda che non ci siamo solo noi al mondo e che non tutto dipende da noi. Nel mio campo non semino solo io. Hanno seminato i miei genitori, la mia infanzia, le persone che ho incontrato, le esperienze della vita, le idee che circolavano nel mio ambiente, le paure, i complessi, le ansie e le scelte di altri. Noi siamo liberi ma non del tutto. Cioè: siamo liberi di coltivare il nostro campo, di prendercene cura, di decidere cosa vogliamo sia coltivato nel nostro terreno ma non siamo gli unici a seminarci.

Noi non siamo solo quello che vogliamo noi, ma siamo anche soggetti a condizionamenti, influssi e intrusioni. E' da illusi pensare che noi siamo gli unici artefici della nostra vita. La tv ci condiziona; l'ambiente, la moda, le persone vicine ci condizionano. Noi condizioniamo con il nostro vivere il mondo esterno, ma anche il mondo esterno ci condiziona.

A volte ci ritroviamo che la nostra vita è come quel campo. C'è il seme buono, ma c'è anche tanta zizzania. E a volte non dipende da noi. Altri hanno seminato cose che non volevamo.

Io devo accettare che la mia vita non è solo mia, ma che io vivo in un mondo. Devo accettare che altri hanno seminato la loro semente: era quello che avevano o quello che potevano da dare!

Mia madre mi voleva tanto bene, veramente avrebbe fatto tutto per me. Ma ha seminato anche le sue paure e la sua ansia. Mio padre mi ha amato davvero tanto e certamente più di se stesso: ma ha seminato in me la sua insicurezza e la sua incapacità ad osare. Gli incontri della vita spesso hanno seminato diffidenza: "Attento questo è male; questo è peccato; questo non si fa".

Molte persone dicono: "Ma cosa ci hanno insegnato?". E' vero, spesso ci sono state seminate idee religiose e sulla vita distruttive, sbagliate, che ci impaurivano e che ci soffocavano.

Ad una donna è stato insegnato che "bisogna fare tutto per gli altri". Le è stato così inculcato che si è esaurita, non si è costruita una vita, si è distrutta per gli altri. Non si è mai ascoltata, mai ha dato voce ad un suo desiderio e ha detto sempre di sì a tutto. Dentro, nell'anima è morta.

Ad un uomo è stata trasmessa l'idea che un uomo vale solo se lavora. Così lui crede che il suo valore sia dato dalla quantità di ore che fa o da quanti soldi porta in casa. E' una semina difficile da estirpare.

Ad una donna è sempre stato detto che lei non vale niente, che è una incapace, che è niente rispetto alle sue sorelle. E' una semina dura da estirpare perché lei, a forza di sentirlo, ci crede davvero.

Ad un altro uomo è stato detto che non concluderà mai nulla nella vita. E così è stato. E' difficile fargli credere che il suo cervello è stato programmato così dalle esperienze prime della vita ma che lui non è così.

Molte persone credono che nessuno potrà amarle, né sposarle, né trovare qualcosa di buono in loro. Hanno vissuto semine negative e non nasce niente di buono dai loro terreni.

Certe semine sono davvero della zizzania. Ma è così. Qualcuno ha seminato zizzania: è una realtà. Ma qualunque cosa ti sia stata seminata, questo è il tuo campo: amalo, accettalo e accoglilo. E sappi che questo campo così come produce zizzania, negatività, insoddisfazione, può produrre anche vita, positività e luce. Accetta ciò che altri vi hanno seminato e inizia a seminare tu cose diverse e buone per te.

Poi questa parabola dice: non c'è il bene senza il male, la zizzania senza il grano, il positivo senza il negativo.

Nella mente infantile del bambino le persone sono perfette: o tutte buone o tutte cattive. Per un bambino è difficile mettere insieme che una stessa persona a volte è buona, ma a volte no.

