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TESTO Omelia per il 25 novembre 2001 - 34a dom. T. Ordinario Solennità Cristo Re - Anno C

Totustuus   Totus Tuus

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) - Cristo Re (25/11/2001)

Vangelo: Lc 23,35-43 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 23,35-43

In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] 35il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

NESSO TRA LE LETTURE

"Re di Israele, re dei giudei, regno del Figlio" sono le espressioni con cui la liturgia ci ricorda solennemente la gioiosa realtà di Gesù Cristo, re dell'universo. Il titolo della croce sulla quale Gesù morì per redimere gli uomini era il seguente: "Gesù nazareno, re dei giudei" (vangelo). Storicamente, questo titolo risaliva fino a David, re di Israele, (prima lettura) dal quale Gesù discendeva secondo la carne. Paolo, ricordando ai colossesi l'opera redentrice di Cristo, scrive loro: "Il Padre ci ha trasferito nel Regno del suo Figlio diletto, in cui abbiamo la redenzione: il perdono dei peccati" (seconda lettura).

MESSAGGIO DOTTRINALE

1. Davide, re di Israele. Gli israeliti avevano cominciato la conquista della terra promessa alla fine del secolo XIII a.C., capeggiati da Giosuè. La conquista fu progressiva e si prolungò per molto tempo. Infine, si poté considerare conclusa, almeno in termini generali, e si procedette alla distribuzione della terra per tribù. Per lunghi decenni e lustri, ognuna delle tribù mantenne la sua indipendenza e la propria autonomia. Se qualche tribù si univa con un'altra, era fondamentalmente allo scopo di difesa o di attacco dei propri nemici. Durante questo periodo, si venne stabilendo quasi spontaneamente una differenziazione tra le tribù del Nord e quelle del Sud. Quando Samuele unse re Davide, lo fece soltanto sulle tribù del Sud (Giuda, Beniamino ed Efrain), e su di esse egli regnò sette anni ad Hebron. La personalità straordinaria di Davide, il suo genio militare, che riuscì a conquistare la fortezza di Gerusalemme, ritenuta inespugnabile, e la sua capacità innegabile di condottiero, indusse i capi delle tribù del Nord a proclamarlo anche loro re. "Il re Davide fece un patto con essi ad Hebron, in presenza di Javeh, ed unsero Davide come re di Israele" (prima lettura). Fu un passo decisivo nella storia di Israele. Per la prima volta si ottenne l'unificazione delle dodici tribù, si instaurò un solo re e pertanto un solo comando politico-militare, e si scelse la città di Gerusalemme come capitale del nuovo regno di Israele e di Giuda. Il regno di Cristo, prolungamento del regno di Israele, è composto allo stesso modo da dodici Atribù@, unite sotto il comando di un unico re, ed ha la sua capitale a Gerusalemme, capitale del regno messianico, inaugurato da Gesù Cristo sulla croce.

2. Gesù, re dei giudei. Questa è la causa per cui Gesù muore su una croce innalzata sul Golgota. Il testo è scritto in ebraico, in latino e in greco, affinché lo comprendessero tutti gli abitanti che erano venuti a Gerusalemme per celebrare la Pasqua nella primavera dell'anno 30 d.C. Un crocifisso, re dei giudei? Questa ignominia era insopportabile per le autorità di Gerusalemme. Perciò ricorsero a Pilato, a chiedergli di cambiare il titolo. Pilato non cedette. "Quanto ho scritto, ho scritto". Il titolo è occasione di burla e di sarcasmo da parte dei soldati romani: "Se tu sei re dei giudei, salva te stesso!" (vangelo). Soltanto uno dei ladroni intuì che il regno di codesto crocifisso doveva essere di altra indole che non il regno della terra, e così gli disse: ARicordati di me, quando sarai nel tuo regno@ (vangelo). Il titolo è, quindi, veritiero, ma ci rimanda a un regno dalle altre caratteristiche: un Regno di verità e di vita, un Regno di santità e di grazia, un Regno di giustizia, di amore e di pace (prefazio). Nella sottomissione "impotente" e dolorosa di un crocifisso al regno della forza dominante si trova la chiave e il fondamento del regno dell'amore, della misericordia e del perdono.

