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Pentecoste (Anno C) - Messa del Giorno (03/06/2001)

Vangelo: Gv 14,15-16.23b-26 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 14,15-16.23-26

15Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre,

23Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. 24Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.

25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Colomba... fiammelle di fuoco... vento... No: decisamente a immaginarci lo Spirito Santo facciamo una gran fatica. Mi spiego: il Padre tanto quanto, è l'Incommensurabile, l'Onnipotente, e allora un simpatico vecchione barbuto ci sta. Il Figlio è facilissimo con la ricchissima descrizione che la storia ci ha consegnato e il suo bel viso brunito contornato da una bella barba rasa ce lo restituisce all'immaginazione. Ma lo Spirito! Vagamente legato alla Pentecoste, lo rispolveriamo in occasione della Cresima (ah! Sacramento difficile da vivere per i nostri ragazzi in piena crisi adolescenziale), rischia di restare accantonato nelle nostre devozioni come un "qualcosa di più" di un santo. Che tristezza! Così pochi conoscono delle preghiere delle invocazioni dello Spirito. Lo Spirito: presenza d'amore della Trinità, ultimo dono di Gesù agli apostoli, nominato con rispetto e con titoli straordinari da Gesù: " Vivificatore", "Consolatore", "Ricordatore", invocato con tenerezza e forza dai nostri fratelli cristiani d'oriente. Senza lo Spirito saremmo morti, esanimi, spenti, non credenti, tristi. Esagero? No, è che lo Spirito, così discreto, così impalpabile, indescrivibile, è la chiave di volta della nostra fede, ciò che unisce tutto. L'unico esempio che mi sembra spiegare bene ciò che ho nel cuore è questo: immaginatevi di essere una radio (a voi la scelta tra un sofisticato apparecchio HiFi o una scatolina portatile) e immaginatevi che il Signore Gesù, la fede, la vita di Dio sia una potente stazione radio. Bene: se non siete in sintonia, se non cogliete la giusta frequenza, sentirete solo un fastidioso ronzio. Idem con lo Spirito (che spero mi perdoni per la bestialità di esempio!): senza lui che ci mette in sintonia la fede ci giunge agli orecchi del cuore come brusio. Davvero lo Spirito, già ricevuto da ciascuno nel Battesimo, è Colui che ci rende presente qui e ora il Signore Gesù. Siete soli? Avete l'impressione che la vostra vita sia una barca che fa acqua da tutte le parti? Vi sentite incompresi o feriti? Invocate lo Spirito che è Consolatore che con- sola, fa compagnia a chi è solo. Ascoltate la Parola e faticate a credere, a fare il salto definitivo? Invocate lo Spirito che è Vivificatore, rende la vostra fede schietta e vivace come quella dei grandi santi. Fate fatica a iniettare Gesù nelle vene della vostra quotidianità, preferendo tenerlo in uno scaffale bello stirato da tirare fuori alla domenica? Invocate lo Spirito che ci ricorda ciò che Gesù ha fatto per noi. Così gli apostoli, come ancora si diceva domenica scorsa, che hanno dovuto essere abitati dallo Spirito, che li ha rivoltati come un calzino per essere finalmente, definitivamente annunciatori e, allora, solo allora, hanno iniziato a capire, a ricordare col cuore. Ecco allora che le immagini del fuoco, del vento, sono quanto mai azzeccate, e la pagina degli Atti è straordinaria in questo suo esagerato uso di parole che sottolineano lo stupore, la meraviglia, il cuore che scoppia. Se avete sentito il cuore scoppiare, ascoltando la Parola, state tranquilli: c'era lo Spirito che, finalmente, era riuscito a forzare la serratura del vostro cuore e della vostra incredulità! Non vi capite con chi vi sta intorno, col vostro parroco, col vostro confratello? Invocate lo Spirito che suscita l'antiBabele ricucendo gli strappi del nostro non capirci per suscitare comunioni sotterranee che vanno al di là delle simpatie. Abbiamo bisogno, urgiamo, ci è indispensabile invocare lo Spirito perché ci cambi il cuore, ce lo riempia, dia una svegli alla nostra fede. Non è tempo perso il tempo dedicato ad invocarlo, a supplicarlo, a fargli vedere che lo aspettiamo. Allora, amici, ancora socchiudiamo gli occhi assieme e con fede, con forza, con passione, sussurriamo ancora una volta: "Vieni".

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