Questa mentalità è di molte persone. Alcuni ti idealizzano senza motivo, vedono solo la tua parte buona e non vedono anche i tuoi limiti o i tuoi difetti: "Alcuni mi amano e non capisco proprio il perché". Per loro sei solo buono: salvo poi scagliarsi addosso e condannarti senza pietà quando si accorgono anche dei tuoi limiti. Per altri, invece, sei solo male. Qualunque cosa tu dica o tu faccia, in ogni caso sbagli.

E' molto infantile dividere il mondo in buoni e cattivi, santi e delinquenti. E' un principio troppo semplicistico. E' un non voler accettare la complessità della vita e delle relazioni.

Nella nostra società c'è il mito della perfezione (per-ficere: fare qualcosa per un motivo, per uno scopo).

La società rincorre un corpo perfetto, una vita senza sbagli, l'amore senza difficoltà, un figlio perfetto, bravo, obbediente, buono, stimato, onorato, studiato, un'immagine perfetta, intoccabile.

Chi ama il proprio corpo non lo vuole perfetto, non gli serve. Lo vuole bello, sano, non perfetto. Chi ama il proprio partner non lo vuole perfetto, non gli serve. Vuole dialogo, comprensione, tenerezza e amore. Una bambola sarà pure perfetta, ma non dà calore.

Chi vuole essere perfetto non lo fa per virtù. Lo fa perché ha bisogno di meritarsi, di conquistarsi l'amore: "Se sono perfetto, come farà a non amarmi?"; "Guarda quanto bravo sono!". Chi vuol essere perfetto a tutti i costi è perché non accetta le sue debolezze e vulnerabilità. E' come se dicesse: "Le mie doti possono essere amate. La mia parte positiva può essere amata. L'altra no. Non posso vedere la mia parte negativa perché ho paura che tu non la accetterai". In realtà sono loro che non la accettano, che non la possono vedere e così se la nascondono, anzi neppure si accorgono di averla.

Molte persone non possono accettare di vedere che c'è zizzania anche nella loro vita. Ma, invece, è così. Dicono: "Tutti abbiamo difetti", ma in realtà spesso dicendo così dicono: "Sì, io sono quasi perfetto".

L'uomo è peccatore e non dovremmo mai dimenticarla questa verità. Cioè: il male vive anche in me. Quanta gente si deprime, si sente fallita, si uccide, perché non è come lo schema che ha in testa (cioè perfetta)! E Gesù: "C'è della zizzania nella tua vita? Bene. Puoi vivere lo stesso". "C'è della zizzania? Amati lo stesso". "C'è della zizzania? Bene. Così ti ricorderai che sei limitato, che hai bisogno di Me e di perdono".

La perfezione è nemica della vitalità, della creatività, della fantasia e della vita. Avete mai visto voi conciliarsi una casa perfettamente in ordine e tre bambini piccoli?

La gente sogna l'uomo perfetto, un amore perfetto, un lavoro perfetto, una relazione perfetta, una vita perfetta. Questa illusione distrugge la vita e ci fa rincorrere un'utopia. Quest'illusione ci impedisce di godere di questa vita così imperfetta ma così bella.

Visto che moriremo, niente è perfetto. Per noi perfetto equivale a non faticare, a non lottare, a non soffrire, ad avere sempre tranquillità e mai nessun scossone, a trovare un equilibrio per sempre, a non cercare. Questo non è perfetto, è semplicemente non-vita.

La perfezione uccide. Uccide il cuore e uccide il fisico. La perfezione dice: "Togli tutto il male dal mondo!". I tedeschi volevano togliere tutto il male delle razze minori: 6 milioni di ebrei morti. I serbi volevano togliere tutto il male delle razze slave: 1 milione di morti. I comunisti volevano togliere il male del capitalismo: 60 milioni di morti nei gulag. I bianchi sono il bene e i negri sono il male: così sono nate la schiavitù e le guerre di razze. Gli uomini sono intelligenti, le donne sono stupide. E per secoli hanno dominato solo i maschi (e si vede!).

