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TESTO Sesta domenica di Pasqua - Ciclo A

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VI Domenica di Pasqua (Anno A) (05/05/2002)

Vangelo: Gv 14,15-21 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,15-21

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18Non vi lascerò orfani: verrò da voi. 19Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. 20In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. 21Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

Nesso tra le letture

"Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre". Questa frase del Vangelo unifica la liturgia della Parola di questa domenica che precede la Pentecoste. La Chiesa primitivo - come noi oggi - ha vissuto una lunga esperienza di Cristo Resuscitato, e oggi le viene annunciato la partenza del Signore. Ma Cristo non la lascia sola. Svela il mistero trinitario e promette la presenza di un difensore e consolatore: lo Spirito Santo (Vangelo).

Questo discorso d'addio del Signore ci fa crescere nella speranza cristiana e ci fa esclamare, insieme al salmista, che l'evento di Pentecoste è un'"opera mirabile" e che tutta la terra deve acclamare al Signore, perché ha fatto prodigi per gli uomini. Così i samaritani, apostati del giudaismo, saranno ammessi per l'azione dello Spirito Santo nella nuova comunità, operando la propria Pentecoste senza accezione di persone, bastando solo la loro conversione e accettazione della Parola di Dio (prima lettura). Questo avvocato difensore farà pure sì che coloro che sono perseguitati venerino il loro Signore nel proprio cuore, e diano testimonianza realizando il comandamento del Signore, amando i propri carnefici come Cristo li ha amati, soffrendo con semplicità, rispetto e coscienza serena (seconda lettura).

Messaggio dottrinale

Il Paraclito. La liturgia vuole, come Cristo nell'ultima Cena, preparare l'evento di Pentecoste svelando l'identità e la missione dello Spirito Santo. Nel contesto della sua partenza, Cristo promette la presenza del Paraclito. Approfondiamo la conoscenza della persona dello Spirito Santo, il grande sconosciuto, come diceva H.U von Balthasar.

La teologia c'insegna che lo Spirito Santo è l'amore assoluto di Dio, è la comunione d'amore tra il Padre e il Figlio, la parte più intima di Dio (Patristica latina). È pure la manifestazione esteriore di Dio (Patristica greca), vento impetuoso e luce folgorante, invisibile. È chi ci fa conoscere il mistero di Dio e c'introduce nella comprensione della rivelazione del Padre, data da Gesù, Figlio di Dio fatto uomo.

Cristo in questo Vangelo indica lo Spirito Santo con la parola "Paraclito", dal greco "parakletos" (paravklhto"). Questa parola presenta varie accezioni che spiegano meglio la funzione della Terza Persona della Trinità. La traduzione letterale sarebbe "chiamato presso", quindi, indica qualcuno che è chiamato a prestare aiuto, e si ricollega al latino "advocatus", avvocato. Un'altra accezione illuminante in questo senso è quella che si riferisce all'idea di "intercedere, invocare, supplicare". Pertanto, lo Spirito Santo è un intercessore, un portavoce, un amico che protegge. L'accezione più conosciuta è quella di "consolatore". Infine, c'è pure l'accezione che designa l'azione di esortazione ed esaltazione, che si trova riscontro nella predicazione dei primi cristiani.

Il contesto forense dell'epoca era differente dall'attuale. L'avvocato non era solo la persona che adduceva prove a beneficio della parte difesa, ma soprattutto, è una persona di alto lignaggio e dotato di ascendente sul giudice, quindi, una persona influente nella società per la sua autorità morale e per il proprio prestigio.

Applichiamo queste accezioni alla nostra omelia. Il Paraclito è testimonianza in difesa di Gesù e il suo portavoce di fronte ai suoi nemici. Lo vediamo rispecchiato nell'esperienza della comunità primitiva alla quale scrive san Pietro. Consiglia loro di dare ragione della loro speranza: la loro fede in Cristo che morì e resuscitò per condurre ogni uomo a Dio. Tutto ciò con atteggiamenti contrari ai comportamenti pagani: cioè con semplicità, rispetto per i propri oppositori, in pace con la propria coscienza, nell'autenticità, soffrendo, se è necessario, ma facendo il bene. I primi cristiani furono capaci di difendere la causa di Cristo, e la sua presenza nei loro cuori grazie all'azione dello Spirito, testimone e difensore.

Il Paraclito è un maestro e una guida per i discepoli. Così si comprende come Filippo possa andare presso gente semipagana, odiata dagli ebrei perché ritenuta apostata, per predicare il Vangelo. La forza dello Spirito sarà confermata dall'imposizione delle mani di Giovanni e Pietro. Da allora sussistono solidarietà e partecipazione nella stessa grazia: quella gente, dapprima esclusa dalla comunità ebraica, entra a fare parte della comunità cristiana per iniziativa dello Spirito Santo.

