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TESTO Dio Altro da noi ma anche lo Stesso

padre Gian Franco Scarpitta  

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XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (06/07/2008)

Vangelo: Mt 11,25-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 11,25-30

In quel tempo Gesù disse: 25«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.

28Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Era pensiero di Karl Barth che Dio fosse il Totalmente Altro e che la divina rivelazione fosse un dato certo ma sempre fugace e inconsistente e privo di ogni eclatanza: "Dio tocca l'uomo come la tangente tocca il cerchio", poiché Dio è Altro da noi. Dio è la Differenza Assoluta." L'Alterità di Dio ha trovato nel corso del XIX secolo diverse smentite in nome della contingenza e della vicinanza di Dio e ancora adesso si predilige un Gesù Cristo capace di comunicare immediatamente con gli uomini che non di prendere le distanze da noi.

Certo, considerare Dio come il Trascendente non è fuori luogo: egli è incommensurabilmente più grande di noi e qualitativamente prevarica i nostri ambiti superando le nostre limitatezze.

Tuttavia nella rivelazione del suo Verbo in Cristo Dio mostra che la sua Trascendenza volge tutta verso l'uomo e poiché l'uomo ha bisogno della rivelazione di Dio, egli dimostra di essere esclusivamente alla nostra portata e pertanto l'essere Infinito, unico e onnipotente si dispiega nel servire l'uomo. In altre parole, nonostante la sua incommensurabile grandezza e ineffabilità, Dio si china sull'uomo, entrando egli medesimo nella storia e prediligendo l'umanità più debole e più precaria con la quale Dio si rende solidale e verso la quel mostra la sua sollecitudine. Dio, che è il Forte e l'Indistruttibile si mostra propenso verso l'umile e l'ultimo, come pure verso i semplici e i meschini di questo mondo: " ti lodo Signore perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e li hai rivelati ai piccoli."

In Cristo infatti Dio è stato capace di spogliare se stesso abbracciando ogni sorta di meschinità e precarietà umana vivendo con noi il nostro tempo senza eludere alcuna delle tappe della nostra storia travagliata pur essendo egli il fautore della storia medesima; ha mostrato di prediligere la nullità e la meschinità delle condizioni umane, le debolezze, le miserie e le precarietà.

La prima lettura tratta dal libro del Profeta Zaccaria racconta in modo eloquente la disposizione di Dio a rendersi umile per noi e a ricercare il nostro vantaggio: Dio che, umile, "cavalca un asino puledro figlio di asina" rimanda immediatamente a Cristo Figlio di Dio che di fatto entrerà a Gerusalemme scegliendo una semplice cavalcatura insignificante e sottende in generale al disporsi di Dio umile e dimesso che serve la "Figlia di Sion", ossia l'intero suo popolo.

Nella pagina del Vangelo odierna si ravvisa come da una parte la comunione sempiterna del Padre con il Figlio nello Spirito Santo costituiscano sin dall'eternità lo stupore e la meraviglia dell'onnipotenza di Dio e del suo mistero di gloria e di grandezza, dall'altra però si evince che siffatta grandezza di Dio tende a coinvolgerci tutti, perché tutti ne siamo partecipi entrando in comunione con gli stessi Soggetti della Trinità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo il che equivale a dire che l'intera Trinità si dispone a servizio dell'uomo nella ricerca continua del suo progresso e del suo avvenire. Nell'umanità di Gesù Verbo fatto carne avviene che l'uomo ha la via di accesso alla conoscenza della verità potendo approdare definitivamente alla sua massima aspirazione a volte inconsapevole che è Dio stesso essendo il Figlio la via di accesso verso il Padre e nella conoscenza della verità e la consolazione effettiva e definitiva.

Il Totalmente Altro quindi, pur restando tale, si sottomette liberamente alla piccolezza dell'uomo accettando anzi di farsi egli stesso piccolo e umile per esprimere in termini di piccolezza il linguaggio della salvezza di Dio e dell'amore che il Padre nutre nei nostri confronti. Sempre con la spontaneità e l'immediatezza di questo linguaggio umano, Gesù mostra a tutti un itinerario di vita di fede e di speranza che ci orienti verso l'acquisizione della comunione con il Padre nella perseveranza nella lotta di tutti i giorni nei quali siamo costantemente chiamati ad affrontare sfide risolvendo tensioni e ansie materiali e spirituali.

Considerare la piccolezza del Dio Altro che tuttavia si rende Prossimo ci è di sprone per perseguire le nostre mete sempre orientati secondo il suo nome e senza deviare dalla sua confidenza di Signore Umile e povero che si fa Piccolo per i nostri riguardi.

 

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