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TESTO Chiamati a vivere e ad annunciare la misericordia

padre Romeo Ballan   Euntes

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X Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (08/06/2008)

Vangelo: Mt 9,9-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 9,9-13

In quel tempo, 9mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.

10Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. 11Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 12Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13Andate a imparare che cosa vuol dire: Misericordia io voglio e non sacrifici. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Riflessioni

Tre personaggi, nelle tre letture di oggi, vivono intensamente la chiamata di Dio e gli danno la loro risposta personale. Vivere la vita come risposta alla chiamata di Dio è una garanzia sicura per la felicità personale e per la missione; anche se questo non vuol dire esenzione dalle tribolazioni, bensì capacità di superarle, con la forza di Colui che chiama. Il profeta Osea (I lettura) invita ad affrettarsi a conoscere il Signore (v. 3), ma non basta qualunque conoscenza rituale o cultuale di Dio: si tratta invece di scoprire che per Lui l'amore e la misericordia valgono più dei riti e degli olocausti (v. 6). Il patriarca Abramo obbedì alla chiamata di Dio (II lettura): uscì dalla sua terra, accolse la promessa dell'alleanza, era disposto persino a sacrificare, per obbedienza, il figlio della promessa. "Credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne padre di molti popoli" (v. 18). Il missionario diventa padre di nuovi popoli soltanto se si fida totalmente di Dio, come fece Abramo, lasciandosi condurre per i cammini sorprendenti del Dio della Vita.

Anche il pubblicano Matteo (Vangelo) si è fidato completamente di Gesù che lo chiamava: «Seguimi. Ed egli si alzò e lo seguì» (v. 9). Tutto è detto in questo mezzo versetto autobiografico. Tutto avviene in modo sorprendente per Levi-Matteo, che siede al banco delle imposte: egli ha sperimentato e gustato la misericordia di Gesù e ne diviene apostolo e missionario. Subito prepara la festa con i suoi molti colleghi "pubblicani e peccatori" (v. 10), con i quali quel nuovo Rabbi si trova a suo agio, anzi non esita a sedersi a tavola con loro, lasciando cadere le impurità legali. I farisei, presunti 'giusti' (la gente perbene), criticano quei gesti e non capiscono la chiave di lettura che Gesù dà con tre spiegazioni: la prima è tratta da un detto popolare sul bisogno che i malati hanno del medico (v. 12); la seconda rinvia al testo di Osea (I lettura) in cui Dio proclama di preferire la misericordia alle pratiche rituali; la terza manifesta la coscienza che Gesù ha della sua missione: è venuto proprio per stare con i peccatori, per salvarli (v. 13). Non soltanto sceglie gente umile, povera e di poco conto, ma addirittura persone considerate come negative! Davvero, "la misericordia di Dio scende sempre più in basso della miseria umana" (Gustave Thibon).

Nel Cuore trafitto del Buon Pastore sulla croce, che ha dato la vita per salvare tutti, la Chiesa contempla la piena manifestazione della misericordia di Dio, per annunciarla ai popoli. Questo mistero si 'ri-presenta' –veramente e realmente- nel sacrificio eucaristico, come sorgente della missione. Il culto del Sacro Cuore (che si celebra in modo speciale nel mese di giugno) ci riporta alla contemplazione e alla missione. "Specialmente nella Messa, noi entriamo in contatto con il Cuore misericordioso di Gesù, con quella corrente di misericordia che ci viene da Lui e che ci rende poi capaci di esercitare a nostra volta la misericordia... Andiamo a Messa non soltanto per ricevere la misericordia di Dio per noi stessi, ma anche per essere capaci di propagarla agli altri, per essere capaci di andare incontro alle persone bisognose, disprezzate, escluse" (Albert Vanhoye).

Il missionario affronta il mondo con la certezza e la fiducia illimitata che per Dio non esistono persone 'irrecuperabili', né situazioni perdute o disperate: con qualunque persona e in qualunque situazione Dio è capace di operare la sua salvezza. Il caso di Matteo insegna. La misericordia di Dio non si arresta davanti a nessuna barriera; raggiunge e salva ogni persona in qualunque situazione si trovi. Per avere questa sicurezza, il missionario –e ogni cristiano- si mette alla scuola di Dio: impara da Lui cosa significa misericordia, sperimenta nella propria vita la profondità e la dolcezza del Suo amore e ne diventa testimone, usa misericordia e ragiona sempre in termini di accoglienza, inclusione e comprensione verso chiunque, annuncia ovunque che la misericordia di Dio è per tutti. Solo così il missionario è messaggero di una Chiesa che ha nella misericordia la sua miglior carta di presentazione, l'unica novità che interessa alla gente.


Parola del Papa

"La Chiesa professa in modo particolare la misericordia di Dio e la venera rivolgendosi al Cuore di Cristo. Infatti, proprio l'accostarci a Cristo nel mistero del suo Cuore ci consente di soffermarci su questo punto... della rivelazione dell'amore misericordioso del Padre, che ha costituito il contenuto centrale della missione messianica del Figlio dell'Uomo. La Chiesa vive una vita autentica, quando professa e proclama la misericordia -il più stupendo attributo del Creatore e del Redentore- e quando accosta gli uomini alle fonti della misericordia del Salvatore di cui essa è depositaria e dispensatrice".
Giovanni Paolo II
Enciclica Dives in Misericordia (1980), n. 13


Sui passi dei Missionari

- 8/6: B. Giacomo Berthieu (1838-1896), sacerdote gesuita francese, missionario per oltre 20 anni in Madagascar; morì martire a Ambiatibé.

- 8/6: B. Maria Teresa Chiramel Mankidiyan (1876-1926), religiosa carmelitana del Kerala (India), fondatrice delle Suore della Sacra Famiglia, dedite a giovani e bisognosi.

- 9/6: B. Giuseppe de Anchieta (1534-1597), sacerdote gesuita, nato nelle isole Canarie, missionario e apostolo del Brasile, fondatore della città di São Paulo.

- 11/6: S. Barnaba, apostolo, fu tra i primi fedeli di Gerusalemme, missionario ad Antiochia, evangelizzatore di Cipro, amico e collaboratore di S. Paolo.

- 11/6: B. Ignazio Maloyan (1869-1915), vescovo di Mardine degli Armeni e martire, torturato e ucciso dai turchi all'inizio dell'olocausto armeno.

- 12/6: S. Gaspare Bertoni (Verona 1777-1853), fondatore degli Stimmatini, "missionari apostolici".

- 12/6: B. Mercede Maria di Gesù Molina (1828-1883), religiosa ecuadoriana, missionaria fra gli indigeni 'jíbaros', fondatrice, morì a Riobamba (Ecuador).

- 12/6: Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile, istituita dall'ONU (2002).

- 13/6: S. Antonio di Padova (1195-1231), sacerdote francescano portoghese, efficace evangelizzatore in Francia e Italia, dottore della Chiesa.

 

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