TESTO Commento su Gv 8,31-59 - 3a domenica di Quaresima anno A - RITO AMBROSIANO
III Domenica di Quaresima (Anno A) (24/02/2008)
Vangelo: Gv 8,31-59
In quel tempo, Gesù 5giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui.
31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
Soffermiamoci sulla prima e sull'ultima frase.
"In quel tempo Gesù disse a quei Giudei che avevano creduto in Lui".
I Giudei: coloro che abitano la Giudea. Siamo a Gerusalemme e i Giudei hanno una loro concezione della religione, diversa certamente da quella di Gesù: Gesù segue la "strada" dei profeti, i Giudei seguono la "strada" del Tempio, Tempio come potere, Tempio come unico luogo in cui adorare Dio, Tempio come potere dei Sommi Sacerdoti (le ufficialità della Chiesa di allora).
Alcuni Giudei avevano creduto in Gesù, cioè avevano pensato che in Lui e in quello che diceva ci fosse qualcosa di giusto, e per questi motivi venivano ad ascoltarLo.
Però... questi Giudei erano "legati" ad una certa mentalità, mentalità che ci è stata ben illustrata dalla prima lettura di oggi: "Il Signore è un Dio misericordioso, pietoso, lento all'ira, ricco di grazia e di fedeltà che conserva il Suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa e la trasgressione del peccato ma non lascia senza punizione e castiga la colpa dei padri nei figli, e quella dei figli nei figli fino alla terza e alla quarta generazione". Un Dio che dice: "Occhio per occhio, dente per dente: Mi tratti bene ti tratto bene, Mi tratti male ti tratto male": questa è la mentalità dei Giudei.
Gesù invece fa un discorso diverso.
Il Dio dei Giudei non è il Dio di Gesù!
Gesù dice: "Voi avete sentito dire: occhio per occhio, dente per dente, ma Io vi dico pregate, perdonate... come il Padre vostro che è nei Cieli".
Chi è il Padre vostro che è nei cieli? Com'è il Dio dei Giudei? Com'è il Dio di Gesù? Questa discussione è avvenuta nel tempo.
Marcione nei primi secoli del cristianesimo aveva detto: "Jhawè non è il Dio a cui si riferisce Gesù: Jhawè è un altro Dio, diverso da quello di Gesù. Il Dio di Gesù ci viene presentato da Lui in maniera esattamente opposta a quella che ci viene presentata da Mosè". Ecco perché Marcione ha abolito completamente l'Antico Testamento.
Purtroppo nell'Antico Testamento ci sono delle correnti, dei refusi di origine Sacerdotale che ci presentano un Dio un po' come Lo volevano loro, e i loro scritti sono mescolati agli scritti dei Profeti che invece parlano di un Dio di misericordia, di un Dio che ci parla...
Due correnti quindi che poi, con l'arrivo di Gesù si scontrano: lo scontro tra i Giudei di Gerusalemme e Gesù. Scontro molto accanito che finisce con il tentativo di farLo tacere quando Gesù afferma: "In verità vi dico, prima che Abramo fosse, Io sono (Io sono Dio).
"Io sono Colui che è" è stata la risposta di Dio a Mosè: Colui che è, e non Colui che deve divenire, non Colui che deve svilupparsi o che è stato: "Io sono Colui che è". Questo è il concetto estremamente profondo di un Dio che non è stato, che non sarà ma che è.
Gesù dice: "In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse Io sono". A questo punto lo scontro è inevitabile: i bravi Giudei con uno spirito di comprensione, di tolleranza, di ecumenismo, di dialogo che li contraddistingue, prendono i sassi e tentano di farLo "fuori" (un'abitudine che nella storia si ripete), cioè cercano di ucciderLo, e... ci riusciranno dopo un po' di giorni, accusandolo presso Pilato per farLo mettere in croce.
Tutto questo avviene sempre in nome del dialogo, della comprensione e di tante belle qualità che vanno continuamente sbandierando un mucchio di persone anche ai nostri giorni, dimenticando.... la storia e dimenticando che è solo Gesù che dice che bisogna perdonare, capire, riconciliarsi e pregare anche per chi ci perseguita. Solo Gesù dice questo, tutti gli altri dicono: occhio per occhio, dente per dente!
