TESTO Commento Is 58,9-10
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Sabato dopo le Ceneri (09/02/2008)
Brano biblico: Is 58,9-10
27Dopo questo egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». 28Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
29Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e di altra gente, che erano con loro a tavola. 30I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 31Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; 32io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».
Dalla Parola del giorno
Se toglierai di mezzo a te l'oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se offrirai il pane all'affamato, se sazierai chi è digiuno, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua oscurità sarà come il meriggio.
Come vivere questa Parola?
La Parola ci sta accompagnando in questo cammino di essenzialità che è la quaresima. Paragonata alle stagioni verrebbe forse, in modo pregiudiziale, di identificarla con l'autunno: tempo in cui la natura si prepara a morire. Invece la quaresima è una stagione primaverile, non solo perché vi coincide cronologicamente, ma anche perché in quaresima, come in primavera siamo chiamati a 'sfrondare' le piante da tutti i rami inutili, da tutto quel frondeggiare dispersivo che porterebbe ad una impazzita fioritura senza frutto.
Cosi è per la nostra vita spirituale. C'è una potatura irrimandabile: bisogna cioè "togliere di mezzo l'oppressione" nelle nostre relazioni, la prevaricazione, la concorrenza; bisogna cessare di "puntare il dito" condannando sempre gli altri; bisogna ancora purificare il nostro linguaggio da un certo frasario non rispettoso della nostra fede in Dio e della dignità della persona umana.
E c'è poi da aprirsi al sole della carità: dare il pane all'affamato e saziare chi è digiuno. Fiorire in amore, insomma, come i mandorli e i peschi in primavera.
Non accumulare solo per me e per i miei, ma amministrare e condividere i beni insieme a tutti. Quanto meno sono i partecipanti alla mensa della distribuzione delle risorse che io gestisco, tanto più io contribuisco all'impoverimento della terra e dell'umanità.
Oggi, nei mio rientro al cuore, ringrazierò per questa Parola così provocatoria e stimolante e farò una verifica della mia vita. Farò un piccolo esercizio molto pratico: punterò il dito e osserverò la mia mano. Un dito è puntato verso gli altri, tre lo sono verso di me. Rifletterò e pregherò:
Vieni Spirito di Verità, illumina la mia mente e il mio cuore perché impari a 'lasciar cadere' (potare) ciò che non è secondo l'amore, secondo l'immagine e somiglianza tua che è in me.
La voce di un grande monaco
Il padre Pambone chiese al padre Antonio: "Che debbo fare?". L'anziano gli dice: "Non confidare nella tua giustizia, non darti cura di ciò che passa, e sii continente nella lingua e nel ventre".
Abbà Antonio