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TESTO Commento Gc 3,17

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Lunedì della VII settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (19/05/2008)

Brano biblico: Gc 3,17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

La sapienza che viene dall'alto è anzitutto pura.

Come vivere questa Parola?

Giacomo ha appena detto sapiente colui che "con la sua buona condotta mostra le sue opere ispirate a mitezza". Ha proclamato un comportamento ma poi è andato diritto alla radice del comportamento che è il cuore. Ha detto che lì, nella nostra interiorità, si covano sentimenti negativi (Giacomo ne denuncia due: gelosia e spirito di contesa) e ne viene un gran male, ogni sorta di azioni cattive.

È interessante soffermarci su questo argomentare di Giacomo. Così apprezziamo di più quel suo proclamare, subito dopo, che la sapienza che viene dall'alto, cioè da Dio, "è anzitutto pura". Qui 'purezza' non ha nulla a che fare con l'ambito della sessualità. È piuttosto una qualità dell'essere che impedisce alla mente d'inquinarsi con intenzioni negative che non pongono al centro il vero scopo del nostro essere e del nostro operare.

È saggio chi è puro, trasparente nelle sue intenzioni, chi non vive la dissociazione tra il suo pensare e il suo agire, chi non ha segrete mire di autoaffermazione a qualsiasi prezzo, anche a quello di 'schiacciare' i più deboli di lui. Ecco perché Giacomo aggiunge che la sapienza "poi è mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, senza ipocrisia".

Nella mia pausa contemplativa, mi soffermo sul quell'anzitutto e poi. Come due segni che indicano, in musica, la forza introduttiva del motivo dominante e poi tutto lo snodarsi dello stesso motivo in piena armonia. E mi chiedo: come sto nella mia interiorità? Curo la purezza delle mie intenzioni o mi lascio vivere su spinte egoiche?

Signore, che io cerchi te, la tua gloria, il tuo Regno, la vita, il bene e la gioia di tutti. Dammi dunque purità e trasparenza nel profondo del cuore.

La voce di dottore della Chiesa

La saggezza non è altro che la misura dello spirito con cui esso raggiunge l'equilibrio in maniera da non disperdersi nel troppo né restringersi al di sotto del limite della pienezza. Si disperde nella lussuria, nella volontà di dominio, nell'orgoglio e simili, con cui lo spirito di individui incapaci di moderazione e infelici crede d'accaparrarsi gioie e potenza. Si restringe nell'avarizia, nella pusillanimità, nella tristezza, nella cupidigia e altri mali di varia specie, a causa dei quali anche gli infelici ammettono che gli uomini sono infelici.
S. Agostino

 

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