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TESTO Alla morte si risponde con la vita

padre Gian Franco Scarpitta   S. Vito Equense

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V Domenica di Quaresima (Anno A) (09/03/2008)

Vangelo: Gv 11,1-45 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 11,1-45

In quel tempo, 1un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. 2Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. 3Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».

4All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». 8I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». 9Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».

11Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». 13Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. 14Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». 16Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».

17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 18Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri 19e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

28Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. 30Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.

32Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».

45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

 

Forma breve: Gv 11, 3-7.17.20-27.33b-45

In quel tempo, 3le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».

4All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». 5Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. 6Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. 7Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!».

17Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. 20Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». 23Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». 25Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». 27Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

33Gesù si commosse profondamente e, molto turbato, 34domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35Gesù scoppiò in pianto. 36Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». 37Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».

38Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. 39Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». 40Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». 41Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. 42Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».

45Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

Di fronte alla morte si sono assunti nella storia differenti atteggiamenti e anche la filosofia e l'antropologia hanno date svariate interpretazioni e posizioni di pensiero di diversa natura.

Voltaire diceva che il pensiero della morte serve solo ad avvelenare la vita. Altri erano del parere che la morte è un argomento banale poiché essa sussisterà quando noi non ci saremo e Heidegger affermava che coloro che nascono sono già abbastanza vecchi per morire. Quest'ultima esclamazione suppone una grande vena di pessimismo ma fonda la consapevolezza che ciascun essere umano che si rispetti è consapevole di dover morire. In effetti è così: fra tutti gli esseri viventi soltanto l'uomo sa di dover morire e questo ha determinato molteplici interpretazioni all'esperienza della morte. C'è chi vuole farsela amica, chi intende evitarla, chi tende ad eluderne la presenza con l'indifferenza ed evitando di parlarne e c'è anche chi ne invoca l'arrivo immediato. La morte infatti non fa paura in se stessa, ma ci intimorisce in relazione alle conseguenze misteriose e agli imprevisti che comporta la prospettiva del trapasso; si prova apura soprattutto nel dolore e trovandiocisi di fronte all'incognita del passaggio da questo all'altro mondo tuttavia non è mai la morte in se stessa a metterci in ansia; del resto potrebbe anche esservi chi il trapasso lo cerca come soluzione definitiva agli assilli della propria vita e non di rado si trova chi teme addirittura di vivere anziché morire.

Anche in virtù di questi assunti è sempre stata insita nell'uomo la ricerca di una possibilità di sopravvivenza oltre questa vita sicché il tema dell'Aldilà può definirsi di origini antichissime: che l'uomo attenda una vita oltre il suo corpo fisico è abbastanza ricorrente nelle culture e nelle mentalità di questo mondo e il ricorso a una vita ultraterrena è stato da sempre motivato da tante idee non esclusa quella di procacciare una consolazione all'evidenza del fatto del morire o l'idea di una vita extracorporea che offrisse più garanzie di quella attuale.

In ogni caso non è sufficiente interpretare e fondare l'esperienza del defungere, ma occorre assumerla fino in fondo, familiarizzare con essa, immedesimandoci e immedesimandola nella sfera del processo vitale. Occorre cioè saperla qualificare nella stessa dimensione del vivere quotidiano e come si è certi di dover vivere e ci si impegna di vivere in pienezza così si deve essere certi di dover morire e predisporsi ad trapasso altrettanto pieno e motivato. Questo pensiero potrebbe compendiarsi nelle parole che mio nonno era solito proferire durante le ultime settimane delle sua vita: "Si nasce, si cresce e si muore". Il morire in parole povere non può essere considerato se non come una delle tappe fondamentali e irrinunciabili dello stesso vivere, il che comporta che non si debba aver paura di affrontare l'argomento morte nelle nostre abituali discussioni e non si debba usare scaramanzia o altra forma di scongiuri al presenziare di codesta esperienza. Anche se non in modo assillante, si deve parlare della morte con estrema disinvoltura e naturalezza poiché il morire va posto in continua relazione con il vivere e solo una reale valorizzazione della vita ci consentirà di concepire la morte nel modo più adeguato: fintanto che noi non sapremo considerare il vivere di tutti i giorni considereremo la morte come un elemento estraneo alla nostra esistenza, non le attribuiremo mai il posto che le spetta e pertanto la considereremo una acerrima nemica che non fa altro che spaventarci.

La Rivelazione ci aiuta a trovare in Dio il senso della vita poiché ci ragguaglia sulla certezza che il vivere è lo stesso Dio fautore della gioia e della vita e in particolar modo la Parola di Dio di questa settimana mostra la fattività della vita nello Persona dello Spirito Santo (Ancora spirito di Yahvè) che ricompone le membra delle ossa inaridite che si animano nella composizione dei viventi; in tale configurazione lo Spirito di Dio si propone all'umanità come il fautore della vita che combatte la morte e la desolazione dell'aridità che adempirà la promessa di dare presto al suo popolo che "un cuore di carne" perché non vivano nella freddezza e nell'arrogante insensibilità verso i divini moniti per poter morire in anticipo; che nel libro della Sapienza aveva ammonito che "vecchiaia veneranda non è lalongevità, né si calcola dal numero degli anni", onde poter qualificare il vivere di tutti i giorni nella qualità effettiva e non solo nella quantità.

Ma è soprattutto in Cristo che Dio si mostra come l'autore della vita che vince i meandri della morte nella resurrezione dell'amico Lazzaro.

Prestiamo attenzione: di fronte al sepolcro di questo defunto che ormai giace sepolto da quattro giorni, la prima reazione di Gesù è quella delle lacrime giacché egli piange configurandosi nel dolore umano legittimo per ogni situazione di lutto e condividendo i nostri patemi anche sotto questo aspetto. Tuttavia la circostanza dolorosa è per lui occasione per rammentare a Marta che lei può riporre la fiducia e la speranza in quello che per lei e per ogni uomo dovrebbe essere lo sprone e il monito del vivere in pienezza, di fronte al quale null'altro vi è da fare se non aprire il cuore: Gesù cioè le si presenta come "la Resurrezione e la vita" e le offre un segno tangibile di questa sua presentazione nell'intervenire a beneficio del defunto che esce dal sepolcro ancora avvolto dalle bende e dal sudario.

L'intervento miracoloso di Gesù è atto a qualificare egli medesimo come la Vita e la Resurrezione e ci aiuta a comprendere che l'atteggiamento più consono da adottarsi in relazione alla morte è il vivere in Cristo. Nello stesso evento della resurrezione dell'amico Lazzaro infatti Gesù offre il preludio della sua stessa resurrezione per la quale egli sarà vittorioso sul dolore e sulla morte in senso definitivo e ci si presenterà come il Cristo Risuscitato che non muore più, non avendo la morte più potere su di lui (Rm 6, 9); ebbene nel vivere da risorti e immedesimandoci costantemente in lui e a lui configurandoci vi è la prospettiva della vita piena che attribuisce senso alla morte in quanto ci ragguaglia sul fatto che il morire cristiano non è la fine ma è la vita eterna. In Cristo risorto che vive per sempre infatti noi riscopriamo di essere orientati a vivere indefinitamente e che quello che da sempre tutti considerano il trapasso irrimediabile non è altro che la vita piena, la vita immortale. Così Gesù nel resuscitare Lazzaro si mostra l'autore della vita e il garante della Resurrezione come vita eterna e infinita che vi da la certezza che non moriremo più poiché siamo destinati a vivere con lui.

La risposta al problema della morte la si evince allora nel vivere la vita da Risorti appartenendo sempre a lui.

 

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