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TESTO Commento su Giovanni 20,19-31

don Daniele Muraro   Home Page

II Domenica di Pasqua (Anno A) (30/03/2008)

Vangelo: Gv 20,19-31 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

30Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Il ritmo delle liturgia ci riporta in chiesa ad una settimana di distanza dalla Pasqua. In giorno di Domenica siamo riuniti in preghiera per ascoltare la parola del Signore e per incontrarlo nel sacramento dell'Eucaristia. Domenica è l'appellativo cristiano che ha sostituito la denominazione ebraica generica di primo giorno dopo il sabato e secondo il calendario della Chiesa siamo arrivati alla seconda Domenica di Pasqua. Si dice di Pasqua e non dopo Pasqua, perché per la Chiesa non esiste tempo dopo Pasqua, in quanto la Resurrezione del Signore è l'avvenimento più grande della storia, l'unico che ci proietta direttamente nell'eternità.

Nel Vangelo abbiamo ascoltato come il primo ad inaugurare il ritmo settimanale nella pratica della fede cristiana sia stato Gesù Cristo stesso, apparendo la sera di Pasqua e successivamente otto giorni dopo, cioè lo stesso giorno della settimana seguente.

In quella destinata ad rimanere nei fatti come la prima Domenica della storia, Gesù appare ai suoi apostoli, mentre sono chiuse le porte del luogo dove si trovano, il Cenacolo, e rivolge loro un saluto pieno di amore: "Pace a voi!". Anche la seconda volta Gesù viene a porte chiuse e ripete lo stesso augurio. Egli trova però un clima diverso; ormai gli apostoli non si meravigliano più; la gioia per la presenza in mezzo a loro del Signore risorto non cambia, ma in aggiunta lo adorano subito pieni di fede.

Per quanto riguarda gli apostoli il giorno della seconda apparizione le porte sprangate non sono più segno di paura, ma di raccoglimento; per quello che riguarda Gesù invece l'espediente di attraversare pareti solide per mostrarsi non ha più il significato di superare la resistenza a credere da parte dei suoi apostoli, ma è un preannuncio della futura missione. Ben presto saranno gli stessi apostoli a spalancare le uscite del Cenacolo e da quel luogo chiuso essi si disperderanno in ogni direzione per annunciare la buona notizia del Vangelo.

In quella storica seconda domenica di Pasqua però lo stesso stato d'animo di gioia e di premurosa attesa non risiedeva dentro tutti gli apostoli: fra di loro c'era anche chi faceva resistenza e non credeva alla possibilità che Gesù fosse veramente risorto. Si tratta dell'apostolo Tommaso, la cui incredulità è passata in proverbio.

Il suo caso è importante tanto da meritare una descrizione accurata da parte dell'evangelista san Giovanni e soprattutto un interessamento unico da parte di Gesù che a lui solo si rivolge personalmente. Da Gesù Tommaso viene gratificato di una concessione particolare: quella di toccare le sue ferite aperte, ancora presenti sul corpo risorto di Gesù in segno della corrispondenza fra colui che egli aveva seguito come Maestro e colui che ora gli si propone come suo Signore e Dio.

Non sappiamo se san Tommaso abbia messo in pratica l'invito di Gesù di mettere il dito nel posto dei chiodi sulle mani di lui e di entrare con la mano nello squarcio aperto sul suo costato. Dal contesto sembrerebbe proprio di no: a Tommaso basta vedere, anzi di fronte alla rivelazione di Gesù egli diventa consapevole della sua ristrettezza d'animo e viene sopraffatto dal senso della grandezza e maesta del suo Salvatore tanto da uscire in una espressione di fede perfetta nei confronti di Gesù: "Mio Signore e mio Dio!".

L'esperienza di san Tommaso si dimostra in questa maniera il punto di svolta fra due maniere di credere, entrambe importanti e decisive per la vita della Chiesa.

In quanto uno dei Dodici, anch'egli era destinato, come gli altri suoi amici, ad essere testimone oculare dell'apparizione del Signore e se ciò non si realizza fin la prima volta, la mancanza è da imputare solo alla cattiva volontà di Tommaso che di proposito si stacca dal gruppo riunito nel Cenacolo, e una volta informato non vuole acconsentire alla testimonianza degli altri dieci.

In quanto assente alla prima apparizione di Gesù, Tommaso però impersona anche il primo di tutti quelli che, in seguito, dovranno credere senza vedere.

Mentre gli altri apostoli potranno pure cedere al dubbio di fede, perché la tentazione dell'incredulità è sempre in agguato, ma solo dopo avere visto, Tommaso dubita prima di avere visto. Da sempre la fede si basa su dei segni di credibilità e il rimprovero che Tommaso riceve da Gesù non è quello di pretendere dei segni esterni, ma di non fidarsi della testimonianza della Chiesa. Egli avrebbe dovuto credere, perché glielo avevano detto i suoi amici, la Chiesa, da cui egli temporaneamente si era staccato, ma che è l'unico posto in cui si può fare esperienza del Signore risorto e della sua potenza.

Non è la fede che crea l'oggetto della propria aspettativa; anche la fede in Gesù risorto rimane un dono gratuito da parte di Dio, ma essa può crescere e svilupparsi solo all'interno di una comunità che tutta assieme rende testimonianza. "il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati..." abbiamo ascoltato nella seconda lettura e poi con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande approvazione.

Il segno che ci presenta san Giovanni è innanzitutto il suo Vangelo: esso è stato scritto non per soddisfare la curiosità dei suoi lettori, ma per alimentare in essi la fede. Se Gesù solo in pochi lo hanno visto risorto e furono quelli che già prima della Pasqua avevano dato fiducia a Lui, tutti possiamo ascoltare la loro testimonianza, ma soprattutto tutti abbiamo ricevuto lo Spirito santo, primo dono di Gesù ai suoi apostoli e unico capace di riempire di grazia divina la mente e il cuore dei suoi fedeli. È questo il segno principale e più efficace che Gesù lascia alla sua Chiesa: lo Spirito santo che crea in chi lo accoglie la disposizione favorevole per ripetere con Tommaso rivolto a Gesù la professione di fede: "Mio Signore e mio Dio!".

 

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