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TESTO Tutto ciò che serve a noi è dentro di noi

Marco Pedron   Marco Pedron

III Domenica di Quaresima (Anno A) (24/02/2008)

Vangelo: Gv 4,5-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù 5giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».

27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui.

31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».

39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

Il vangelo di oggi ci presenta un grande incontro tra un uomo e una donna. L'uomo, Gesù, arriva stanco al pozzo. Anche Gesù si stancava, anche lui a volte era esaurito, senza forze, energie, bisognoso d'acqua e di ricarica. Anche Gesù ha dovuto chiedere; anche lui ha avuto bisogno. A volte era scoraggiato: predicava e non gli credevano. A volte era deluso: guariva e tentavano di ucciderlo. A volte era depresso: parlava della vita, di Dio, della verità e lo accusavano di essere un mangione, un beone, uno che sta la gente di malaffare e con le donnacce.

Allora Gesù si ritirava a casa dei suoi amici Marta, Maria, Lazzaro; altre volte andava in terre straniere (come oggi) fuori e lontano da tutti; in altre ancora si isolava in montagna, da solo a pregare con il Padre.

Quando si è stanchi, quando la gente ci sta addosso, quando i problemi ci sommergono, quando siamo affannati dalle cose, allora abbiamo bisogno di oasi di pace, di persone che siano un ristoro, un rifugio, una ricarica. Quando il cellulare finisce la carica lo mettiamo, appunto, in ri-carica. Così anche noi: a volte siamo esauriti e dobbiamo ricaricarci altrimenti non possiamo andare avanti.

Mi colpisce sempre che ci sia il ciclo notte e giorno. C'è un tempo per lavorare, fare, produrre, agire; ma ci vuole un tempo anche per riposare, per ricaricarsi, per ricevere, per sostare. Se la natura nella sua infinita saggezza ha questa legge allora io la devo rispettare, non la posso scavalcare.

Ho bisogno di fermarmi altrimenti mi schianto. Ho bisogno di smettere di parlare sempre, altrimenti non mi ascolto più. Ho bisogno di ricevere, altrimenti il mio dare diventa pesante: "Con tutto quello che si fa per gli altri". Ho bisogno di amore, di tenerezza, che mi rifaccia sentire il mio valore. Ho bisogno di preghiera che alimenti la mia anima.

Non è molto cristiano né umano tirare fino ad essere esauriti. Molte persone tirano così tanto la corda che si spezza. Poi vorrebbero che gli altri si prendessero cura di loro. Ma sono io che devo vegliare su di me; sono io che mi devo concedere riposo, momenti di felicità, di vita, di gioia, e se sto raschiando il fondo, se ho esaurito tutte le energie mi devo chiedere perché ho permesso questo.

Un amico prete: "Se non stai attento le persone ti ciucciano come un lecca-lecca e quando non ce n'è più ti buttano via". Allora io non devo permettere agli altri di ridurmi così.

Per me è molto importante vedere che Gesù ha bisogno. E quando si ha bisogno si chiede. Aver bisogno ci rende vulnerabili, esposti, mendicanti: dobbiamo tendere la mano a qualcuno e chiedere. E noi vorremmo bastare a noi; vorremmo arrangiarci da soli; vorremmo non aver bisogno di niente e di nessuno; vorremmo non farci vedere deboli e bisognosi, anche se lo siamo.

Quando ho bisogno di sfogarmi perché sono "incazzato" o esausto dalle critiche stupide e dalle malignità gratuite della gente allora io ho bisogno di un amico: "Mi ascolti, stai un po' con me? Posso raccontarti tutta la rabbia che ho dentro?". Ma non è facile perché mi devo spogliare, perché devo mostrarmi indifeso e feribile, perché non sono così forte come pensavo. Ma è vitale perché la tensione si liberi.

Quando mi sento solo, abbandonato, o quando ho una giornata "storta" e tutto mi sembra grave e negativo allora ho bisogno di uscire, di andare al cinema, di mangiare una pizza, di giocare, di fare qualcosa di positivo che mi faccia vedere che c'è molto di buono, di bello, in questo mondo. Non è facile chiedere ("e se poi mi dicono di no?") ma mi fa bene, altrimenti mi crogiolo nel mio male.