Il Paraclito è un consolatore per i discepoli. Possiamo vedere questo aspetto attraverso l'esperienza del salmista, che invita quanti temono ed amano il Signore ad andare a costatare quanto ha fatto il Signore. La gioia della consolazione invita ad esultare, a celebrare la gloria di Dio e della sua potenza. Non c'è dubbio che ricevere il "consolatore" è opera mirabile e misteriosa, perché ci inserisce nell'amore di Dio per l'uomo.

Lo Spirito di verità e Cristo Resuscitato. Cristo promette e presenta ai suoi discepoli la terza persona della Trinità, affinché vivano in amicizia ed alleanza con lui, perché siano adoratori del Padre in spirito e in verità, perché siano fortificati dalla sua grazia divina. Ma possiamo domandarci quale sia lo scopo di riflettere, proprio in questo tempo pasquale, sulla relazione intima tra Cristo e lo Spirito Santo. La risposta ce la dà il Papa nella sua enciclica dedicata allo Spirito Santo:

"Ci troviamo sulla soglia degli eventi pasquali. La nuova, definitiva rivelazione dello Spirito Santo come Persona che è il dono, si compie proprio in questo momento. Gli eventi pasquali - la passione, la morte e la risurrezione di Cristo - sono anche il tempo della nuova venuta dello Spirito Santo, come Paraclito e Spirito di verità. Sono il tempo del "nuovo inizio" della comunicazione del Dio uno e trino all'umanità nello Spirito Santo, per opera di Cristo Redentore. Questo nuovo inizio è la redenzione del mondo: "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito".

Già nel "dare" il Figlio, nel dono del Figlio si esprime la più profonda essenza di Dio, il quale, come amore, è fonte inesauribile dell'elargizione. Nel dono fatto dal Figlio si completano la rivelazione e l'elargizione dell'eterno amore: lo Spirito Santo, che nelle imperscrutabili profondità della divinità è una Persona-dono, per opera del Figlio, cioè mediante il mistero pasquale, in modo nuovo viene dato agli apostoli e alla Chiesa e, per mezzo di essi, all'umanità e al mondo intero" (Giovanni Paolo II, Dominum et vivificantem, n. 23).

Innanzitutto sorprende il parallelismo tra la missione di Cristo e la missione dello Spirito Santo: lo Spirito Santo verrà al mondo, ed è inviato nel nome di Gesù, mentre Cristo è venuto al mondo ed è inviato nel nome del Padre. È lo spirito di verità, lo Spirito Santo, mentre Gesù è la verità, il Santo di Dio. Deve guidare i discepoli sul camino che conduce alla verità intera, mentre Cristo è la strada e la verità stessa. Il Paraclito glorifica Gesù, come il Cristo glorifica il Padre. E come Cristo, anche lo Spirito non è accolto dal mondo.

Lo Spirito Santo è lo Spirito di verità perché è lo stesso Spirito di Cristo, che è la verità del Padre rivelata agli uomini. Egli non rivela niente di nuovo, non apporta nessuna nuova rivelazione. Spirito di verità perché si riferisce a Gesù, rivelazione visibile di Dio. Perciò, introduce sempre i credenti alla comprensione più profonda di Gesù Cristo. Insegnerà quello che ha predicato Gesù Cristo e l'annuncerà ai discepoli (cfr Gv16,13-15).

Dopo la partenza di Gesù, e in attesa del suo ritorno, lo Spirito Santo sostituisce Cristo, insegnando loro il mistero di Gesù Cristo, li rende testimoni autentici del Vangelo e della fede che professano. Così, anche oggi, assicura sempre alla Chiesa, nel suo Magistero e nelle sue determinazioni, il cammino verso la Verità.

Suggerimenti pastorali

Il sacerdote cercherà di accrescere nei suoi fedeli la devozione verso lo Spirito Santo, artefice della santità e guida della Chiesa. In questo senso, potrebbe essere molto utile qualche conferenza che risvegli questo amore, perché nessuno ama ciò che non si conosce. La spiegazione dei doni dello Spirito Santo, di solito, dà molto frutto per l'educazione delle anime.

Può essere interessante anche promuovere un circolo di testimonianze, attraverso le quali osservare la mano, silenziosa ma efficace, dello Spirito Santo nelle più diverse circostanze della vita, presentandolo sotto l'aspetto di "Paraclito". La vita dei martiri, testimonianze eccellenti di Cristo, è molto istruttiva riguardo all'opera dello Spirito Santo nel cuore dei fedeli.

Nella vita spirituale è davvero di grande aiuto annotare le luci e i consigli che questo divino Amico ci regala, per discernere il cammino verso la Volontà di Dio, nel cosa concreto della vita quotidiana, e constatare così i frutti che il Divino Ospite ci concede per la nostra santificazione e l'edificazione della Chiesa.

 

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