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TESTO Commento su Is 55,11

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Martedì della I settimana di Quaresima (12/02/2008)

Brano biblico: Is 55,11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

La parola uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata.

Come vivere questa Parola?

La liturgia di ieri ci richiamava alla nostra vocazione alla santità e ce ne indicava le modalità concrete. Un quotidiano così impregnato di amore che ogni pensiero, parola, opera, sentimento ne reca l'impronta. Una via che può sembrare ardua per chi conosce la propria debolezza. Ed ecco incoraggiante la liturgia odierna: la parola di Dio opera ciò che annuncia.

Quindi, quel "siate santi", mentre ci sollecita a non abbassare il tiro, accomodandoci nella mediocrità, ci assicura che Dio è già all'opera per portare a termine il suo 'capolavoro'. Attende solo il nostro consenso e la nostra libera e gioiosa collaborazione.

Spesso, però, noi ci lasciamo bloccare dal nostro 'non fidarci' né di noi stessi, né di Dio. Stentiamo a prendere sul serio il fatto che siamo dei 'capolavori'. Magari ci arrocchiamo dietro la nostra superbia, ma sul fragilissimo fondamento di un'insicurezza abissale che cerchiamo inutilmente di negare, nascondendola ai nostri stessi occhi e scadiamo in una vita vuota, insignificante e quindi inappagante. Ecco allora il grido del nostro 'io' più profondo e più vero, che reclama la propria grandezza. Scontento, depressione, insofferenza... non sono che sintomi di questa situazione.

"Chi mi libererà?" viene da chiedersi con Paolo. L'apostolo risponde con sicurezza, passando direttamente al ringraziamento a Dio. Ma è proprio qui che fa capolino l'antica diffidenza: come Adamo ed Eva dubitiamo di Dio. E come in loro serpeggia strisciante l'orgogliosa pretesa di gestirci in totale autonomia.

"Ecco il tempo favorevole" per riprenderci in mano e dare credito a Colui che infinitamente ci ama e non si rassegna a vederci languire nella mediocrità.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, proverò a specchiarmi in Gesù: è Lui la misura di ciò che sono chiamato ad essere. Ci credo?

Consapevole dell'infinita distanza che mi separa da lui, prego:

Effondi su di me il tuo Spirito, Signore, perché fecondi la Parola che tu oggi hai seminato in me, così che produca quel frutto di santità per cui tu me l'hai donata.

La voce di un Padre apostolico

Questo è un mondo senza misura e senza gloria, perché si è perso il dono e l'uso della contemplazione... civiltà del frastuono. Tempo senza preghiera. Senza silenzio e quindi senza ascolto... E il diluvio delle nostre parole soffoca l'appassionato suono della sua Parola.
David Maria Turoldo

 

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