C'è una categoria di persone che è fanatica nel fare il bene a tutti i costi. Ripulire la storia da ogni elemento negativo, dall'ombra e dal male. E' quest'atteggiamento da asceti, da angeli decaduti, da crocerossine, da salvatori del mondo che causa le guerre, le rivoluzioni, le razzie, gli stermini, le ideologie.

Inquisizione, efferatezze, epurazioni sono state commesse perché qualcuno credeva di sapere molto bene cos'era il grano e la zizzania, chi erano i buoni e chi i cattivi, chi i giusti e chi gli ingiusti; chi i colpevoli e chi no. Lo slogan che li spinge è: "Elimina tutto ciò che disturba; reprimi, togli, diserba, scaccia".

Guardatevi attorno e vedrete nient'altro che riedizioni di quest'atteggiamento. Gli Americani e gli estremisti islamici sanno benissimo chi sono i buoni e i cattivi, dove sta il bene e dove sta il male, chi è il santo e chi è il diavolo. Entrambi si credono santi e non si accorgono che ciò che combattono fuori è anche dentro di loro.

Per fare un bambino perfetto basta educarlo con regole precise, chiare e indiscutibili. Basta insegnargli che il capo ha ragione e che non si discutono le idee di chi è più grande; basta fargli capire che se fa come il capo dice sarà premiato e sarà invece castigato se fa il contrario. Qualche sculacciata se sgarra e avremo un bambino perfetto, obbediente, buono, a modo, perbene. La ricetta funzione, eccome!

Ma è come mettere il diserbante nel giardino. All'inizio effettivamente toglie tutte le erbacce. Ma poi un giorno ci si accorge che a forza di diserbare non nasce più niente, né erbacce né erba né fiori. Ha ucciso tutto. La gente che vuole bambini e persone perfette distrugge i bambini e le persone. Toglie da loro la creatività, la fantasia, l'immaginazione, la libertà, l'autonomia, l'unicità.

Oscar Wilde racconta la storia di un pittore che inizia a dipingere un quadro dove raffigura la sua bellissima amata. E' veramente una creatura divina. E questo pittore vuole immortalarla. Sarà il quadro più meraviglioso della sua vita. Così la mette in posa e inizia a dipingere. Ma più il quadro prende forma, ed è veramente un gran bel quadro, più la sua amata donna deperisce. Ma lui non si accorge di tutto questo, perché è troppo preso dal quadro. E più dipinge, più la sua attenzione è tutta sul quadro e sul ritratto, e più l'amata diventa pallida e ombrosa. Un giorno dà un ultima pennellata: il quadro è finito, è eccezionale, un'opera d'arte. Il pittore è euforico, entusiasta, inebriato dal capolavoro. Getta uno sguardo alla sua amata e la vede esangue, morta.

Aveva un ritratto perfetto del suo amore, ma non aveva più l'amore. Aveva la perfezione, ma non aveva più la vita. Che non ti succeda anche a te che per avere l'amore perfetto tu perda l'amore!

Immaginate questa scena: un giorno vi telefona una donna: è sposata con tre figli, ma è scappata di casa, e s'è messa insieme con un altro. Ha "piantato tutto" e un giorno all'improvviso è fuggita e non è più tornata. I parenti, i suoi genitori, perfino un prete amico hanno provato a farla rinsavire, ma niente. Voi cosa pensate? Voi cosa le direste? Se siete onesti, tutti pensiamo la stessa cosa. E d'altronde come fai a "non pensare male"? E' chiaro dove sta la zizzania: quella donna.

La donna viene da voi e vi racconta (e non mente) che nessuno l'ha mai ascoltata, ma che tutti avevano ricette e soluzioni per lei. I parenti le dicevano che era una "poco di buono, che si doveva vergognare, che non pensava ai tre figli e al poverino del marito" e così lei non poteva raccontare niente a nessuno e si sentiva sempre più in colpa. Vi racconta che suo padre era un alcoolista, e che lei è cresciuta nella paura e nel terrore, che lui ha abusato di lei; che si è sposata per scappare di casa, l'importante era andarsene quanto prima; si è trovata quindi il primo che capitava, e infatti suo marito era un duce che le metteva le mani addosso, non la lasciava uscire e la controllava, ecc... ecc...".

