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TESTO Sete

Paolo Curtaz   Ti racconto la Parola

III Domenica di Quaresima (Anno A) (24/02/2008)

Vangelo: Gv 4,5-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 5giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui.

31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

L'essere umano è composto di liquidi, per la maggior parte, così che possiamo sopravvivere all'assenza di cibo per diversi giorni, ma non all'assenza di acqua.

Forse vi è successo di trovarvi in una situazione di assenza d'acqua: magari per una dimenticanza o un'imprudenza vi siete scordati la bottiglia o avete sottovalutato il dispendio di liquidi e vi siete trovati in barca sotto il solleone, o nella gita in mezzo al deserto o, come è capitato a me, in alta montagna senza un goccio di liquido.

Il corpo comincia a soffrire, ogni fibra chiede acqua, si fa esperienza di quasi disperazione e quando, infine, ci si disseta, l'acqua, inodore, insapore rianima il nostro corpo esausto.
Esiste una sete altrettanto radicale e subdola.

È la sete di amore, di bene, di affetto, di luce, di pace, di senso che inquieta le nostre vite.

Una sete profonda, misteriosa, che rischiamo di sottovalutare o, peggio, di saziare con acqua salata che, dopo una prima, apparente, soddisfazione, amplifica a dismisura il desiderio di bere.
Ne sa qualcosa la samaritana.

Sete d'amore
Ha sete d'amore, la samaritana, come tutti.

Ma lei è fragile e non ha trovato niente e nessuno che l'abbia dissetata.

La Parola ce la descrive in un momento difficile della sua vita: abbandonata quattro volte da uomini che promettevano amore, si ritrova ora a convivere con un altro uomo, forse rassegnata. Nel frattempo, però, il suo desiderio di essere amata ha prodotto una catastrofe: il giudizio dei suoi concittadini. È una donna leggera, una pocodibuono, giudicata e condannata dai benpensanti di ieri e di oggi. Il giudizio nei suoi confronti è così pesante che preferisce fare acqua in pieno sole, pur di non incontrare nessuna delle vicine "a modo" che la guardano dall'alto in basso.
Il suo cuore è pesante, dissetato di acqua salata.

E lì, al pozzo, incrocia quell'ebreo stanco e assetato, che attacca bottone.

È guardinga, la samaritana: è stufa di farsi sedurre, è stufa di essere illusa, pensa subito che quel tale che le chiede di attingere acqua voglia corteggiarla.
Ha perfettamente ragione.

Lo sposo

Il pozzo è il luogo del corteggiamento, nella Bibbia. Al pozzo Mosè incontra Zippora, al pozzo Isacco incontra Rebecca. Al pozzo lo Sposo cerca la sposa delusa e infedele. Non per giudicarla, ma per dissetarla.
Ha sete, lo Sposo.

Ha sete della fede della donna, della nostra fede. E prende l'iniziativa, stanco, perché Dio è stanco di cercare l'umanità infedele che si disseta a cisterne screpolate.

Il dialogo deve superare la diffidenza enorme della samaritana, ma Gesù accetta.

È un dialogo rispettoso, delicato, che invita la donna a guardare oltre, ad alzare lo sguardo, a guardarsi dentro. Certo: è Gesù che chiede da bere, ma è lei che è assetata e Gesù è la sorgente di acqua inesauribile.

La donna tentenna (Chi si crede di essere questo maschio ebreo?), ma alla fine è incuriosita. Una sorgente d'acqua che disseta? Una sorgente di acqua viva, non acqua stagnante di pozzo? Averne!
E Gesù osa: parlami di te, dimmi della tua sete.

Beghine
No, questo no.

La donna si chiude a riccio. Eccone un altro. Uno di quelli che giudicano, che si sentono migliori, che aggiungono sale alle ferite, come se lei non sapesse che il suo cuore l'ha ridotta ad uno straccio, che la sua vita affettiva è una bandiera al vento. Ecco un altro di quelli che pensano che per credere in Dio bisogna, prima, superare l'esame.
No, questo no, basta.

E Gesù accetta, si tira indietro, sa che è un nervo scoperto.
Eppure insiste, con rispetto, senza giudizio.

Se vuoi essere dissetata, fa intendere alla donna, sii onesta con te stessa.

Dio non ti giudica, Dio non ti condanna, gli altri sì, sempre, e più si dicono di Dio e peggio giudicano, no stai serena, nessun esame da superare, solo un limite da accettare.

La donna svicola, la mette sul religioso: Dio bisogna pregarlo a Gerusalemme o qui, sul Garizim?

Domanda ingenua, domanda imbarazzante. Lei, pubblica peccatrice, non può entrare nel Tempio, né in quello della Giudea, né avrebbe potuto in quello ormai distrutto dei Samaritani. La religione ha le proprie regole, e lei è fuori.

E invece no, dice Gesù. Il suo cuore è un tempio, la sua verità, il suo spirito le permettono di accedere alla gloria.
Lei è un tempio e lì può incontrare Dio.

Brocche
Tace, la donna.

Mai nessuno le aveva detto di essere un tempio, di essere amata. Mai nessuno l'aveva amata.

Il mondo si era divisa in chi l'aveva usata e in chi l'aveva condannata.

Nessuno, mai, le aveva detto di essere amata senza condizioni.

Beve, ora, la samaritana, beve come se mai avesse assaporato il gusto dell'acqua, come sei mai avesse assaggiato l'acqua fresca di sorgente. Beve e sente in lei aprirsi la sorgente, spezzare la roccia del dolore, come quella che Mosè diede al popolo nel deserto.
Corre.

Abbandona la brocca (che le importa, ora?), corre dai suoi vicini e grida: è arrivato il Messia.

I vicini accorrono, stupiti. È proprio lei, e parla, incrocia gli sguardi, non li fugge, è lei, diversa, nuova, trasfigurata. Resta, il rabbì ebreo, e disseta tutti, ora.

Follia

La peccatrice diventa discepola, la donnaccia, un'opera d'arte. Il suo limite diventa il trono della gloria di Dio, la sua vita disordinata l'epifania del volto di Dio. Beve, ora, e lei stessa diventa sorgente.
Follia, amici, follia.
Riusciremo mai a convertirci a tanto?

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