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Paolo Curtaz   Ti racconto la Parola

XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (15/07/2001)

Vangelo: Lc 10,25-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,25-37

In quel tempo, 25un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». 27Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». 28Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».

29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

Dicevamo che il Signore si serve di noi (di me) per rendere presente il suo volto nel mondo in cui vivo. Dicevamo dello stile e del contenuto di quest'annuncio (è Dio che salva, non noi!), dicevamo dell'urgenza di recuperare il vero volto di Dio nel nostro stanco cristianesimo occidentale...

Il rischio – però - è di fare come il dottore della legge del Vangelo di oggi che affronta Gesù per metterlo alla prova. Per il dottore la fede è chiara, evidente, prova un po' di disprezzo per questo illetterato carpentiere che pretende di parlare di Dio; sì, veramente il povero dottore della legge (che figura sta per fare!) rappresenta due categorie di discepoli: coloro che identificano la fede con la "legge" e coloro che mettono Dio a livello dei massimi sistemi, ne discutono, ma non ne restano coinvolti e avvinti. Ne conosco tanti, troppi, di questi cristiani: il cristianesimo è la legge, fare i bravi ragazzi, rispettare delle norme, dei riti, delle regole. Persone a loro modo oneste e puntigliose che ingessano la libertà di Dio e di noi figli in alcune dotte considerazioni morali. Certo: una fede che non diventa vita nuova è schizzoide.

Ma una morale che non nasce dall'incontro con Cristo è sterile sforzo umano. La fede è anzitutto incontro, non: fare o non-fare qualcosa, ma incontrare qualcuno. La domanda all'apparenza bizzarra che fa a Gesù ha una ragione: i buoni vecchi dieci comandamenti di Mosé, aggiungi di qua e ritocca di là, erano diventati oltre 600. C'era una gerarchia? La domanda serve a vagliare la preparazione teologica del malcapitato Gesù. Che chiede consiglio (che ridere!) al dottore che risponde bene: amare Dio e amare il prossimo. E Gesù lo liquida: "bravo, si vede che hai studiato, complimenti vivi". Che figura! Gesù stai dicendo: "sei contento della tua dimostrazione di bravura? Ti senti realizzato? Goditi la tua sterile fede..." Ahimé molti cristiani pensano che – in fondo in fondo – il problema del cristianesimo di oggi sia l'ignoranza: si fa poco e male catechismo, non si parla più di Gesù ai giovani eccetera...

Vero, abbastanza. Ma il dramma che scuote le nostre coscienze arrugginite di cristiani non è tanto la fatica del catechizzare, ma la nostra testimonianza. Non stiamo vendendo un'enciclopedia ma indicando un Maestro! Forse il nostro dire Gesù è ambiguo, stanco, poco coinvolgente. Forse il problema non è la catechesi ma la fede, la mancanza di fede della nostra comunità. Cristiani tiepidi messi a contatto col gelo del nostro mondo non scaldano ma si raffreddano ulteriormente.

Il dottore ora è spiazzato: Gesù rispetta la sua fede, non la disturba, non inquieta le sue quattro convinzioni. Grande Dio che rispetta l'uomo! Ma questi vuole uscire dal pantano: chi è il mio prossimo? La parabola del buon Samaritano è uno dei capolavori di Luca: vediamo tutti, leggendo, il viandante aggredito, lasciato mezzo morto, vediamo lo sguardo del sacerdote e del levita che hanno paura di lasciarsi coinvolgere, vediamo il gesto delicato del samaritano (un nemico in teoria!) che se ne fa carico, che investe nel futuro, che non aspetta la medaglia e l'applauso per il suo gesto. E Gesù conclude: "Chi è stato prossimo?" Cioè: "Non chiederti chi è colui da amare, ma chi tu sei disposto ad amare". Cioè: mettiti tu in gioco, non stare alla finestra, la fede ti schioda, t' inquieta, ti ribalta, lasciati fare, lasciati rifare, lasciati disfare. Tu, sei disposto a fermarti? Saprai riconoscere nel nemico, nel ferito un fratello? Uno degli slogan dei cattolici per il Forum di Genova è: "Un solo Padre, sei miliardi di fratelli".

Sì, ecco, possiamo annunciare Gesù così, mettendoci accanto, guardando negli occhi delle persone che muoiono, non delle statistiche, cambiando stile di vita se questo serve a farci prossimi. La grande differenza tra Gesù e il dottore è tutta qui: Gesù si metterà in gioco, Gesù sa amare, sa come amare. Il dottore no, o non ancora. Gesù, samaritano dell'umanità di piega su di noi e ci consola. Concludo trascrivendo una preghiera che è stata trovata scolpita sulla pietra al Caravan Serraglio tra Gerusalemme e Gerico, tuttora esistente, da un pellegrino del medio-Evo:

"Amico che leggi, se persino sacerdoti e leviti passano oltre la tua angoscia, sappi che Cristo è il buon samaritano, che avrà sempre compassione di te e, nell'ora della tua morte, ti porterà alla locanda eterna".

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