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TESTO Siamo uomini e donne, ma soprattutto siamo “cristiani”!

Antonio Pinizzotto

Pentecoste (Anno A) - Messa del Giorno (11/05/2008)

Vangelo: Gv 20,19-23 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

La storia ci racconta e ci fa da maestra su come all'inizio nel mondo non ci fosse alcuna separazione; non vi era un "mio", un "tuo", un "suo"... ma tutto era di tutti. Spiega il cardinale Tonini che «non c'era un cielo francese e un cielo tedesco, un acqua africana e un acqua nordamericana. Ma ai fini della certezza è stato necessario che un gruppo si impossessasse di un certo territorio. [...] Per questo sono nate le razze, le etnie, aggiungendo al possesso dell'ambiente i ritmi, la storia di ciascun popolo E' iniziata progressivamente la frantumazione, la "Babilonia"» ( Profezie per l'ottimismo , pag. 10).

In queste brevi nozioni, ritroviamo certamente uno spaccato della nostra ferialità: il nostro impegno instancabile nel costruire muri, steccati, separazioni... perché – come di solito ci viene detto – da soli ce la possiamo fare, possiamo "spaccare" il mondo.

L'esperienza della Parrocchia mi insegna come tante volte sia più semplice "organizzare" i pochi, lavorare con una èlite, con i più capaci, i più volenterosi... Tuttavia, ci chiediamo: è questo l'atteggiamento giusto per il cristiano?

La Parola di Dio che ci è stata consegnata in questa solennità non sembra approvare tale teoria, anzi, sembra proprio che la smentisca. Nella Prima Lettura, gli effetti suscitati dalla discesa dello Spirito nella Pentecoste rendono capaci di capirsi coloro che provengono da diverse regioni e parlano ciascuno nella propria lingua.

Dunque, la Liturgia di oggi sconvolge il nostro modo di pensare e di essere, perché il dono del Risorto, lo Spirito Santo, abbatte ogni confine, ogni recinto. Dio ci raduna da ogni parte della terra per fare di noi il Suo "unico" Popolo. Ci ricordava la Seconda Lettura: «Tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi» (1 Cor 12,13); san Paolo lo dice ancora meglio nella lettera ai Galati: «Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3,28).

Ci riteniamo noi migliori di chi non frequenta la chiesa, di chi non è cattolico o cristiano, magari perché andiamo a Messa ogni Domenica o perché adempiamo ai cosiddetti "doveri religiosi" o perché facciamo l'elemosina a qualche barbone? Purtroppo, a volte, sì!

Ma oggi il dono dello Spirito ci sconvolge e ci spiazza. E' come se all'improvviso la nostra chiesa non avesse più muri ed avesse come tetto solo il cielo; è come se le porte delle nostre aule liturgiche fossero spalancate verso l'esterno, verso il mondo... è lì che ci conduce lo Spirito della Pentecoste.

Si tratta in realtà di una nuova nascita. Celebriamo oggi, infatti, il giorno natalizio della Chiesa , la Comunità dei credenti in Cristo, costituita dal Padre mediante l'effusione dello Spirito Santo.

La Storia della Salvezza, iniziata con la vocazione di Abramo, nostro "padre nella fede", giunge in questo giorno santissimo al suo compimento, nel dono dello Spirito che Gesù effonde su coloro hanno creduto alla sua risurrezione.

Ci sentiamo interpellati a mettere in discussione il nostro cristianesimo stanco, arido, scontato, nozionistico, quasi fosse una teoria. No, carissimi fratelli e sorelle: la Pentecoste ci chiama a compiere un salto di qualità, ci sprona a riconoscere la Salvezza che Dio ha operato per ogni uomo nel Suo Figlio Gesù, un evento che ha certamente cambiato i connotati alla storia di ogni creatura. E di tutte queste verità noi siamo i testimoni prescelti, privilegiati perché in ogni parte della terra si conoscano i prodigi del nostro Dio.

Siamo uomini e donne, ma soprattutto siamo "cristiani", portatori di Cristo, il Risorto, il Vivente nei secoli! In Lui riconosciamo la gloria a cui siamo chiamati e di cui siamo già partecipi attraverso il Battesimo nell'acqua e nello Spirito, che ci ha resi nuove creature mediante la partecipazione al Mistero pasquale di Cristo, membra della Famiglia di Dio che è la Chiesa.

Guardiamo con singolare stupore al mistero che oggi la Chiesa ci fa celebrare. Sono trascorsi 50 giorni dalla Pasqua. Il Signore risorto è asceso al cielo e ha dato compimento alla sua promessa. Egli prolunga così, senza più alcun margine, l'esperienza della Sua vittoria sul peccato e sulla morte e ci rende liberi. Il dono dello Spirito è il compimento di ogni promessa fatta da Dio all'uomo proprio perché Egli, nel suo misterioso disegno di bontà e di misericordia, si è rivelato in pienezza, facendoci conoscere il segreto della felicità eterna e chiamandoci alla vita che non ha più fine. Tutto Dio ci ha fatto conoscere di sé!

Oggi l'uomo è impegnato su vari fronti nella ricerca scientifica di metodi che possano garantire un prolungamento della vita, lungi da ogni malattia, da ogni affanno, da ogni preoccupazione... eppure l'uomo non si è ancora accorto di come Dio gli abbia donato gratuitamente il segreto dell'eterna giovinezza, la vita eterna, la possibilità di vivere, nel temporale, una dimensione a-temporale. Questo Dono è lo Spirito Santo, il Dio dell'Amore, tanto sconosciuto e tanto presente nella nostra vita.

