TESTO Cercavano di arrestarlo, ma la sua ora non era ancora venuta
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Venerdì della IV settimana di Quaresima (07/03/2008)
Vangelo: Gv 7,1-2.10.25-30
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1Dopo questi fatti, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
2Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne.
10Ma quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto.
25Intanto alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? 26Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? 27Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia». 28Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. 29Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».
30Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.
Il ministero di Gesù si è alternato, nei suoi tre anni di predicazione, tra la Giudea e la Galilea. Sono territori geograficamente diversi. Regioni che nella loro diversità e complementarietà possono raffigurare i due grandi misteri di Gesù Cristo: il Mistero Pasquale compiutosi a Gerusalemme, in Giudea, ed il mistero dell'Incarnazione avvenuto a Nazareth, in Galilea. Nel brano del Vangelo di oggi però hanno in comune l'incapacità di riconoscere in Gesù il vero Messia. Chi lo ha conosciuto a Nazareth non ha capito la presenza di Dio nell'umiltà della casa paterna. La Sua predicazione a Gerusalemme risultava scandalosa perché Gesù si manifestava come vero Dio. Egli è nel tempio per insegnare. È nella casa del Padre per manifestare la sua gloria nel mistero Pasquale della sua morte e resurrezione. Il suo mistero è unico. Il Dio si manifesta nella vera gloria con l'umiltà. È il Dio della misericordia che Gesù manifesta nella sua sottomissione al padre terreno, Giuseppe. Il Messia Gesù rivela il Padre e il suo amore per noi proprio nel Mistero Pasquale. Gesù vive questo mistero come l'obbedienza del Figlio al Padre, in modo che possa rivelare l'uomo a se stesso. Per noi questo è l'esortazione del brano del Vangelo a riconoscere in Gesù un unico Mistero di Amore che si realizza nell'obbedienza, virtù che misteriosamente unisce in modo fraterno gli uomini e ci fa aprire le braccia nella lode a Dio.