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TESTO Commento su Matteo 4,1-11

don Daniele Muraro   Home Page

I Domenica di Quaresima (Anno A) (10/02/2008)

Vangelo: Mt 4,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l’uomo,

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

ed essi ti porteranno sulle loro mani

perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:

Il Signore, Dio tuo, adorerai:

a lui solo renderai culto».

11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

"Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" diceva il versetto del Vangelo. Troviamo così anticipata la risposta di Gesù alla prima tentazione del diavolo nel deserto e, accogliendo questa raccomandazione, stamattina noi siamo qui per nutrire la nostra fede con il cibo sostanzioso della Parola di Dio. Si tratta della preparazione necessaria per accostarsi con vantaggio alla mensa del pane e del vino trasformati nel Corpo e Sangue del Signore.

La medesima frase usata da Gesù per respingere l'assalto iniziale del Maligno è Parola di Dio in quanto si tratta di una citazione presa dall'Antico Testamento, precisamente dal libro del Deuteronomio.

Durante l'ultima sosta prima di passare il Giordano ed entrare nella Terra Promessa, Mosè nella veste di guida del popolo, rievoca gli episodi salienti del lungo pellegrinaggio nel deserto, durato quarant'anni, e si sofferma sulle prove subite da Israele durante tutto questo tempo e sul soccorso ottenuto dal Signore.

Più volte dopo l'uscita dall'Egitto Dio aveva messo alla prova il suo popolo, per saggiare quello che ciascuno nel cuore e la sua volontà di osservare i comandamenti. Fra le ristrettezze affrontate dagli Ebrei in un ambiente ostile ci fu anche la fame.

Arrivati al termine di tante peripezie, Mosè rievoca anche quel episodio e ne mette in luce il significato spirituale. Dio si servì dell'inedia e del successivo miracolo della manna per far capire a tutti che non esistono solo i bisogni materiali, ma che l'uomo realizza in pienezza se stesso solo nel dialogo vivo con il suo Signore.

La lezione vale anche per noi oggi. Tante volte noi ci rivolgiamo a Dio con richieste legittime, ma limitate al benessere materiale. Il ritardo da parte di Dio nell'adempiere alle domande della sua creatura a riguardo dei beni elementari non manifesta un disinteresse da parte sua le necessità primarie, piuttosto intende ottenere in noi che chiediamo l'apertura alla dimensione spirituale e propriamente umana dell'esistenza.

Se Dio fosse cercato solo per il pane o la salute, o il benessere, si svilirebbe la sua grandezza e si disprezzerebbe la sua qualità divina. Dio non è un serbatoio di beni da consumare, è prima di tutto una persona, anzi una comunione di persone. A chi si lascia introdurre in questo mistero, tutto il resto sarà dato in aggiunta, già in questo mondo e poi nell'altro.

Ad un certo punto della sua missione Gesù moltiplicherà anche pani e pesci, ma lo farà per chi si era attardato ad ascoltare il suo insegnamento e per preparare la folla ad un più coinvolgente miracolo, cioè alla istituzione del sacramento dell'Eucaristia che sempre si sarebbe rinnovato nella comunità dei credenti.

Anche l'oggetto della seconda tentazione, di ottenere un soccorso straordinario da parte di Dio a garanzia della propria incolumità, ottiene una realizzazione spettacolare e superiore alle attese, seppure ritardata, nel momento della resurrezione dal sepolcro, quando Gesù ritorna in vita, libero per sempre dal potere della morte.

Attraverso il sacrificio sulla croce Gesù ha ottenuto un nome, cioè un'autorità, superiore ad ogni altra e in ragione del mistero pasquale Dio ha stabilito che ogni ginocchio si pieghi nel nome del suo Figlio, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami la sua Signoria.

È l'oggetto della terza tentazione, ottenuto da Gesù, al di là di ogni aspettativa politica, non adorando Satana, in quanto abusivo dominatore di questo mondo, ma aderendo al disegno di salvezza universale del Padre.

Imparando dalla lezione del Vangelo di oggi, potremmo dire ogni tentazione prende le mosse da due lusinghe: la prima è quello della fretta di ottenere sùbito quello che Dio ha stabilito per il suo tempo giusto, l'altra è quella superbia di affermare se stessi a dispetto della maestà di Dio.

Per esempio Adamo ed Eva nella prima lettura vogliono diventare "come Dio" e questo un giorno si sarebbe realizzato, nella elevazione in grazia e nella adozione a suoi figli da parte di Dio stesso di tutti gli uomini, ma Adamo ed Eva pretendono di ottenere questo dono attraverso un sotterfugio e una disobbedienza contro Dio stesso.

Il papa Benedetto nella sua enciclica "Spe Salvi" ci aiuta a capire come il peccato originale abbia avuto nella storia del mondo non solo un risvolto personale, ma anche delle conseguenze sociali e culturali.

In particolare per illuminare la nostra "fede nel progresso" il papa risale fino al milleseicento. Fino a quel momento il ricupero del paradiso terrestre la società cristiana lo attendeva dalla redenzione di Gesù Cristo.

Da quel periodo in poi invece vari pensatori hanno immaginato la restaurazione del "paradiso" perduto nel collegamento appena scoperto tra scienza e tecnica. Al posto del "Regno di Dio" viene profetizzato il regno dell'uomo, ovvero della massima espansione del controllo dell'uomo sul mondo attraverso la pratica della tecnica guidata dalle scoperte della scienza.

Anche questa è una tentazione: "Noi tutti, scrive il papa, siamo diventati testimoni di come il progresso in mani sbagliate possa diventare e sia diventato di fatto, un progresso terribile nel male. Se al progresso tecnico non corrisponde un progresso nella formazione etica dell'uomo, nella crescita dell'uomo interiore, allora esso non è un progresso, ma una minaccia per l'uomo e per il mondo."

Non vi è dubbio, pertanto, che un "regno di Dio", un nuovo paradiso terrestre, realizzato senza Dio – un regno quindi dell'uomo solo – si risolve inevitabilmente nella "fine perversa" di tutte le cose descritta da Kant, già prevista per altro dai più acuti fra i pensatori laici del passato.

Abbiamo bisogno di Dio ed Egli entra veramente nelle cose umane solo se non è soltanto da noi pensato, ma se Egli stesso ci viene incontro e ci parla. Per questo noi ci mettiamo in ascolto della Parola di Dio, prestandole l'ossequio della nostra comprensione e della nostra fede. Ragione e fede hanno bisogno l'una dell'altra per realizzare la loro vera natura e la loro missione e Gesù nel Vangelo di oggi ci dimostra come coniugarle rettamente nel servizio di Dio e per il bene dell'uomo.

 

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