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TESTO Il Regno e il nostro atteggiamento

padre Gian Franco Scarpitta   S. Vito Equense

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (27/07/2008)

Vangelo: Mt 13,44-52 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

47Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.

51Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». 52Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

Forma breve (Mt 13,44-46):

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: 44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

45Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; 46trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.

La Bibbia rende inequivocabile l'idea che Dio regna da sempre e in assoluto come il Signore, a volte qualificato come l'Altissimo e l'ineffabile, la cui preponderanza sul cosmo è indiscussa. Egli "siede re per sempre" ((Sal 29, 10) e il suo dominio si estende ad ogni generazione (Sal 142, 12), domina l'immensità cosmica che lui stesso ha creato dall'incipit iniziale e che costantemente sostiene nell'essere soprattutto in forza del suo amore, poiché la sua signoria si espande su tutte le creature (Sal 142) mentre lui stesso viene a ragione definito "Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell'Universo" (Is 6, 8 – 10). Non di rado la Scrittura fa qualche vago riferimento anche alla presunta esistenza di altre divinità, ma non senza anteporre la supremazia del Dio di Israele su altri enti divini comunque sempre limitati e non all'altezza del vero sommo Dio.

Per Regno di Dio si deve intendere quindi la preponderanza e la signoria di Dio su tutte le cose e su ogni realtà contingente e che solo al Signore fautore della vita e Provvidenza infinita si deve la gloria e la somma riconoscenza, essendo egli il Dominatore.

Tuttavia la Scrittura procede ben oltre e ci ragguaglia su un aspetto assai importante della regalità divina: il regnare di Dio non è mai un fattivo intervento drastico nella storia che rechi imposizioni di sorta agli uomini e Dio non manifesta la sua grandezza attraverso prodigi, sconvolgimenti cosmici o portenti miracolosi di alcun tipo; se così avvenisse, Dio mostrerebbe l'evidenza assoluta della sua esistenza, ma dove potrebbe aver luogo la nostra corrispondenza nella fede come sottomissione dell'intelletto e della volontà alle ragioni del mistero? Non sarebbe più tale un Dio che si piegasse alla volontà dell'uomo attraverso segni di eclatante esteriorità e rischierebbe di confondersi con gli idoli e le scaramanzie proprie purtroppo dei nostri giorni. Un Dio miracolistico sarebbe di puro comodismo, ma non determinerebbe la reale soluzione dei nostri problemi.

Ragion per cui il regnare di Dio si rende palese sotto ben altre procedure differenti, ossia nell'amore e sollecitudine per l'uomo, nella giustizia, nella pace e nella misericordia orientata soprattutto nei confronti del debole e del peccatore. Il Regno di Dio non è mai una realtà statica e impenetrabile, ma tende sempre a coinvolgere l'uomo nella sua dimensione di regalità in modo tale che di questo regnare diventiamo partecipi anche noi, e questo non può che manifestarsi nelle opere di amore e di benevolenza, nonché nella comunicativa divina della riconciliazione e del recupero di quanti da Dio si sono allontanati. Da parte nostra ci si chiede quindi di vedere il Regno non nell'ottica dell'egemonismo dispotico di chi padroneggia ogni cosa incontrastato e forte di un potere legittimato e indiscusso, ma nella semplicità della bontà, della pace e della misericordia.

L'espressione concreta, inequivocabile e definitiva del Regno di Dio la si ha nell'incarnazione di Dio stesso in Cristo, le cui opere di amore e di misericordia nel guarire gli storpi e i non vedenti, nel sanare i lebbrosi e nel concedere il perdono ai peccatori e la buona notizia ai poveri attestano la benevolenza del Padre nei nostri confronti e dispiegano la verità che il regnare divino è servizio al prossimo, specialmente umile e bisognoso. Un Regno quindi di giustizia, di amore e di pace che dovrebbe entrare nell'ortoprassi e nella cultura medesima dell'uomo perché noi possiamo assaporarne la portata. La dinamica del Regno di Dio la si riscontra nel farne esperienza nella nostra stessa vita considerando che ogni giustizia inizia dalla trasformazione di noi stessi in meglio, nell'essere giusti noi; la convivenza umana si fondi sui criteri della pace, della concordia e della ragionevolezza considerati come elementi di comunione vitale per tutti; si consideri il perdono e la dimenticanza del torto ricevuto come la soluzione dei problemi per l'acquisto della nostra stessa serenità interiore per qualificare i rapporti con gli altri.

Il mondo si trasformerebbe radicalmente in meglio se noi accettassimo nella prassi di innestarci nella dinamica del Regno di Dio concepito come rinnovata dimensione di amore e di giustizia e se prima di pretendere da Dio ogni cosa ci disponessimo alla richiesta della sola sapienza sull'esempio di Salomone che (I Lettura) nell'imminenza del suo governo chiede a Dio solo il dono dell'ispirazione e dell'intelletto che valgono molto più dell'oro e dei beni di consumo.

Quanto il giovane monarca sta chiedendo è comparabile alle prerogative di Dio, seppure le proporzioni sono di gran lunga differenti, pertanto il Signore non mancherà di esaudirlo concedendogli in premio anche ciò che il ragazzo si guarda bene dal chiedere: oro e successo materiale. La pagina del primo libro dei Re ci introduce alla comprensione del Regno di Dio, più che del Regno in se stesso del nostro atteggiamento ideale una volta che ne abbiamo scoperto la realtà e la presenza, poiché nella sapienza noi è possibile interpretare il Regno alla stregua di un bene prezioso e irrinunciabile.

Eccoci al duplice contenuto parabolico di questa domenica liturgica: la pedagogia gesuana sul Regno e i paragoni con il tesoro prezioso e la rete colma di pesci: si intende richiamare qui l'attenzione sulla riscoperta di qualcosa che noi riconosciamo come prezioso e per cui vale la pena spendere anche le nostre risorse; quando infatti una cosa la si concepisce come piacevole o propizia per noi e se ne riscopre il valore, la portata e la positività, non si fa mai a meno di correre rischi e sacrifici pur di assicurarcela. Quando si scopre (per esempio) di volere bene a una ragazza, si è disposti a sacrificare anche le nostre risorse in denaro e il nostro tempo, trascurando anche le altre faccende pur di ottenere che lei ci presti attenzione. Così il Regno di Dio che presenzia per noi nelle parole e nelle opere di Cristo ci si propone come qualcosa di prezioso e di insormontabile, a cui ogni altro desiderio e obiettivo viene postposto per cui si è disposti anche a vendere tutto o a patire molto pur di guadagnarcelo.

Si tratta del Regno di benessere, giustizia e pace che solo il Signore può aver apportato nella sua vita pubblica attraverso insegnamenti e soprattutto per mezzo dell'esemplarità delle opere che manifestano l'amore eterno del Padre nei nostri confronti e del quale noi non possiamo che avvalerci per la trasformazione radicale della nostra vita.

 

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