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TESTO Commento su Giovanni 6,51-58

don Stefano Varnavà

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Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno A) (25/05/2008)

Vangelo: Gv 6,51-58 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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51Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

52Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. 55Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. 58Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Era evidente e logico che, dopo discorsi di questo genere fatti da Gesù, alcuni presenti se ne andassero.

Non è facile farsi capire. Non è facile dover esprimere dei concetti profondi, e non è facile neanche comprenderli appieno.

Noi, poi, siamo in un certo qual modo svantaggiati, perché ci troviamo davanti a traduzioni su traduzioni: "Gran traduttor dei traduttor d'Omero" dicevano di uno scrittoe.

Proprio per questo, il discorso di "mangiare" che dovrebbe essere quello di "assimilare" lascia perplessi. Noi sappiamo che non è sufficiente mangiare: "manducare", cioè far andare la mandibola, l'importante è assimilare, digerire. Ci si nutre quando si riesce ad assorbire le sostanze che mangiamo.

Leggendo: "Se uno mangia questo pane vivrà in eterno, e il pane che Io darò è la Mia carne per la vita del mondo", si rimane perplessi: mangiare la carne di Gesù? Cannibalismo?

Non è a caso che tra i Romani, quando la religione cristiana veniva "pressappoco" spiegata da persone profane, ci fosse la convinzione che i riti cristiani erano dei banchetti di carne umana, e... tante resistenze, e tante persecuzioni sono avvenute proprio per questo tipo di incomprensione.

Il discorso di Gesù non era stato capito, ma... non era un discorso semplice.

Giovanni ci ha proposto tale discorso in maniera "cruda", Paolo, in maniera un poco più addolcita.

Paolo dice: "Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo non è forse comunione con il sangue di Cristo". Dice: "comunione" con il sangue di Cristo e non "è" il sangue di Cristo. Spero comprendiate la differenza!

Continua Paolo: "Il pane che noi spezziamo non è forse comunione con il corpo di Cristo?". E' comunione con il corpo di Cristo e non "è" il corpo di Cristo.

Naturalmente ognuno si esprime in base alla possibile comprensione del suo uditorio.

Il primo discorso propedeutico è quello della comunione: si fa comunione con Gesù. Infatti noi usiamo il termine Comunione: andiamo a fare comunione con Gesù, ed è vero perché si fa realmente comunione con Gesù. Si fa comunione con Gesù attraverso il "segno" del pane che in se stesso non è poi così grande.

Nell'Eucarestia la sproporzione tra ciò che si sperimenta, un pezzettino di ostia, e la Realtà che sta dietro allo sperimentato è al di là di ogni limite.

Il punto di inserimento di Dio nella realtà umana avviene attraverso l'Eucarestia; il punto di inserimento nello sperimentabile, è una realtà minima anche quantitativamente (un pezzo di pane e qualche goccia di vino), mentre ciò che sta "dietro" è enorme: Gesù, Dio Uomo nella sua totalità. Proprio per questo noi diciamo è un mistero.

Mistero in quanto riusciamo ad avvertirne il significato (non ad esaurirlo), ma il "come" ci lascia perplessi.

Il "come" ce lo dice Gesù: "Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il Suo sangue non avrete in voi la vita. Chi mangia la Mia carne e beve il Mio sangue ha la vita eterna e Io lo risusciterò nell'ultimo giorno".

Il "come" Gesù non lo spiega subito. Il "come" lo dirà solo nell'ultima cena quando spiegherà come assorbire in noi la sua vita, come assorbire in noi questo Suo essere stato uomo e farli nostri "mangiando" quel pane e bevendo quel vino.

Di questo mistero, ciò che si esperimenta, ciò che accade sotto i nostri sensi è una cosa minima, ma "dietro" esiste un grandissimo mistero, una grandissima realtà: realtà che ci dà la vita spirituale.

Noi siamo un poco stupiti, ma in realtà, nella nostra vita, questo tipo di "meccanismo" è un meccanismo quotidiano.

