TESTO Commento Gv 10, 27-28
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Martedì della IV settimana di Pasqua (15/04/2008)
Vangelo: Gv 10,22-30
Dalla Parola del giorno
"Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano."
Gv 10, 27-28
Come vivere questa Parola?
Ancora una pennellata si aggiunge al profilo del Buon Pastore-Messia. È un uomo mite che non ha bisogno di alzare il tono. Viene riconosciuto immediatamente dal solo timbro della voce. Il suo è un richiamo d'amore che non lascia indifferenti, perché il suo Vangelo non è una dottrina che indica strade di salvezza, ma una persona, il Cristo, che si definisce "Via, Verità e Vita". Chi lo segue non andrà mai perduto e sarà al sicuro da ogni tentativo di violenza.
In un mondo come l'attuale, dove si discute tanto sulle misure di sicurezza, "l'immagine evangelica del buon pastore - scrive un autore contemporaneo - che alla sera va in cerca delle pecorelle smarrite o di chi tende a rallentare il passo ha un valore regressivo - non in senso negativo - perché ci tutela e ci sostiene quando sprofondiamo nel dolore e sentiamo la necessità di affidarci alla speranza".
Il suo dono è una vita eterna, quella che supera lo spazio e il tempo: le due categorie messe in crisi dalle nuove tecnologie. Allora l'immagine del buon pastore supera l'iconografia dolciastra dei 'santini' e si identifica nella figura forte di chi, avendo superato il deserto, i dirupi, il vento e le tempeste "porta gli agnellini sul petto e conduce pian piano le pecore madri". Le parole del profeta dipingono un quadro di tenerezza e forza, che invita alla fiducia.
Oggi, nella pausa di riflessione mi chiederò: Conosco la voce del pastore buono che ha dato la vita per salvarmi? Io riesco ad avere forza e tenerezza insieme nei rapporti interpersonali?. Chiederò al Signore di conoscerlo intimamente e di seguirlo ovunque vada.
Le parole del Papa buono
Non mi occorre adoperare forme dure per tenere in buon ordine. La bontà vigilante, paziente e longanime arriva ben più in là e più rapidamente che non il rigore e il frustino. E non soffro neanche illusioni o dubbi su questo punto.
Giovanni XXIII dal "Giornale dell'anima"