Gesù, sempre per un contrasto di mentalità, per un contrasto di concezione della religione, si trova davanti a degli interlocutori per i quali il proprio stato religioso era certo, perché discendenti di Abramo patriarca della fede. Gesù invece li mette un pochino in crisi richiamando alla loro attenzione il fatto che quello che conta nella vita spirituale non è l'appartenenza esteriore ad un'anagrafe religiosa
Se noi dovessimo badare all'anagrafe religiosa italiana, ci accorgeremmo che ci sono almeno 50milioni di cattolici ma quanti di loro vanno alla Messa alla domenica? Tanti di loro dicono: "Anche se non frequento la Chiesa credo ugualmente, sono onesto, non ho debiti....": questo sarà anche vero ma... non dai al Signore quello che Gli spetta e quindi con Lui hai dei grossi debiti, non sei onesto. Certo, non sto parlando di onestà laica, dove per il laico Dio non esiste... Nei confronti della società sarai una persona onesta ma non lo sei nei confronti di Dio, quel Dio che ti ha creato, quel Dio creatore e padrone del Cielo e della terra. Sei giorni sono stati fatti per te ma il settimo è del Signore, quindi, non puoi fare ciò che vuoi di quello che non è tuo!
L'anagrafe religiosa è una "bella cosa" ma la religiosità vera, per Gesù, è qualche cosa che c'è nel profondo del cuore della persona, nel "dentro" dell'uomo: è nel mondo segreto dell'anima (che come abbiamo visto la volta scorsa si differenzia dallo spirito e dal corpo).
Il Signore, interrogato sempre dai Farisei, in un altro punto dice: " Il Regno di Dio non viene in modo da attirare gli sguardi, ne si dirà eccolo qui, eccolo là, perché il Regno di Dio è dentro di voi".
La traduzione di Lutero di questa frase del Vangelo è: "Il Regno di Dio è dentro di voi, nella vostra interiorità".
Dov'è Dio? Certo, le orme di Dio si possono trovare nella natura: abbiamo "visto" la ricerca di Dio al di fuori di noi, nel Cosmo, nella storia, ma... ci si pone una domanda, soprattutto ai nostri giorni: "Si può trovare Dio dentro di noi? In quell'angolo della nostra interiorità dalla quale provengono i sogni, che nella Bibbia talvolta sono Voce di Dio? Non sentiamo certe volte l'azione di Dio nel profondo di noi stessi?".
Molti oggi tentano di percorrere questa via verso l'interiorità per scoprire Dio nella propria anima: cercano Dio attraverso la meditazione interiore e la concentrazione di Lui, mentre l'apparato religioso molte volte si preoccupa di più dei riti, delle funzioni..., questo non ci deve meravigliare perché nell'antichità cristiana c'è sempre stato. Fin dall'antichità cristiana vi furono dei cristiani che intrapresero questa via.
Nel secondo secolo d.C. alcuni riformularono in modo nuovo la risposta di Gesù, e questa formulazione si è conservata nel Vangelo di Tommaso, che è stato scoperto solo 20 anni fa: "Gesù disse: quando coloro che tentano di traviarvi vi dicono guarda: il Regno dei Cieli è nel cielo, guardate pure, ma vi appariranno gli uccelli del cielo. Quando vi diranno esso è nel mare, guardate pure ma vi appariranno dei pesci, ma il Regno è interiormente dentro di voi e al di fuori voi. Se voi riconoscete voi stessi, allora sarete riconosciuti e riconoscerete che voi siete figli del Padre vivente, ma se voi non riconoscete voi stessi, allora siete nella povertà e siete la povertà".
Questo deve essere il nostro "sforzo" che ci deve portare alla parte vera di noi stessi.
Se ciascuno di noi riflette in se stesso, deve riuscire ad arrivare a tutto quello che veramente costituisce il nostro centro di interesse. Alla mattina, al risveglio ci si deve domandare: "Oggi che cosa devo fare? Quale è la cosa che mi interessa di più tra tutte quelle che debbo fare?". E' questo il punto della verifica.
