TESTO I discepoli di Emmaus - RITO AMBROSIANO - messa vespertina
Domenica di Pasqua - Risurrezione del Signore (Anno A) (23/03/2008)
Vangelo: Lc 24,13-35
1Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
Nei Vangeli della Resurrezione ci sono tante cose che vengono dette, ma tante altre non dette, e questo perché coloro che le vivono, non sempre vedono l'utilità di scriverle, essendo situazioni riguardanti i loro sentimenti.
Dice S.Agostino che ci sono dei sentimenti che non si possono esprimere con dei ragionamenti; che ci sono degli stati d'animo, delle intuizioni, delle sofferenze, delle esultanze che si possono esprimere solo con la musica, o al massimo, con la poesia.
Tutti i sentimenti (se ci sono stati) che hanno "riempito" questa settimana, si potevano esprimere veramente solo con la musica o con la poesia; il resto.... non è stato altro che un resoconto storico (che più di quel tanto non può dare!).
Purtroppo abbiamo dei "Liturgisti" la cui testa è più grande del cuore, per cui la letteratura ha preso il posto della poesia vera e, il discorso o la predica hanno preso il posto della musica, ed è per questi motivi che la Settimana Santa perde di memorie e di comunicazione: si sbaglia la comunicazione!. Cosa che non succedeva nei tempi passati: i nostri antichi sapevano comunicare, per questo ci hanno lasciato delle testimonianze poetiche e musicali molto forti che bisognerebbe riconoscere (ri-conoscere) per riempire il nostro cuore.
Dico riconoscere perché la frase dei due discepoli di Emmaus è molto importante: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto?".
Se qualche cosa che ci viene comunicato non ci fa ardere il cuore nel petto vuol dire che nella comunicazione c'è qualche cosa di sbagliato!
Chi ha il compito di comunicare si faccia l'esame di coscienza! Non sempre la colpa è tutta dei fedeli, la colpa è anche di chi comunica e di come si comunicano queste realtà; realtà che sono fondamentali per il cristianesimo.
Per esempio, nei Vangeli non troviamo scritto niente che riguardi la Madonna dopo la resurrezione di Gesù!. Perché? Verrebbe da rispondere: "Perché gli ebrei erano maschilisti..., ma, non è esatto, Luca ha sempre parlato delle donne e, oggi abbiamo letto il Vangelo secondo Luca....
La Madonna è l'esempio tipico di che cosa possa soffrire una donna nel proprio figlio (e questo i poeti e i musicisti l'hanno capito!).
Mi è piaciuto molto un canto di montagna molto bello fatto da Bepi De Marzi, intitolato: Gerusalemme: "Gerusalemme città di pietre bianche, cuore inaridito, anima perduta. Che cosa hai fatto sul Monte Calvario? Dimmi che cosa hai fatto? Gerusalemme, Gerusalemme, città di rose rosse, cuore di pietra, anima perduta.
Gerusalemme città di pietre bianche, guarda chi piange ai piedi della Croce: piange Maria, e intorno si fa sera. Non lasciate sola la Madre di Gesù. Dove sono gli Angeli che nella notte Santa cantavano la pace? Piange Maria e intorno si fa sera.
Gerusalemme città d'amore! Ai piedi della Croce hai perso il cuore, Gerusalemme!".
Questo è un esempio di poesia che dice cosa succede nel cuore di Maria.
Il cuore di Maria! Possiamo solo intuire il cuore coraggioso di Maria, il cuore coraggioso di una vera donna!
E' interessante quanto scrive una donna: Marianne Neifert, che ha avuto il coraggio di affrontare (non fuggire) la vita, proprio come ha fatto la Madonna che ha avuto il coraggio di affrontare la vita anche quando le è stato chiesto se accettava di diventare la Madre del Cristo, del Messia, con tutte le relative conseguenze....
Marianne Neifert scrive: "Se non avessi avuto figli avrei probabilmente avuto più soldi e più beni materiali. Avrei visitato più posti, avrei dormito di più e avrei avuto più cura di me stessa. La mia vita sarebbe stata più noiosa e prevedibile, ma poiché sono madre, ho riso più forte e pianto più spesso. Ho avuto più preoccupazioni e tanta più fretta, ho dormito meno, ma in qualche modo mi sono divertita di più. Il mio cuore ha sofferto di più, e ho amato più di quanto avessi mai potuto immaginare. Ho dato più di me stessa, ma ho ricavato più senso dalla vita".