Quando non mi capisco, quando ho il caos, il disordine, il male dentro, allora ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a far luce, a scoprire i miei altarini, a tirar fuori dai sepolcri i miei scheletri. Non mi piace tutto questo perché mi fa piangere, mi fa soffrire, mi fa vedere che sono una persona diversa da quella che immaginavo, ma è vitale altrimenti ogni mattina continuerò a soffrire, a vivere con tutte queste morti dentro e senza poter sentire la bellezza e la luce della vita.

Quando ho bisogno d'amore, di tenerezza, di sentirmi accolto, allora devo chiedere una telefonata, un abbraccio, un gesto di tenerezza, un sorriso. E' difficile chiedere amore perché vorremmo che gli altri ce lo dessero senza chiedere niente, come se avessimo una televisione in testa e gli altri ci potessero leggere dentro. Ma se non lo chiedo ne rimango senza.

Io ho bisogno e chi non riconosce il proprio bisogno finirà per condannarsi da solo. Prima di esaurirmi devo chiedere: "Dammi da bere".

Un racconto russo parla di un ricco signore che cadde nella povertà più totale. Aveva molti amici ricchi e avrebbe potuto chiedere loro una mano. Ma era orgoglioso e si vergognava, non voleva farsi vedere così. E così strinse i denti sempre di più... e alla fine morì.
Perché non chiedere? Perché non riconoscere di aver bisogno?

Gesù ha bisogno di ricarica, di qualcuno che lo ascolti senza giudicarlo (la donna non sapeva chi aveva davanti), senza maschere e preconcetti. La donna ha bisogno d'amore, ma di quello vero. E siccome entrambi non si nascondono i loro bisogni avverrà un incontro profondo e miracoloso per entrambi: Gesù trova la fede là dove - si diceva - non c'era fede; la donna incontra l'Aspettato da secoli.

L'incontro sovverte ogni regola di buon senso e ogni regola religiosa. Gesù scavalca tutte le barriere. La barriera del sesso: un rabbino (Gesù) non doveva mai rivolgere la parola ad una donna fuori di casa, neanche la sua! La barriera di razza: i samaritani erano considerati dei bastardi in quanto erano mescolanza con gli assiri. La barriera di nazionalità: i samaritani erano considerati forestieri. La barriera di religione: erano considerati scismatici e impuri. La barriera di ben-dicenza: parlare al pozzo ad una donna era corteggiarla, farle delle advances, "provarci" e la cosa sarebbe andata in bocca a tutti. Eppure Gesù rompe ogni schema e le parla. E i discepoli di Gesù ne sono scandalizzati (4,27)!

Gesù fu un uomo libero ed è per questo che nella sua vita fece incontri meravigliosi. Chi non è libero è prigioniero, prigioniero di se stesso, dei suoi giudizi, delle sue idee. Gesù superava ogni barriera: "questo sì-questo no; questo è bene-questo è male; questo è convenevole-questo no". Gesù non si fermava a ciò che si diceva in giro, a ciò che tutti pensavano delle persone.

Gesù non diceva: "Questo è ricco (Zaccheo)!; questa dicono sia una donna di malaffare (adultera, samaritana)!; questo si dice sia un ladro (Matteo Levi)!; questo la legge non lo permette (guarire di sabato)!; questo non sta bene (la donna che lavò con le lacrime i suoi piedi e con i capelli glieli asciugò)!; questi sono pagani, eretici (samaritani)!; questi sono peccatori (pubblicani, prostitute)!". E proprio per questo essere fuori dagli schemi Gesù fu considerato un anti-dio e condannato a morte: era scomodo e inopportuno per tutte le persone piene di regole, di rigidità e dalla mentalità ristretta.

Essere liberi vuol dire non permettere che idee, barriere religiose, ciò che si dice o altro ci impediscano di incontrare le persone, la vita e la felicità.

Di fronte alle regole che dicevano: "Non incontrare costui" Gesù diceva: "E perché no?. Lo voglio incontrare di persona, voglio parlarci, sentire il suo cuore... poi vedremo".

L'incontro avviene al pozzo. Il pozzo è per la Bibbia il luogo degli incontri d'amore: Rebecca incontra il capo dei servi di Abramo; Giacobbe incontra Rachele, Mosè Zippora.

Allora noi capiamo lo stupore della donna: "Come mai tu che sei un uomo, un giudeo, chiedi da bere a me che sono una donna samaritana?". Perché parlare al pozzo era corteggiare una donna.