Noi diciamo: il nostro pensiero, la nostra filosofia, la nostra intelligenza, ma... se non ci fosse il nostro corpo, se non ci si nutrisse, se non ci si riposasse, tutte queste "doti", pur grandissime, in un uomo non potrebbero sussistere.

Chiesero ad Einstein: "Per qual motivo lei mantiene e cura il suo corpo,". risposta: "Perché il mio corpo è il supporto del mio cervello, e il mio cervello è il supporto del mio spirito, e il mio spirito è il supporto della mia anima".

Dobbiamo renderci conto che "l'ostia" può sembrare una sproporzione, invece è il punto di inserimento necessario, come è necessario per vivere il mangiare, il dormire... Per vivere spiritualmente è necessario nutrirsi del corpo e del sangue di Cristo che sono presentati nel pane e nel vino che vengono consacrati e offerti a Dio nell'ultima cena e nella rinnovazione dell'ultima cena, nella Santa Messa. Questa è la realtà!

Il Signore ci dice: "Voi avete bisogno di nutrirvi di Me. Il vostro spirito deve nutrirsi di Me. Se voi non vi nutrite di Me non avrete la vita in voi: la vita non dimorerà in voi".

E tutto questo perché il nostro spirito viene continuamente assorbito, annullato, bevuto, succhiato da tutto quello che noi facciamo e da tutto quello che incontriamo. Il nostro fisico, a volte viene "assorbito" dalle situazioni quotidiane: andate al Pio Albergo Trivulzio e fermatevi un'ora in una qualsiasi delle corsie in compagnia dei degenti anziani e vi renderete conto che questi, senza volerlo, vi "succhiano" la vita lasciandovi "spompati" e vuoti.... Gli anziani "bevono" la vita dei giovani: proprio per questo motivo vogliono stare in mezzo ai giovani. Quando ho portato la mia mamma di 82 anni al Pio Albergo Trivulzio per una cura di riabilitazione e si è trovata in camera con altre due persone anziane, ha detto a mio fratello e a me: "Ma mi avete messo in mezzo ai vecchi?". Gli anziani vogliono stare con i giovani per poter "assorbire" la loro vita.

Così è per la vita dello spirito: più si vive in mezzo a persone che non hanno nulla a che fare con la vita dello spirito, a persone "non" cristiane di dentro, più si è "mangiati". E questo non perché noi si voglia dare a tutti i costi, ma per una questione di equilibrio di energie: l'energia "più" va dove c'è energia "meno".

Quando ci sono due livelli di acqua: uno più alto e uno più basso, quello più alto si riversa in quello più basso.

Se siamo veri cristiani e viviamo in mezzo a dei non cristiani (e non parlo di attribuzioni perché tanti si dicono cristiani ma non lo sono, tanti si dicono figli della pace e invece dentro di loro covano rancori e odi) veniamo "mangiati". La nostra energia spirituale viene assorbita e... quindi abbiamo bisogno di ricaricarla. Come? La ricarica deve avvenire fisicamente.

Il Signore ha voluto che noi ci "ricaricassimo" attraverso il fisico perché la "ricarica" attraverso lo spirito è difficile: nel caso specifico la ricarica fisica avviene attraverso l'Eucarestia.

Nutrendoci del pane e del vino consacrati assorbiamo una realtà che sta "dietro" o "sotto" (sub-stantia) a cui il Signore ha legato per Parola Sua un effetto spirituale e soprannaturale.

La Realtà dell'Eucarestia è una Realtà che a volte diventa non solo il supporto della vita spirituale, non solo il supporto della vita dell'anima, ma anche quello della vita fisica. Ci sono persone che per anni si sono nutrite esclusivamente con l'Eucarestia (persone controllate da fior di medici!) sopravvivendo benissimo. Questo per dimostrazione, perché il Signore ogni tanto dà la dimostrazione di ciò che è l'Eucarestia: dimostrazione concreta della Sua presenza nell'Eucarestia (ostie che si spezzavano e dalle quali usciva sangue: Bolsena e tanti altri casi). Il Signore non pretende da noi una fiducia completamente cieca: ci dà i segni.