Questo scritto penso che possa esprimere una delle tante considerazioni che la Madonna avrà fatto di se stessa.
"Quella" donna aveva detto: "Beato il grembo che ti ha generato, beato il seno che ti ha nutrito", ma.... vedendo Gesù sulla croce non so se avrebbe ripetuto la stessa frase....!
Il coraggio di affrontare la vita con tutto quello che comporta: questa è la forza grande di Maria ai piedi della croce, dove (dice il Vangelo) prima della resurrezione "stabat".
"Stabat Mater dolorosa": stabat sta a significare che stava in piedi e non china, sdraiata o lamentosa con relativi svenimenti e strappata di capelli, come usano fare ancora oggi tante donne in alcune Regioni d'Italia, per esprime il loro dolore.
"Stabat": la consapevolezza di ciò che si sapeva già in partenza, perché la Madonna non aveva fatto la "rimozione mentale", cosa che invece avevano fatto gli apostoli quando Gesù diceva: "Mi prenderanno, Mi condanneranno, Mi uccideranno, ma Io risorgerò il terzo giorno".
La Madonna aveva presente "tutto": aveva ben presente come era incominciata e come sarebbe finita la vita di Gesù.
La Madonna, pur sempre molto presente, non viene quasi mai menzionata nei Vangeli sulla Resurrezione. Si parla di tutte le altre donne, che si affannano, cercano, domandano: "Dove hai portato il corpo del Signore?"; che si stupiscono degli Angeli che scendono e ribaltano la pietra rotonda che custodiva la tomba. Si parla dei discepoli di Emmaus che dicono: "Speravamo che fosse Lui a liberare Israele..." ma della Madonna non si parla: non si parla di lei perché lei sapeva come sarebbero finite le cose: la Madonna era consapevole.
Questa consapevolezza, bisogna, che anche coloro che hanno fede l'abbiano, perché, arrivano per tutti i momenti del dolore, della sofferenza, della malattia, e in questi momenti bisogna essere certi dell'al di là, altrimenti la nostra non è vera fede.
Noi dobbiamo veramente capire che i tre giorni della passione di Gesù non sono passati come l'acqua può passare sul vetro o sul metallo. Quando si ricevono certi "colpi" come li ha ricevuti Maria, e come li hanno ricevuti anche gli Apostoli, difficilmente si smaltiscono. Certe sofferenze non passano alla svelta!
Siamo noi, che passato il giovedì Santo, massimo il venerdì Santo, pensiamo alla Pasqua, facendo festa tutti contenti (passata la festa gabbato lo santo!).
Dobbiamo farci l'esame di coscienza ricordando una frase di Gesù, anche se non è stata capita subito da tutti. Quand'era sulla croce, Gesù, nella Sua grande magnanimità, ricordando quello che aveva detto: "A chi rimetterete i peccati saranno rimessi" (la Confessione), Lui per primo dice al Padre: "Padre non imputare loro questo peccato perché non sanno quello che si stanno facendo". Gesù chiede il perdono per coloro che Lo stanno massacrando, per coloro che si sono accaniti su di Lui: potere politico, potere giudiziario, potere economico, cioè per coloro che Lo hanno schiacciato perché dava "fastidio".
Hanno schiacciato l'uomo, ma non sono riusciti a schiacciare le Sue idee, la Sua divinità: hanno distrutto l'umanità di Gesù Cristo, ma non hanno distrutto la Sua divinità. Questa è la Resurrezione di Gesù Cristo!
Ma la Resurrezione di Gesù Cristo, per poter diventare la nostra, ci deve mettere sull'avviso perché Lui ha detto (ripeto): "Padre non imputare loro questo peccato". Il peccato viene perdonato, ma, attenzione, rimane la pena.
Non si deve credere di andare in confessionale a confessare i propri peccati e cavarsela con la penitenza di tre "Ave Maria"! Il Signore perdona i peccati ma la pena rimane, e soprattutto, quello che hai fatto tornerà indietro: come hai trattato gli altri, così sarai trattato anche tu.