Gesù non la vuole convertire, non le dice: "Ma guarda che vita che hai, non ti vergogni?", oppure: "Voi samaritani siete eretici, il vostro Dio è falso". Gesù la prende così com'è, nella sua situazione. Gesù l'accetta com'è, con la sua vita travagliata, difficile e con il suo infinito bisogno d'amore.

Potessimo anche noi iniziare a prenderci così come siamo. Siamo questi; anche se non ci piace tanto quello che siamo, anche se ci vorremmo diversi, anche se ci vorremmo più belli, più ricchi, più sicuri, più capaci di parlare, d'amare, più religiosi, più forti.

E invece siamo così. E invece siamo quello che siamo. E non si può costruire nulla se non accetto di essere questo, anche se mi facesse schifo. Se non accetto di essere dipendente dall'alcool non posso smettere. Se non accetto di essere possessivo nel mio amore non posso amare con libertà. Se non accetto di essere invidioso continuerò ad esserlo. Se non accetto di avere dei problemi non posso risolverli. Se non accetto la mia storia non posso guarire. Se non accetto i miei sbagli li rifarò. Se non accetto di aver bisogno morirò di sete. Allora mi devo prendere per come sono, imperfetto: "Sono quel che sono partiamo da qui".

Si racconta che il figlio di un famoso scultore (il figlio era adolescente) non voleva accettarsi: non sopportava il suo carattere, il suo corpo e la sua famiglia. Nel giorno del suo sedicesimo compleanno il padre gli regalò un po' di terra: era della semplice creta. Il figlio si arrabbiò tantissimo: "Ma che razza di regalo è?". Allora il padre prese la creta, la lavorò, la modellò e la colorò fino a farne una stupenda scultura. Poi gli disse: "Cosa sarebbe successo se tu l'avessi buttata via?". "Che discorsi! che non avresti fatto questa scultura". "Bene, figlio mio, tu sei questa creta, non buttarti via!".

All'inizio il discorso con la donna verte sull'acqua viva: ma la donna non capisce. Perché lei pensa all'acqua del pozzo, quella da bere.

Ma piano piano Gesù la riporta al centro della sua vita, alla vera questione fondamentale: "Tu hai avuto cinque mariti, adesso stai con un altro uomo (sesto) ma nonostante tutto sei assetata d'amore". E sì che ne aveva avuti di mariti, eppure!

E' la storia di come si possa avere molti mariti ma non amore, molti amori ma non l'amore. Non è questione di quanto hai, ma di cosa hai. Quante persone avvertono un'insoddisfazione dentro, sentono un buco, un vuoto nell'anima, ma continuano a riempirsi sempre di più credendo che un giorno saranno sazie. E' un'illusione. La donna non ha ancora colto che nonostante tutti i suoi tentativi d'amore non ha rac-colto amore; che forse non è lì che deve cercare, che forse non è così che deve cercare, che forse sta sbagliando modo e posto. Se siamo infelici vuol dire, semplicemente, che quello che facciamo o come viviamo non ci rende felici e che se continueremo così, allo stesso modo, rimarremo infelici. Quindi, cambia!

L'incontro con Gesù è per la donna l'incontro con la propria verità e con il proprio spirito. La sua verità è che nonostante tutto non ha trovato l'amore. Il suo spirito, la sua anima, è ancora in ricerca.

Incontrare Gesù è ammettere la realtà, è come guardarsi allo specchio. E potrebbe non piacerci ciò che vediamo. Ed invece è proprio quello che dobbiamo vedere. La donna deve ammettere: "Si, è vero ho avuto cinque mariti e quest'uomo è il sesto. E nonostante tutto non mi basta, non sono felice. E' triste, è doloroso accettare che sia così, ma è la realtà, è la verità".

In un film c'è un uomo con la faccia sfigurata dal fuoco. L'uomo non vuole per nessun motivo uscire di casa, non vuole che nessuno lo veda. Il suo terapeuta gli ha dato questo compito: "Devi guardarti allo specchio e guardarti bene finché non bacerai quello che vedrai". Dopo giorni e giorni quell'uomo bacia la sua immagine sfigurata allo specchio, un pomeriggio Non c'è nessuna possibilità di procedere, di crescere, di evolvere, per chi non ammette, per chi non accetta la realtà, qualunque essa sia. Chi non vuol essere vero con sé non potrà che vivere in un mondo di illusione.

