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TESTO Commento su Giovanni 20,11-18

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Martedì fra l'Ottava di Pasqua (25/03/2008)

Vangelo: Gv 20,11-18 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Le disse Gesù: "Donna perché piangi? Chi cerchi?"

Come vivere questa Parola?

Una donna ricca di sentimento e umanissima, colla emotività piange davanti al sepolcro vuoto. Anche lei, come i discepoli, è del tutto immemore che Gesù aveva annunciato "il terzo giorno", il giorno della sua resurrezione.

Maria è costernata perché dice "hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto". Questo lei dice a Gesù, in risposta al suo chiederle la ragione di tanto dolore. Parla con lui ma senza averlo riconosciuto come dentro a un terribile sogno. Ma a risvegliarla, ad aprirla alla realtà basta una parola del Signore: quel dirle "Maria", quel chiamarla per nome. Diversamente il dramma sarebbe continuato, senza sbocchi di luce.

Quel che va ora sottolineato è su due linee: dalla prima emerge la forza della domanda di Gesù che chiede alla donna di motivare il suo dolore anche in riferimento a quel: chi cerchi? Della seconda è il fatto che anche qui l'iniziativa per risolvere è del Signore. Ed è un'iniziativa di tenerissimo amore: quel dirle: Maria, quel chiamarla per nome.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, in un quieto momento di contemplazione scendo dentro di me e mi lascio interrogare da Gesù crocifisso e risorto circa i momenti di dolore e di tristezza che certo non mancano anche nella mia vita. Perché a volte piango? Qual è la ragione della mia sofferenza? E con ancora più decisione è importante che io chieda: chi cerco? Cerco il Signore della mia vita o la mia vita "ingarbugliata" nei nodi di inutili desideri e di in autentici bisogni?

Signore, chiamami per nome in cuore, ti prego. E io ti conoscerò come Luce e senso del mio vivere con te.

La voce del fondatore di Taizé, martire del nostro tempo

Instancabilmente Gesù ci accompagna. Illumina le nostre anime di una luce inattesa. E scopriamo che, se anche può rimanere in noi qualche oscurità, in ciascuno c'è soprattutto il mistero della sua presenza.
Frère Roger di Taizé

 

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