TESTO La porta, non solo la guida
padre Gian Franco Scarpitta S. Vito Equense
IV Domenica di Pasqua (Anno A) (13/04/2008)
Vangelo: Gv 10,1-10
1«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. 2Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. 3Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. 4E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. 5Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». 6Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
7Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. 8Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. 9Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. 10Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Parole franche quelle di Pietro, che mentre arringa i Giudei astanti che lo ascoltano sottende da una parte la vigliaccheria e la melensaggine di coloro che avevano ucciso spietatamente Gesù Cristo, dall'altra la potenza di Dio che, superando le limitatezze umane, la barbarie e le soluzioni omicide nella Resurrezione dello stesso Signore Gesù. "Sappia con certezza la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso." Pietro affronta il tema della condanna capitale di Gesù sottolineando come proprio la sua morte di croce sia stata per lui propiziatoria di gloria e di innalzamento, poiché proprio dalla croce scaturisce la resurrezione e da questa la signoria di Dio che ci salva dalla morte.
Signore (Kirios) è infatti appellativo di dominio di Gesù sul mondo, sulla varietà degli elementi e sugli uomini e le nazioni.Cristo vuol dire invece Unto, inviato da Dio per la salvezza e il riscatto di tutti.
Ecco perché gli ascoltatori si lasciano trasportare dalla commozione e il loro cuore sussulta al punto che comprendono la vanità e l'inettitudine del male commesso; da qui la loro conversione e la loro appartenenza definitiva allo stesso Signore che avevano ucciso. Si convertono a Dio, cambiano dimensione di pensiero e impostazione di vita, insomma si realizza la profezia perentoria del profeta Zaccaria ricordata da Giovanni: "Volgeranno lo sguardo su colui che hanno trafitto." (Zac 12, 20).
Il Cristo Risorto che adesso mostra tutta la sua potenza anche attraverso eventi straordinari come le guarigioni è infatti il Glorioso che ha mostrato di non conoscere sconfitta alcuna e pertanto imprime nella coscienza di ciascuno; di fronte a lui si cambia vita perché lui stesso vuole cambiarcela in meglio, offrendoci proposte di benessere personale e di convivenza sociale.
Per assumere Cristo però occorre mostrare sensibilità e fiducia estrema, riponendo sempre su di lui la speranza. Occorre cioè avere la sensibilità e la docilità delle pecore che seguono il loro pastore continuamente, senza porre resistenza né obiettare alcunché mentre lui le dirige e le conduce al pascolo: il pastore ottiene sempre che il suo bestiame lo segua senza tentennamenti, per cui si cura che tutto il gregge resti unito e si consolidi nel pascolare come nel produrre alimenti caseari.
Gesù però oggi va un po' oltre, delucidando che la nostra condizione è sì quella degli ovini che si affidano costantemente a chi li conduce al pascolo e a chi li orienta, tuttavia non di animali stupidi e scriteriati nonché privi di cognizione e di capacità di giudizio: noi siamo il gregge del nostro Pastore, tuttavia pecore intelligenti e dotate di capacità critica, spirito di osservazione e di considerazione, per cui a differenza degli animali noi siamo consapevoli del nostro Pastore, lo abbiamo in precedenza conosciuto, valorizzato, apprezzato e adesso lo seguiamo disinvoltamente.
In poche parole noi abbiamo compreso che Gesù oltre che la nostra guida è anche la PORTA DEL GREGGE, cioè l'unica via di accesso alla verità e alla salvezza e nel suo mostrarsi tale egli si qualifica come valida alternativa a quanti si propongono presunti "pastori" che piuttosto che adunare disperdono il gregge, poiché si prefiggono nient'altro che i loro obiettivi personali e i loro interessi materiali o ideologici.
Ci stiamo riferendo ai leders delle varie Sette e dei numerosi movimenti religiosi alternativi che di fatto confondono il popolo di Dio promettendo apogei di gioia imperiture o subdole panacee; alle varie associazioni politiche estremistiche, alle ideologie false che hanno già contribuito a qualificare il vuoto della nostra epoca e ad instaurare il pensiero debole e la fallacia; ai miti traditi di certe rivoluzioni e contestazioni che sono state smentite nella prassi proprio da coloro che le avevano organizzate; alle impostazioni teologiche "rivoluzionarie" che, mettendolo in mezzo, in realtà escludono Dio dalla loro struttura organizzativa.
Tutti questi elementi di proposta alternativa al Cristo mostrano di essere stati semplicemente presunti uomini che entrano dalla porta; Cristo invece ci si propone come la porta stessa del gregge, prima ancora che la sua guida perché orientandoci si aspetta che noi ci convinciamo realmente e ci affasciniamo di lui, anche a proposito di quello che della nostra fede comporta impegno e sacrificio o anche rinuncia.
Che Cristo sia la porta che conduce la Verità è dato dal fatto che solo attraverso di lui, nello spirito Santo si accede al Padre e da questi alla Verità e alla salvezza tutta intera ma a tali prerogative siamo incoraggiati dallo stesso Dio che è il Signore Gesù Cristo Risorto, ossia vincitore della morte, del male, delle illusioni e delle sconfitte che l'umanità si procaccia da se medesima.
I Giudei che di fronte a Pietro sentivano ardere il proprio cuore domandarono prontamente: "Che cosa dobbiamo fare? " Domandiamocelo anche noi: Cosa fare, come atteggiarci, in conseguenza del dono di Cristo porta e guida delle pecore?
Non si può che rispondere con il solo atto di attenzione nei riguardi di Gesù, ossia da parte nostra occorrerebbe molta più fiducia nel lasciarci guidare da lui sesnza condizioni, interrogandoci sulla validità delle nostre scelte, se queste siano in linea con quella prioritaria del Cristo, se ci adoperiamo costantemente a seguire la sua volontà e se davvero siamo protesi ad assumerlo come punto di riferimento anche al di fuori delle nostre celebrazioni liturgiche... E disporci a vedere in Cristo il criterio costante del nostro essere e del nostro agire.