Incontrare Gesù, aver fede, allora, non è un pio esercizio ascetico ma è l'incontro con ciò che tu sei realmente. Gesù è colui che ti smaschera, che se ti nascondi qualcosa, Lui te lo spiattella davanti. Non si può incontrare Gesù e nascondersi. Di fronte a Lui non si può mentire, scappare, dirsi "balle". E chi vuol evitare quest'incontro evita l'Incontro perché Dio è Spirito e Verità.

Guardate cosa fa la donna: pur di evitare la verità, pur di non vedersi per quello che è, sposta il discorso su di un piano religioso. D'altronde è più facile parlare di Dio, di cosa vuol dire pregare, di quale sia la vera religione, che aprirsi e parlare di sé, che fare verità sulla propria vita.

E' più facile e più semplice parlare della società, della politica e soprattutto degli altri piuttosto che far verità sul nostro spirito a volte aggressivo, ferito, impaurito, rigido o corazzato. Ma Gesù è chiaro: se non incontri nella verità il tuo spirito non si può crescere. Se vuoi l'acqua viva devi scendere nel pozzo della tua vita ed essere bagnato e lavato dalla verità. Neanche la tua fede è vera se non tocca il tuo spirito e il tuo profondo. Neanche la tua fede è vera se non passa al setaccio della verità.

La storia del popolo ebreo è la storia della ricerca dell'acqua vera, vitale, sorgiva, che fa vivere. Gli ebrei devono errare per quarant'anni per trovare la terra promessa, per accorgersi di essere figli di Dio. E non si accorgono di essere già figli di Dio, che la terra promessa è dentro di loro. Così Mosé a più riprese deve far scaturire l'acqua dalla roccia. Cioè: l'acqua è lì dentro di loro; nonostante ciò si devono costruire dei pozzi.

La storia della samaritana è nient'altro che questo: cercare fuori ciò che si ha dentro. Ciò che tu cerchi non è fuori di te, ma dentro di te. Ma devi costruire un pozzo di spirito e di verità per trovare ciò che cerchi, per trovare l'acqua viva.

Quando Giacobbe incontra Rachele al pozzo deve spostare un grande macigno dal pozzo. Così io devo togliere tutto ciò che ostruisce il mio pozzo (Sicar vuol dire "ostruito") e iniziare a scendere. Io devo costruire un pozzo verso il mio spirito, il mio profondo, e via via buttar via tutte le paure, i condizionamenti, le ferite, i nodi, i traumi, che mi impediscono di trovare la Vita.

Allora concludendo: tutto quello che ho è buono, ma non mi può saziare. Posso vivere con un bicchiere d'acqua al giorno, ma non posso dissetarmi con un bicchiere. E come i deserti sono pieni d'acqua, è che si trova nel sottosuolo e a grandi profondità, così anch'io ho bisogno di costruire un pozzo per trovare l'acqua viva che c'è in me.

Allora io devo creare un pozzo, un passaggio, un buco, una ferita, un canale, per trovare l'acqua. Questo è il compito della nostra vita. Altrimenti, se rimango nella superficie, morirò di sete e di fame, pieno d'acqua e morto di sete.

Questa è la vera religione: "Adorare Dio in spirito e verità", scoprire la Sorgente a cui io posso attingere e che non si esaurirà mai. Io posso anche fare un sacco di cose religiose, ma non mi sazieranno mai. Perché la religione può anche costruire prodotti religiosi. Si usano e si consumano anche questi. Acquietano per un attimo, tranquillizzano dalla colpa, rendono l'animo un bravo uomo religioso. Ma scoprire l'acqua viva è tutta un'altra cosa. Trovare l'acqua viva vuol dire trovare quella cosa per cui non si ha più bisogno delle altre cose, trovare ciò che sazia, trovare ciò che disseta e fa felici per sempre.

L'acqua viva è Dio, ma non il Dio che abbiamo in testa ma il Dio che troviamo nel fondo del pozzo dopo essere scesi, dopo aver incontrato la nostra anima e il nostro spirito, dopo aver fatto verità e luce sulla nostra vita, dopo aver scoperchiato tutte le pietre che chiudono il pozzo.

