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S. Giuseppe (15/03/2008)

Vangelo: Mt 1,16.18-21.24 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 1,16.18-21.24

16Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.

18Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa;

Lettura

Il vangelo di oggi, che sembra riportarci indietro rispetto al cammino di Gesù verso la croce e la Resurrezione, in realtà lo illumina ancor più. Gesù fanciullo si trova a Gerusalemme per la festa di Pasqua e qui resta, all'insaputa di Maria e Giuseppe, che invece partono. Solo tre giorni dopo i genitori lo ritrovano, nel tempio, intento ad insegnare. Maria, preoccupata per la scomparsa del figlio, chiede spiegazioni a Gesù. Forse è questa la prima volta che Giuseppe sente il figlio dichiarare di avere un altro Padre. E la parola aggiunge: «Ma essi non compresero le sue parole»; anche per Maria e Giuseppe è stato difficile comprendere il mistero della morte e della Resurrezione di Cristo. Tornano alla mente le parole di Simeone, che nel giorno della presentazione di Gesù al tempio, profetizzò il dolore di Maria (Lc 2,33-35).

Meditazione

Nel brano che la liturgia ci presenta oggi, tutto è anticipazione della morte e resurrezione di Cristo: siamo a Gerusalemme ed è la festa di Pasqua. Maria e Giuseppe perdono le tracce di Gesù per tre giorni: simbolo dell'attesa di tutti i fedeli tra la morte e la resurrezione di Cristo. Per la prima volta Gesù parla qui di un altro Padre e mette se stesso e i suoi genitori di fronte alla necessità della sua missione. Nella figura di Maria e Giuseppe smarriti dinanzi al mistero, c'è lo smarrimento di ogni fedele provocato dal dolore e dalla morte. Netta e quasi dura, invece, è la parola di Gesù: «Non sapete che devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Gesù compie nei confronti dei suoi genitori un atto di distanza, quasi di rottura per aiutarli ad accettare tutte le difficoltà che la sua missione comporterà. Questo episodio è l'ultimo che riguarda l'infanzia di Gesù, che continuerà a vivere sottomesso ai genitori fino all'inizio della sua vita pubblica. Colpisce la figura di questo padre, Giuseppe, che accetta di essere sposo vergine e padre legale, che non rivendica un ruolo per sé, ma vive la volontà di Dio fino in fondo. In questo sta la grandezza della sua persona, come la grandezza della figura di Maria non sta nell'essere madre fisicamente, ma nell'essere Madre, Sposa e Sorella di Cristo in quanto compie la volontà del Padre, ascolta la Parola e la mette in pratica (Lc 8,19-21). Siamo chiamati ad imitare Maria e Giuseppe nella loro adesione alla volontà di Dio. Sono per noi un modello concreto, perché riconosciamo in loro la sincerità del cuore, ma anche l'umanità che si angoscia, che ha paura, ma non per questo abbandona il progetto divino.

Preghiera

Ti preghiamo, Signore, di aiutarci a vivere, come Giuseppe, in modo umile e modesto la nostra vita al tuo servizio. Amen

Agire

Desidero imparare a vivere con gioia, nel posto in cui Dio mi mette ogni giorno.

Commento a cura di don Gian Franco Poli

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