TESTO Il pane vero
Martedì della III settimana di Pasqua (08/04/2008)
Vangelo: Gv 6,30-35
Lettura
Il testo del vangelo odierno si apre con la richiesta di chiarimento dei Giudei alla pretesa, avanzata da Gesù, di essere l'inviato di Dio: per poter credere in lui, chiedono un segno visibile, simile alla manna (vv. 30-31). Gesù risponde che la manna data ai padri nel deserto, come il pane che gli interlocutori hanno mangiato sul monte, è segno del "vero pane" che viene dal Padre: il dono del Figlio che dà la vita al mondo (vv. 32-33). Alla domanda di avere questo "pane", Gesù rivela di essere lui il "pane della vita", che sazia pienamente la fame e la sete dell'uomo (vv. 34-35).
Meditazione
I Giudei chiedono a Gesù un segno per credere. Gli interlocutori di Gesù riconoscono l'azione di Dio nel passato, nei confronti dei loro padri che, tramite Mosè, hanno ricevuto la manna dal cielo (cfr. Es 16,4; Sal 78,24), ma non sono capaci di vederla nel presente. Gesù aveva dato e dava tanti segni, ma loro non li vedevano: non vedevano l'azione di Dio nelle azioni di Gesù, la luce di Dio nelle sue parole.
Gesù, come mostra il v. 32, sposta l'attenzione da Mosè a Dio, al «Padre mio», dal passato («vi ha dato») al presente («vi dà»), dai padri ai suoi ascoltatori. A questi, nel presente, il Padre sta dando «il pane dal cielo, quello vero». Gesù chiama i suoi interlocutori alla fede, a riconoscere l'azione attuale di Dio, ad andare al di là delle apparenze, per riconoscere che nelle sue parole, nel suo esempio, nel dono che egli fa della sua vita, c'è il "vero pane" dal cielo, il "pane che dona la vita": «il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo» (v. 33). Gesù, apparentemente, non scendeva dal cielo, era un uomo nato sulla terra e perciò risultava difficile riconoscere in lui il "pane di Dio". Ma con gli occhi della fede era possibile riconoscerlo come il Figlio di Dio, «il pane della vita» (v. 35).
Anche noi siamo tentati di non considerare le grazie che Dio ci fa nel presente, i doni di cui Dio ci circonda, soprattutto il dono del pane di vita. Gesù, il Signore, è in mezzo a noi con la sua parola, con i suoi sacramenti e, continuamente, si presenta a noi con l'invito «chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete» (v. 35). Ci dice sant'Agostino: «"chi viene a me" significa "chi crede in me" [...]. Dobbiamo andare a lui! Egli ci fa venire verso di sé. Ci fa entrare in lui, ci incorpora a lui!».
Preghiera:
Signore Gesù, vero pane disceso dal cielo, scuoti il nostro torpore incredulo. Concedici di avere gli occhi aperti sulla tua bontà verso di noi, su ciò che tu ci doni, su di te. Saremo pieni di gioia e avremo la tua pace. Se veniamo a te, infatti, non avremo più fame e non avremo più sete.
Agire:
Oggi verificherò i miei desideri, la mia fame e la mia sete, alla presenza del "pane di Dio".
Commento a cura di don Nunzio Capizzi