Vi è ancora chiaro dov'è la zizzania o iniziate ad avere dei dubbi?

La perfezione uccide. Uccide il cuore e uccide lo spirito. La perfezione dice: "Togli tutto il negativo dalla tua vita! Sradica tutto il male. Distruggi tutto ciò che non va".

Togli l'eccesso dalla tua vita. Non lasciarti andare troppo Se sei contento controllati! Se c'è un peccato, combattilo fino a sradicarlo. Se c'è un errore, non perdonarti finché c'è. Se c'è una debolezza, eliminala. Se ti senti giù, tirati su subito. Quello che non riesci a sradicare, viene dal diavolo: nascondilo, reprimilo e non farlo vedere a nessuno. Ricordati che puoi fare sempre di più. Se hai preso 6 ricordati che puoi prendere 7. Non essere mai soddisfatto di quello che hai fatto. Appena hai finito ricomincia. Se qualcuno ti fa del male tu fagli un sorriso. Se qualcuno ti offende, tu sopporta. Non riposarti mai. Guarda sempre non a quello che hai fatto, ma a quello che rimane e che c'è da fare. Stai attento e all'erta perché il demonio è lì, sempre pronto e quando meno te l'aspetti ti attaccherà. Fai di te un santo, un puro, un perfetto. Che nessuno dica male di te, che nessuno abbia niente da dire di te. Se qualcuno fa il male, condannalo subito.

Per tutti questi io racconto questa storia: "Un giorno anche il demonio volle provare a creare un uomo. Disse: "Voglio creare un essere perfetto, bello, puro, incontaminato dal male e dal negativo". Ma dopo averlo creato lo guardò e iniziò a dubitare. Aveva gli occhi e avrebbe potuto vedere le nudità delle donne. "Oddio, che pericolo", disse tra sé. Così glieli tolse. Ma aveva le mani e avrebbe potuto usarle per derubare i suoi simili, uccidere e ferire. "Oddio che rischio", e gliele tolse. Ma poi si accorse che aveva la mente. E la mente può essere crudele, può ordire tranelli, può ingannare, può essere menzognera. E così per sicurezza gliela tolse, e per essere sicuro e non sbagliare gli tolse tutta la testa, "perché non si sa mai!". E infine si accorse che l'uomo aveva un cuore. "Oddio!", questo era veramente il pericolo più grande. "Un cuore!? Con il cuore si può lasciarsi andare alle passioni, ci si può lasciar trasportare dall'ira, ci si può innamorare di persone sbagliate, si può amare in modo perverso. E' troppo pericoloso il cuore. Per il suo bene glielo devo togliere". E così glielo tolse. E non gli rimase nulla, ma proprio niente di niente.
Per salvare l'uomo lo aveva ucciso.
Non combattere la zizzania, sviluppa il grano!
Non eliminare il negativo allarga e sviluppa il positivo.
Non eliminare i nemici ma trovati altri amici.

Se tu metti tutte le tue forze per combattere il male, che forze ti rimarranno per fare il bene?

Pensiero della settimana

Una volta C. G. Jung ricevette da un collega una lettera piena di critiche non oggettive

e con riferimenti strettamente personali alla sua vita privata.
In un primo momento Jung s'indignò
ma poi scrisse la seguente risposta:

"Egregio collega, quando ho letto la sua lettera sono rimasto molto contrito perché tutto quello che lei scrive è vero.
E c'è dell'altro.

Mentre riflettevo così su me stesso mi è venuta un'idea: le zucche più grosse crescono dove c'è più letame... Con la massima stima, suo devotissimo...".

Jung non mirava ad essere perfetto ma completo.

Le persone che pensano soprattutto alla morale sono solite indignarsi quando, invece di presentare nobili progetti,
si parla concretamente dei fatti fondamentali della vita;
ma questo non cambia il fatto che
"ciò che è elevato si fonda sul basso"
e che "ai piedi del faro è buio pesto".

 

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