Il mio compito è costruire il pozzo. Il mio compito è fidarmi che in me c'è ciò che cerco, che in me c'è una sorgente che neppure credo possibile, che la vita scorre già in me e nel mio sottosuolo. E quando scopriremo l'acqua viva scopriremo di averlo da sempre cercato. Scopriremo che nel nostro desiderio d'amore cercavamo Lui, l'Amore. Che nel nostro desiderio di possedere le persone cercavamo Lui, una patria e un rifugio certo; che nel nostro cambiare amori cercavamo Colui che può saziare; che nell'alcool o nell'anoressia cercavamo Lui che è il Bene e l'Affetto; che nelle nostre paure cercavamo Lui che è la Mano che accompagna e che sostiene.

Così scopriremo che Lui era dietro e dentro ad ogni cosa. "Quello che cerco nelle persone, alla fin fine, sei Tu. Quello che trovo nei volti e nei sorrisi, sei Tu. L'amore che mi riscalda il cuore, alla fin fine sei Tu. Io do tanti nomi alle cose, ma sei Tu e solo Tu che cerco in ogni volto, in ogni cosa giusta e in ogni cosa sbagliata. Ciò che cerco sei solo Tu".

S. Agostino: "Troppo tardi ti ho amata, bellezza sempre antica e sempre nuova, troppo tardi ti ho amata. Eri dentro di me, ma io ero fuori e senza bellezza mi precipitavo verso quelle bellezze che tu hai fatto e che, senza di te, non potrebbero esistere. Tu sei sempre con me, ma io non ero con te".

E ancora Agostino: "Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te".


Pensiero della Settimana
Se non c'è spirito e verità...

Se tra marito e moglie non c'è spirito, profondità, ci riempiamo di contatti di labbra e fisici ma le nostre anime non s'incontrano nell'amore.

Se tra marito e moglie non c'è verità allora siamo nudi fisicamente ma non nell'anima, siamo oscuri e nascosti l'uno all'altro.

Se tra amici non c'è spirito ci possiamo riempire di cose fatte assieme e di discorsi, ma le nostre anime non s'incontrano.

Se tra amici non c'è verità allora le relazioni diventano di convenienza,
e non si sa se ci si può fidare fino in fondo.

Se nella mia vita non c'è spirito allora vivo nella superficie delle cose, vegeto e mi riempio di surrogati, di cose, di posizioni, di idee che riempiono la mia testa ma non il mio cuore che rimane vuoto e assetato.

Se nella mia vita non c'è verità allora ogni mattina mi alzo e non so perché lo faccio; non so perché vado a lavorare: ci vado e basta; non so perché faccio tutto quello che devo fare e mi sento prigioniero.

Se con me non c'è spirito allora neppure mi conosco, neppure so cosa provo, cosa vivo, quali sono i miei desideri, i miei limiti, le mie paure.
Sono sconosciuto a me steso.

Se con me non c'è verità allora mi inganno sulla mia realtà, mi racconto bugie su di me, su ciò che vivo e che ho dentro.
Se non c'è verità con me, mi fuggo, scappo da me stesso.

Se nella religione non c'è spirito allora facciamo tante funzioni religiose, tanti riti e tante preghiere a Dio ma senza Dio.

Se non incontro Colui che è Spirito, che valica tutte le mie pratiche religiose e le mie parole, allora la mia religione è vana.
E' come una scala che non porta da nessuna parte.
Se nella religione non c'è verità allora è falsa;

preferisce irrigidirsi nelle regole e nelle forme per non cambiare,

sceglie la via della condanna invece che quella della luce, appoggia il silenzio dove sarebbe necessario parlare e alzare la voce.

Se nella società non c'è spirito allora ognuno pensa a sé, ciascuno arraffa', ciascuno usa le persone come degli oggetti in-animati (senza spirito) e le usa a suo piacimento.

Se non c'è spirito tutto è possibile perché più nulla è sacro; tutto è lecito per chi non ha un cuore. Se non c'è spirito allora diecimila giovani (in Europa) si suicidano perché non c'è senso, né significato, né prospettiva per questo vivere.

Se non c'è verità possiamo far le guerre e chiamarle preventive o guerre di pace(!); possiamo giustificare la privatizzazione dell'acqua, i cibi transgenici, la pena di morte ed ogni cosa.

Se non c'è verità i mass media ti vendono quello che vogliono:
dai prodotti alle notizie.
Se una società perde lo spirito perderà anche la struttura.

Se una società perde la verità perderà anche la società.

 

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