Le tre "Ave Maria" date per penitenza dal confessore non sono la pena per il tuo peccato: il Signore cancella il peccato ma rimane la pena e la paghi...., come l'hanno pagata quelli di Gerusalemme, e come la stanno pagando ancora adesso (anche se il peccato è stato perdonato!).
Non accostiamoci al Sacramento della "Penitenza" con leggerezza; accostandoci ricordiamo che esiste la pena da "pagare" e la si "paga" con pianto e stridore di denti o, in alternativa, con l'amore.
Con l'amore a Gesù si può cancellare la pena dei propri peccati. Solamente un grande amore a Gesù può cancellare la pena dei peccati.
La Pasqua non è "qualche cosa" che si chiude oggi, la Pasqua è un periodo nel quale noi dobbiamo colmare di amore il nostro cuore per poterlo riversare su Gesù: solo così noi potremo cancellare, non solo i nostri peccati, ma anche la pena dei nostri peccati.
In questo modo, il discorso si fa molto più ampio perché, in questa situazione entra tutta la storia Gesù, tutta la storia dell'umanità, ma soprattutto la nostra singola storia.
Dai racconti della Resurrezione di Gesù, rimaniamo stupiti del fatto che Lui non si faccia più vedere da nessuno: tutti quelli di Gerusalemme non lo vedranno più.
Per noi sarebbe stato logico che Lui dopo la Resurrezione si fosse fatto vedere da tutti: da quelli che Lo avevano messo in croce, da coloro che Lo hanno bestemmiato... Niente! non si fa più vedere: "Io ti perdono però non Mi vedi più!".
Pasqua: passaggio! Se ci pensate bene è questa la cosa tremenda: Gesù passa, la gente non se ne accorge, anzi, peggio, lo ammazza, e Lui non si fa più vedere!
Gesù non ha detto una parola davanti ad Erode perché non lo riteneva necessario: aveva già sentito tanto da Giovanni Battista. Erode gli fa delle domande e Lui non apre bocca perché il suo tempo per ascoltare le parole giuste è scaduto!
E' questo che noi dobbiamo temere! La nostra paura deve consistere nel fatto che Gesù passi vicino a noi e, per colpa della nostra disattenzione, non torni una seconda volta...., come non è ritornato più per Israele. Per Israele ritornerà solo alla fine del mondo, quando ritornerà per tutti noi.
Non lasciamo passare le occasioni. Gesù ha detto delle parole molto forti: "Chi Mi avrà testimoniato davanti agli uomini, Io lo difenderò davanti al Padre Mio e agli Angeli del Cielo quando sarà giudicato".
Ognuno di noi, quando andrà di là, verrà giudicato, quindi non aspettiamo la fine del mondo...: anche fra cinque minuti potremmo non essere più su questa terra.
"Chi Mi avrà riconosciuto davanti agli uomini": i principi cristiani! Ci vogliono i principi cristiani e non quelli laici, o atei. Nella vita ci sono momenti in cui dobbiamo esprimere le nostre idee e riconoscere il Signore davanti agli uomini.
Quella gente che era stata mandata dai Sommi Sacerdoti nella "piazzetta" davanti al Pretorio ha gridato: "Barabba, Barabba!": "Preferiamo Barabba, preferiamo un disgraziato, un assassino, un ladro a Lui...". Attenzione a non preferire persone di questo genere a Gesù, perché, ripeto, Lui ci aspetta e ci aspetta di là.
Fate in maniera che la gioia della Pasqua sia una gioia di speranza, una gioia che resti gioia rimanendo fedeli a Gesù, non tradendoLo, e soprattutto, amandoLo, e per amarLo bisogna conoscerLo: più Lo si conosce e più Lo si ama. Meno lo si conosce, meno si legge il Vangelo e le sue spiegazioni, meno Lo si ama.
La Pasqua sia una Pasqua di resurrezione, cioè di ripresa del nostro cuore: un cuore che può essere stanco, addolorato, provato, ma che con Gesù si può "riprendere". E col nostro cuore si può "riprendere" anche la forza di vivere che ci fa dire con quella donna: "Che la nostra vita sia ricca sì di sofferenze, ma anche di grandissime gioie".
Dobbiamo fare in modo che la nostra vita non sia un talento che noi prendiamo e sotterriamo, ma un talento che impegniamo perché sappiamo che per chi impegna la propria vita il Signore ha promesso grande gioia: una gioia eterna che si chiama Vita eterna.