L'Eucarestia è cibo per la nostra anima, anche se in effetti si tratta di un atto materiale, infatti quando ci comunichiamo vediamo solo un'ostia bianca. Dietro l'ostia bianca però c'è tutta una vita soprannaturale.

Quando eravamo ragazzi ci dicevano che le doti per ricevere bene l'Eucarestia erano: 1° essere in grazia di Dio. Essere in grazia di Dio vuol dire avere l'amore di Dio nel cuore: se ci sono dei rancori non si è in grazia di Dio.

Quando si hanno sentimenti di vendetta bisogna evitare di parlare di grazia di Dio! Qualcuno oserà dire: "Io non ho fatto nessun peccato mortale". Vero, ma siccome serbi rancore non sei in grazia di Dio.

Il Signore ha detto che anche il pensiero è già una decisione: un pensiero buono è una buona decisione, un pensiero cattivo è una cattiva decisione.

Essere in grazia di Dio vuol dire non "tenere" dentro di sè delle cose negative, dei pensieri negativi. E' istintivo provare del rancore per chi ti ha fatto del male, o per chi ti ha fatto un'ingiustizia... ma, bisogna "cacciare" dal cuore il rancore. Un conto è sentire (provare) e un conto è acconsentire.

Non dobbiamo permettere ad alcun pensiero cattivo di astio o di odio di rimanere dentro di noi: bisogna cacciarlo. Questo significa essere in grazia di Dio.

1° essere in grazia di Dio, 2° sapere e pensare Chi si va a ricevere.

Quando si va a fare la comunione bisogna pensare a Dio: pensare a Lui. Pensare a Lui e non a noi attraverso Lui: pensare solo a Lui perché in quel momento ci deve essere solo Lui.

Questo è il grande raccoglimento che ci deve essere in noi quando andiamo a ricevere la Comunione. Certo, ci sono dei riti eucaristici, per esempio la S.Messa solenne nella quale si devono svolgere anche dei compiti, ma.... al momento della Comunione bisogna arrivare a pensare solo a Lui.

Non so se il cantare quando si va a ricevere la Comunione sia veramente positivo!!! E ve lo dice uno che la musica la compone. Non sono convinto che sia positivo. Vedo bene il cantare dopo, ma... prima e durante non bisogna essere disturbati per poter pensare solo a Lui.

Bisogna sentirsi piccoli davanti a Lui!

I gradini dell'Altare, dove una volta ci si inginocchiava per ricevere la Comunione, sono rimasti, e se anche non ci si inginocchia più, devono però farci sentire "piccoli" davanti a "Qualche-cosa" di grande.

Davanti a qualche cosa di grande (leggete la Bibbia, le Sacre Scritture) ci si deve mettere in ginocchio, quindi secondo me ci si dovrebbe mettere in ginocchio per fare la Comunione.

Una volta la "balaustra" serviva proprio per mettersi in ginocchio davanti al Signore. Dopo il Concilio le cose sono cambiate ma.... non sempre i cambiamenti sono stati giusti o hanno rispecchiato lo spirito del Concilio.

Per ricevere l'Eucarestia ci si dovrebbe mettere in ginocchio!

La festa del Corpus Domini ci porti a superare, con l'occhio della fede, quello che esteriormente sembra un gesto normale, come l'andare a prendere un pezzetto di ostia, per poter comprendere la Realtà che sta dietro e per riuscire a sapere e pensare Quello che andiamo a ricevere. Solo così la nostra vita sarà più forte, solo così gli altri, quelli che non credono, si renderanno conto che in noi c'è "Qualche-cosa" che ci rende forti. Non serve fare la Comunione se poi si è sempre abbattuti o "giù di corda".

La Comunione deve essere la nostra forza enorme, come lo è stata per tanti primi cristiani, per tanti martiri.

 

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