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TESTO Omelia per il 23 dicembre 2001 - 4a dom. T. Avvento Anno A

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IV Domenica di Avvento (Anno A) (23/12/2001)

Vangelo: Mt 1,18-24 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 1,18-24

18Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

22Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

23Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:

a lui sarà dato il nome di Emmanuele,

che significa Dio con noi. 24Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

NESSO LOGICO TRA LE LETTURE

L'espressione genitori di Gesù potrebbe essere il punto di incontro delle letture di oggi. Matteo, nel Vangelo, è colui che più chiaramente lo fa vedere: "Sua madre Maria era promessa a Giuseppe". "La sua sposa diede alla luce un figlio, a cui pose nome Gesù". Si tratta di "genitori" iscritti nell'azione misteriosa di Dio nella storia. Maria, essendo vergine, concepisce per opera dello Spirito, compiendo così la profezia messianica di Is 7,10-14 (Prima lettura). Giuseppe è giusto, accetta e rispetta il mistero di Dio, ma si interroga su ciò che Dio vuole per lui in tutto questo fatto. Dio si fa carico di dargli una risposta: "Non avere paura di prendere Maria come sposa...". In questo modo, per mezzo di Giuseppe, Gesù nascerà dalla stirpe di Davide in quanto uomo (Seconda lettura).

MESSAGGIO DOTTRINALE

Che cosa ci dice la Parola di Dio sui "genitori" di Gesù? Di Maria, che era vergine e che concepì Gesù per opera dello Spirito Santo. La verginità di Maria, il vangelo di Matteo l'ha vista profetizzata in Is 7, 10-14, che, da una parte, appartiene al Libro di Emanuele (Is 7,1-12,6), situando così il testo in un contesto che trascende il fenomeno storico particolare; d'altra parte, Matteo segue una tradizione giudaica anteriore di vari secoli, sebbene sia vero che il segno dato da Isaia ad Acaz (la parola ebraica almah significa fanciulla, giovane non sposata) si riferiva probabilmente al figlio che sarebbe nato al re, assicurando in questo modo la promessa di Yavé alla dinastia davidica. Maria, vergine, concepisce per opera dello Spirito Santo. Con questa espressione, Matteo ci indica l'origine del figlio di Maria. L'espressione di Matteo non mette in luce una visione negativa della sessualità e dell'atto generatore; pone piuttosto l'accento sulla provenienza del concepito, affinché gli uomini possano conoscere ed accettare più facilmente che il figlio di Maria è Figlio di Dio.

Giuseppe è chiamato "giusto". Nella mentalità dell'epoca, ciò voleva indicare un uomo che viveva secondo i precetti della Legge di Yavé, e che cercava in tutto di fare la sua volontà. Essendo giusto, Giuseppe non dubitò mai della verginità di Maria. Il suo problema fu sapere quale doveva essere il suo ruolo - se ce n'era uno - in questa situazione tanto unica e misteriosa. E Dio, che è fedele, gli fece vedere il suo ruolo di padre putativo, con cui assicurò a Gesù la sua genealogia davidica. Tanto per Maria come per Giuseppe c'è una vocazione e una missione da realizzare. Maria è chiamata ad essere madre di Dio, essendo vergine. Giuseppe è chiamato ad essere "padre" di Dio, essendo giusto. Sia l'una che l'altro si turbarono, ma nel loro turbamento cercarono Dio, e Dio li introdusse nella verità del mistero. Fiduciosi in Dio, Maria e Giuseppe danno il loro "sì" con un cuore generoso alla missione che Dio ha affidato a ciascuno di loro.

SUGGERIMENTI PASTORALI

Nella società attuale esistono situazioni degne di una riflessione alla luce della liturgia di oggi: madri nubili, genitori separati i cui figli soffrono non rare volte i conflitti dei genitori, genitori divorziati con figli e risposati, adozione di un bambino da parte di un "single" sia uomo che donna, adozione di bambini da parte di coppie omosessuali o lesbiche... Sono situazioni difficili e molto complesse. Sono situazioni in cui la Chiesa deve avere un cuore di madre per le persone che ricorrono a lei in cerca di aiuto, di conforto e di consiglio. Ma sono anche situazioni su cui la Chiesa, il sacerdote, il consigliere matrimoniale devono parlare chiaro e con fermezza per difendere, tra le altre cose, il diritto naturale dei figli ad avere dei genitori: un padre e una madre. Nello sviluppo psicodinamico e nell'educazione umana e spirituale dei bambini sia il padre che la madre hanno una missione da portare a compimento, e la mancanza di uno di essi pregiudica e danneggia lo sviluppo armonico ed integrale del bambino.

Siamo chiamati da Dio alla vita per realizzare una missione. È di grande importanza che noi cristiani concepiamo così la nostra vita. Esiste la vocazione al matrimonio e alla verginità. E all'interno di ogni vocazione esiste una missione comune: essere santi e collaborare con la missione della Chiesa. Ma si hanno numerosi e vari modi di raggiungere la realizzazione di questa missione. I genitori hanno come prima missione la vita: amare la vita, portare nuove vite, promuovere la vita e difenderla, educare per la vita, formare le nuove vite nella fede e nell'amore, organizzarsi in favore della vita, favorire tutto ciò che contribuisca a migliorare la vita umana, opporsi con i mezzi legittimi, e con la preghiera, ai diversi attentati contro la vita. I genitori hanno la missione di essere per i loro figli testimoni di coerenza, di responsabilità nella famiglia, nel lavoro, nel vivere praticamente la propria fede cristiana. I figli hanno più bisogno di testimoni che di maestri, o, meglio, hanno bisogno di maestri che siano autentici testimoni.

 

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