3. Il Regno del Figlio suo. Il Padre, chiamandoci alla fede cristiana, ci ha trasferito nel Regno di suo Figlio mediante il battesimo. Suo Figlio è Gesù di Nazareth, il crocifisso, adesso risorto e glorioso. Il regno del Figlio non è più soltanto un popolo o una razza. Non è soltanto il regno interiore nel cuore degli uomini. È per aggiunta il regno sul cosmo, su tutta la creazione. "In lui furono create tutte le cose, nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili, troni, dominazioni, principati, potestà: tutto venne creato per mezzo di lui e per lui" (seconda lettura). Per il figlio, "re" non è meramente un titolo, corrisponde alla sua essenza. Nulla è al di fuori della sua sovranità, né il tempo, né l'aldilà del tempo. Il Figlio è il re dell'universo in tutta la sua grandezza e splendore, con tutta la sua potenza ed energia. È il re della storia, colui che domina e dirige tutti gli avvenimenti umani verso il loro fine. È il re degli individui, nei quali regna per mezzo della fede, della speranza e della carità, della giustizia, della pace e della solidarietà.

SUGGERIMENTI PASTORALI

1. "Il condizionale del dubbio". "Se sei re...": ecco l'eterna tentazione dell'uomo sprofondato nella sua miseria ed indigenza. "Se sei il Figlio di Dio...", così è il tentatore, e così sono stati tanti uomini nel corso della storia. "Se sei buono..." perché regna tanto male intorno a noi?, "Se mi ami...", perché, invece del fatto che regni il tuo amore in me, regna, al contrario, il disordine delle passioni, l'egoismo sfrenato? "Se sei re...", come è possibile che ci siano dei governi miscredenti ed atei, che perseguitano, incarcerano ed assassinano i loro sudditi? "Se sei re...", che tipo di sovranità è la tua, che tanto si nasconde, fino al punto di svanire e giungere quasi a scomparire? "Se sei re...". Il dubbio ci avvelena e ci scuote interiormente. Il condizionale ci morde l'anima, fino alla ferita mortale. "Questo di Cristo Re, non sarà un racconto di fate o una delle tante utopie che percorrono la storia?". "Cristo vince, Cristo regna, Cristo impera" canta la Chiesa. "Questo è verità, o è piuttosto un esagerato trionfalismo?" Siamo coraggiosi, togliamo una volta per tutte il "se" condizionale dalle nostre relazioni con Gesù Cristo Re. Invece di dubitare, ringraziamo il Padre di non aver voluto instaurare un regno come avremmo voluto noi uomini, secondo la misura dei nostri desideri e delle nostre meschine concezioni delle cose. Cristo regna secondo il suo disegno e la sua misura, non secondo la nostra. Il Regno di Cristo si riceve come un regalo, come una rivelazione del cielo; non è frutto di una mente umana privilegiata, né dell'accordo decisionale degli uomini. Il Regno di Cristo si installa nella vita degli uomini, però non è un albero ormai fatto, ma una pianta che cresce. Dal momento in cui poniamo il regno di Cristo sotto le legge del condizionale, siamo pur sicuri di correre il rischio di non comprenderlo, e di rimanerne fuori.

2. Venga il tuo Regno! Tertulliano, nel suo commento al padrenostro, scrive: "Che il tuo Regno venga il più presto possibile, è il desiderio dei cristiani, è la confusione per le nazioni. Noi gioiamo per questo, ma ancor più preghiamo per la sua venuta". È un desiderio che noi cristiani andiamo ripetendo da 21 secoli. Venga alla nostra terra il tuo regno di pace nei Balcani, nella terra di Israele, in Malesia, nel corno d'Africa, o nella regione dei grandi laghi africani, in tutte le nazioni. Venga sulla nostra terra il tuo regno di giustizia di fronte alla corruzione invadente, di fronte a tante differenze sociali ed economiche, di fronte a tanta degradazione morale. Venga il tuo regno di amore tra gli sposi, tra padri e figli, tra membri di differenti razze o religioni; di amore verso i bambini e verso gli anziani, verso i poveri e i malati, verso tutti i più bisognosi di assistenza, di affetto, di tenerezza. Sappiamo che il Regno di Cristo vive in una situazione di tensione permanente, perché lo esige la sua stessa crescita, perché incontra delle resistenze alla sua azione di trasformazione. Ciononostante, affinché giunga questo regno di pace, di giustizia e di amore, lavoriamo, soffriamo, preghiamo, noi cristiani e tutti gli uomini di buona volontà. Venga il tuo Regno! Sia questo il grido con cui annunciamo un nuovo giorno, e con cui, alla sera, chiudiamo il duro lottare della giornata. "Affinché, diciamo con san Cipriano, noi che lo abbiamo servito in questa vita, regniamo nell'altra con Cristo Re, come egli stesso ci ha promesso".

 

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