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TESTO La beatitudine dell’apostolo

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Giovedì della IV settimana di Pasqua (17/04/2008)

Vangelo: Gv 13,16-20 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Lettura

Il brano contiene, in primo luogo, la conclusione della spiegazione della lavanda dei piedi, con le parole di Gesù sul rapporto signore-servo e con quelle circa la relazione tra l'inviato e colui che lo manda. La beatitudine dei discepoli starà nel fare «queste cose», nel fare cioè quello che Gesù ha fatto. In secondo luogo, il testo rimanda al tradimento di Giuda e all'elezione divina, nei confronti dei discepoli che Gesù ha amato e scelto. Infine, pone l'esortazione ad accogliere ogni inviato come il Signore stesso.

Meditazione

Lavare i piedi è gesto di ospitalità e di accoglienza, riservato allo schiavo non giudeo. Ma è anche gesto di intimità della sposa verso lo sposo e di riverenza del figlio verso il padre. Questa ospitalità e accoglienza, questa intimità e riverenza sono le caratteristiche del Signore e Maestro, il quale rivela che la qualità più profonda dell'amore è l'umiltà di essere a servizio dell'altro.

Con questo amore umile, Gesù tiene nelle mani i nostri piedi. I piedi rappresentano il cammino dell'uomo che si è allontanato da Dio; ora essi sono nella mano del Figlio, che è la stessa del Padre, dalla quale nessuno può rapire (cfr. Gv 10,28-30).

Gesù afferma che «un apostolo non è più grande di chi lo ha mandato» (cfr. v. 27). L'essere inviato implica dipendenza da chi manda, ma anche unione con lui e impegno verso di lui. La dipendenza, l'unione e l'impegno nei confronti del Maestro implica il lavare i piedi degli altri, come ha fatto lui, che è stato in mezzo ai suoi come colui che serve (cfr. Lc 22,27). L'umiltà di Dio che lava i piedi all'uomo è il fondamento di un nuovo modo di vivere. Se ciascuno può pensare che il Figlio di Dio «mi ha amato e ha dato se stesso per me», può anche prendere la determinazione che «questa vita che vivo nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato» (Gal 2,20).

L'esperienza personale del Maestro e Signore, che si fa servo, chiama a un determinato stile di vita, diverso da quello nascosto nella lite dei discepoli su «chi di loro poteva esser considerato il più grande» (Lc 22,24). L'apostolo che vuol essere come i grandi del mondo non ha capito chi è il Signore. Diversamente, chi farà come ha fatto Gesù, chi farà «queste cose» sarà beato (cfr. v. 17).

Preghiera:

Signore Gesù, i nostri piedi sono nelle tue mani, il nostro cammino è custodito dal tuo amore. Concedi che con la tua grazia, come te, custodiamo il cammino dei nostri fratelli.

Agire:

Pensando alle parole di Gesù, nella giornata, con umiltà, farò dei gesti di amore fraterno.

Commento a cura di don Nunzio Capizzi

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