Questo Dono primordiale di Dio, che ha "collaborato" all'opera della creazione e della redenzione, continua, giorno dopo giorno, l'opera della "nuova creazione", dove ogni uomo è chiamato nella sua storia personale alla salvezza, alla felicità, alla pace. La "nuova creazione" consiste nella remissione dei peccati, di cui Cristo risorto rende capaci gli apostoli nella sera di Pasqua: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20,22-23).

Il segreto dello Spirito del Risorto, secondo una logica che forse il mondo non può capire, è la delicata capacità di trasformare un cuore impaurito e frammentato in un cuore riconciliato.

Carissimi fratelli e sorelle, dobbiamo sentire forte, in questo nostro mondo e in questo nostro tempo, l'urgenza di recare ad ogni uomo l'annuncio della riconciliazione: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi» (Gv 20,21). Questa consegna del Signore risorto deve fare di noi i testimoni della pace, i missionari della gioia evangelica, i portatori del dolce soffio dello Spirito di Pentecoste, secondo la profezia del trito-Isaia: «Ricostruiranno le vecchie rovine, rialzeranno gli antichi ruderi, restaureranno le città desolate, devastate da più generazioni. Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio. Vi godrete i beni delle nazioni, trarrete vanto dalle loro ricchezze. Coloro che li vedranno ne avranno stima, perché essi sono la stirpe che il Signore ha benedetto» (cfr. Is 61,4-9).

Fratelli e sorelle, «recate a tutti l'annuncio della conversione e del perdono dei peccati, ma date voi per primi testimonianza di una vita convertita e perdonata. Sappiamo bene che questo non è possibile senza essere "rivestiti di potenza dall'alto" (Lc 24,49), cioè senza la forza interiore dello Spirito del Risorto. Per riceverla occorre, come disse Gesù ai discepoli, non allontanarsi da Gerusalemme, rimanere nella "città" dove si è consumato il mistero della salvezza, il supremo Atto d'amore di Dio per l'umanità. Occorre rimanere in preghiera con Maria, la Madre che Cristo ci ha donato dalla Croce. Per i cristiani, cittadini del mondo, restare in Gerusalemme non può che significare rimanere nella Chiesa, la "città di Dio", dove attingere dai Sacramenti l'unzione dello Spirito Santo» (omelia di Benedetto XVI in occasione del Convegno Ecclesiale di Verona, 19.X.2006).

Quante volte, miei cari, ho sperimentato la grazia del dono dello Spirito nella mia vita! Quante volte la gioia delle Pentecoste ha riempito i tanti vuoti della mia esperienza terrena! Segni indelebili che certamente non è possibile in alcun modo raccogliere in poche parole!

Come cristiano e fratello nella fede, sento forte la fatica di conservarmi nella fedeltà al Vangelo; nonostante le cadute, però, il Signore mai mi fa mancare la Sua forza, la forza che viene dalla fede e che è dono dello Spirito.

Le mie esperienze pastorali mi hanno dato tante volte l'opportunità di riconoscere l'agire dello Spirito nella mia povera persona, il dolce Soffio del Paraclito che anima la vita dei credenti e, quindi, della Chiesa, Sposa di Cristo.

Ricordo con particolare affetto il giorno della mia Cresima, nella Pentecoste di 11 anni fa', e l'invito che mi fece il Vescovo, chiedendomi di "rafforzare il mio ministero". Conservo ancora gelosamente nel cuore i doni dello Spirito che nella Pentecoste ha voluto affidarmi tante volte, in cui ho sperimentato tanta grazia, tanta ricchezza, e come il Signore abbia sconvolto e stravolto la mia esistenza, senza mai abbandonarmi.

Vi dico tutto ciò non per fare delle lungaggini, ma perché è doverosa questa testimonianza. E' doveroso che anche io dica a ciascuno di voi, non tanto con le parole quanto con l'esperienza della vita, di "rafforzare il proprio ministero", nella gioia del Signore risorto, per collaborare all'edificazione della civiltà dell'Amore su questa terra, che altro non può essere se non frutto dello Spirito Santo. Ne abbiamo bisogno! Ne sentiamo il bisogno... per noi, per le nostre famiglie, per le nostre Comunità cristiane, per ogni uomo della terra!

C'è un mondo che ci aspetta, che ha bisogno di noi! Ci sono tante povertà che attendono il nostro aiuto, il nostro sostegno responsabile... non possiamo ignorare tutto ciò!

Al termine di questo giorno verrà sottratta dalla nostra vista la luce del Cero pasquale, che abbiamo acceso nella notte santa della risurrezione del Signore. Ciò avviene perché dobbiamo incarnare quella luce ed essere, ad immagine di Cristo risorto, noi stessi la luce per il mondo .

Imploriamo con fiducia la perenne effusione dello Spirito Santo, che ci renda davvero "nuovi", che trasfiguri le nostre esistenze nella luce del Risorto, che ci faccia sentire forte l'esigenza di essere missionari del Vangelo... come Maria, la Donna "adombrata" dallo Spirito (cfr. Lc 1,35), che ha saputo camminare lungo le vie che lo Spirito ha tracciato per lei e per noi, perché si adempisse il Mistero della salvezza

Lo stesso Spirito effuso nella Pentecoste, che ha guidato gli apostoli alla verità tutta intera (cfr. Gv 16,13), confermi ancora e meglio ciascuno di noi nella fedeltà al Vangelo e ci renda testimoni gioiosi della salvezza.
Amen!

 

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