I Santi si chiedevano al mattino: "Che cosa debbo fare? qual è la cosa che mi interessa di più?", subito S.Filippo Neri rispondeva: "La Messa che devo celebrare perché lì mi incontro con il Signore"; un altro Santo rispondeva: "La cosa che mi interessa di più in questa giornata è la meditazione sulla Parola di Dio"; un altro ancora: "Quello che mi interessa di più oggi è l'andare negli ospedali a sentire e a parlare con le persone sofferenti perché in esse io vedo il Cristo"; un altro: "Devo andare ad aiutare e a dare da mangiare ai poveri perché in essi vedo il Cristo...". Il "Cristo" era la cosa di maggior interesse in tutta la loro giornata!
Io non dico che tutti noi dobbiamo essere come loro, però il loro modo di ragionare ci deve mettere una "pulce" nell'orecchio, perché, forse, il centro di interesse della nostra giornata non è Gesù. Forse, per noi, l'importante non è l'incontrarci con Lui....; forse i nostri centri di interesse sono altri, anche se onesti...
A questo punto io devo dire a me stesso: "Io sono religioso o no? Forse.... faccio delle pratiche religiose, mi comporto onestamente, ma non sono religioso".
La religione a cui fa riferimento Gesù non è solo una dottrina, non è neanche solo un comportamento, ma è un "entrare" nella nostra interiorità per vedere se "dentro" di noi il primo centro di interesse è Lui o non è Lui.
Dobbiamo saper "vedere" se il punto di riferimento della nostra mente, del nostro ragionamento, dei nostri calcoli è "anche" Gesù.
E' vero che dobbiamo pagare le tasse, che dobbiamo cercare il lavoro, che dobbiamo allevare i figli, ma... nel fare tutto questo facciamo riferimento a Gesù? Qui sta il metro della nostra religiosità!
La persona che fa riferimento a Gesù sa che in Lui trova un alleato, Qualcuno che la può aiutare, che le dà fiducia e speranza nell'attuare i suoi piani, al di là dei soldi e dei titoli. Se non è così non c'è la religiosità di cui Gesù parla. Il Signore non dobbiamo pensarLo solo al di fuori di noi.
Se oggi un bambino mi chiedesse: " Dov'è Dio?", io devo riuscire a fargli capire che Dio è innanzitutto nella mia anima.
Vi leggo due aneddoti ebraici che ci spiegano questo.
Il primo dice: " Quando il Rabbì era ragazzo, un giorno sua madre lo portò da un maestro famoso che gli chiese: "Io ti do un fiorino se tu mi dici dove abita Dio". Rispose il ragazzo: "E io ti do due fiorini se mi dici dove non abita".
L'altro aneddoto dice così: Un famoso Rabbì un giorno stupì alcuni dotti che erano suoi ospiti chiedendo: "Dove abita Dio?". Essi lo derisero: "Che stai dicendo? Il mondo è pieno della Sua gloria". Ma lui stesso rispose alla propria domanda: "Dio abita là dove Lo si lascia entrare".
Tu hai lasciato entrare Dio nel tuo corpo, tu hai lasciato entrare Dio nel tuo spirito, ma Lo hai lasciato entrare nel profondo della tua anima? Se non hai pensato a questo vuol dire che non Lo hai lasciato entrare. Se alla mattina non hai fatto punto di riferimento a Lui, non Lo hai lasciato entrare: Dio è rimasto fuori!
Gesù vuole che la nostra religiosità arrivi a questo punto: ricordarsi ogni giorno di lasciare entrare Dio nel proprio cuore. Questo anche con le preghiere del mattino. Le preghiere del mattino dovrebbero essere la cosa prima per un cristiano, perché è questo il modo per vedere se Dio interessa oppure no.
Se non dite le preghiere del mattino cercate di non trovare "cumuli" di parole per dichiarare la vostra fede, il vostro credo o per dire agli altri che siete dei cristiani cattolici... Se non dite le preghiere del mattino non siete ancora arrivati ad essere dei cristiani cattolici!
La Quaresima sia proprio il momento in cui ognuno di noi possa riuscire ad entrare nella propria intimità e, al mattino presto, appena sveglio sappia aprire la porta a Dio, perché Dio abita là dove Lo si lascia entrare.