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TESTO Beati gli umili di cuore

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Sabato della III settimana di Quaresima (01/03/2008)

Vangelo: Lc 18,9-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 18,9-14

9Disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: 10«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. 11Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. 12Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. 13Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. 14Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Lettura

Il brano del Vangelo di Luca, sul quale oggi la Chiesa ci invita a meditare, è inserito in un capitolo nel quale Gesù pone l'accento, in vari modi, sull'importanza di una fede vissuta e non formale, sull'inganno della ricchezza che deriva dalla propria posizione o dal denaro (Lc 18,18-27). Gesù chiede una fede radicale, con un indirizzo chiaro: per entrare nel Regno di Dio, dovete tornare come bambini (cfr. Lc 18,15-17). Il passo che oggi la liturgia ci propone sembra voler specificare l'importanza della qualità della nostra preghiera. Una preghiera che deve essere insistente (Lc 18,1-8), ma soprattutto sincera nelle parole come nell'intenzione, condizione necessaria, questa, per vincere il male che ha come radice profonda la divisione.

Meditazione

Al termine di questa terza settimana di Quaresima, la Parola di Dio ci provoca affinché ci domandiamo con quale atteggiamento stiamo vivendo la strada che porta alla Resurrezione, e se stiamo facendo un reale cammino di conversione, andando a cercare in profondità quelle che sono le ragioni della nostra fede nel Figlio di Dio. Ogni Pasqua dovrebbe segnare un'adesione più forte a Cristo morto e risorto, senza considerarsi mai arrivati, perché la meta è quella di san Paolo: "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me". È un atteggiamento di superiorità e privilegio il nostro, o di servizio? Ci sentiamo fratelli tra i fratelli, oppure usiamo il dono della fede, per giudicare coloro che, ai nostri occhi, non accolgono il sacrificio di Gesù? L'appuntamento è nel trattare ogni cosa con umiltà, facendo in modo che ogni scelta, ogni azione sia eco di ciò che abbiamo ricevuto per essere credenti a tutto campo. Così si esprimeva Annalena Tonelli, missionaria laica, uccisa in Somalia: «Io sono nessuno. Vivo a servizio senza un nome, senza uno stipendio, senza appartenere a nessuna organizzazione. La vita mi ha insegnato che la mia vita, senza l'amore, è inutile...».

Preghiera

Signore, come mite e umile di cuore, ci hai invitato a imitarti come modello, concedici di far morire in noi l'uomo egoista e pretenzioso, affinché, in questo tempo di grazia, rinasciamo per essere il tuo secondo cuore. Amen.

Agire

Mi impegnerò a smettere di fare le cose "perché Dio sia contento di me", e cercherò invece di vivere felice di essere un figlio di Dio, in cammino con i fratelli.

Commento a cura di don Gian Franco Poli

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