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TESTO Commento Matteo 4,1-11

Suor Giuseppina Pisano o.p.

I Domenica di Quaresima (Anno A) (10/02/2008)

Vangelo: Mt 4,1-11 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4Ma egli rispose: «Sta scritto:

Non di solo pane vivrà l’uomo,

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

5Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:

Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo

ed essi ti porteranno sulle loro mani

perché il tuo piede non inciampi in una pietra».

7Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:

Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».

8Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:

Il Signore, Dio tuo, adorerai:

a lui solo renderai culto».

11Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

«... Dio sa, che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio...»

La Liturgia della Parola di questa prima domenica di Quaresima, ci ripropone il racconto della tentazione originaria, tentazione che sempre accompagna la vita di ogni uomo: "diventerete come Dio", la follia dell'onnipotenza, dalla quale la Storia è stata ed è, ancora, inquinata.

Il racconto della tentazione delle origini, è una narrazione fatta per immagini, narrazione ricca di simboli, che stanno ad indicare la drammaticità dell'esperienza umana, posta, sempre, di fronte alla scelta; in questo caso, posta di fronte alla scelta fondamentale: o con Dio, o contro di Lui.

La pagina della Scrittura che rievoca la creazione, ci parla di un Dio che è Padre provvidente, un Dio amico, che parla con l'uomo, che gli dà delle indicazioni, che mette dei paletti, ad indicare il giusto cammino dell'esistenza: "... il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio, fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi, graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l'albero della vita, in mezzo al giardino, e l'albero della co-noscienza del bene e del male "; di quest' ultimo, l'uomo non avrebbe dovuto cogliere i frutti.

È Dio stesso il principio della vita, di ogni vita, ed è sempre Lui, il principio primo ed assoluto del bene, e della vita morale, che da esso consegue; questo, Egli rivela all'uomo, con quella simbolica proibizione a mangiare di quell'unico "albero".

Ma, qualcuno insinua nell'uomo il sospetto; è colui che, nel racconto è raffigurato come un serpente, strisciante ed ambiguo, è il " diavolo" colui che divide, che crea opposizione, e che come Giovanni scrive: "era omicida, fin dal principio, e non si mantiene nella verità, perché la verità non è in lui... poiché è menzognero, e padre della menzogna.." (Gv.8,44)

Così, l'uomo si trova, da sempre, come di fronte ad un bivio, che è la libera, drammatica scelta, tra la fiducia nel Dio Creatore, Padre ed amico, e chi, o quanto, insinua i il dubbio, che lo stesso Dio, il quale parla per custodire e promuovere la vita, sia solo un tiranno, un nemico della felicità dell'uomo.

La Storia Sacra ci dice, che Adamo, splendida immagine del suo Dio, cedette alla tentazione di farsi Dio di se stesso, ma in ciò non trovò la felicità, né l'onnipotenza sperata, bensì, allorché gli si aprirono gli occhi, sia lui, che la donna che il Signore gli aveva messo a fianco, "... si accorsero di essere nudi"

L'uomo senza Dio, anzi, l'uomo contro Dio, non può che scoprire e sperimentare tutta la propria "nudità", che è povertà del limite, che è angoscia del dubbio, che è tenebra di ignoranza, che è dura fatica dell'esistenza.

Ma Dio, che, come scrive Caterina da Siena, è innamorato della sua creatura, mandò, nella "pienezza dei tempi", un "ponte" da quel cielo, ormai chiuso, e quel ponte è il suo Figlio, Gesù di Nazareth, Verbo incarnato e Redentore.

Il Vangelo di questa domenica, ci parla appunto di Gesù, il nuovo Adamo, il Messia, promesso, desiderato ed atteso, che, come uomo, è tentato dal Satana, il quale, usa, ancora una volta, la forma del dubbio: «Se sei Figlio di Dio...», e lo ripete per ben tre volte.

Il Tentatore, fa balenare davanti agli occhi dell'uomo Gesù, la suggestione di un messianismo terreno, che soddisfa', quasi prodigiosamente, le necessità di tutti coloro, e non sono pochi, che si accontentano dell'immediato, e non sanno guardare oltre, persone che non aspirano a nient'altro che alla propria immediata sicurezza temporale; è la sfida di Satana: «Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane».

Ma Cristo, pur nello sfinimento del prolungato digiuno, risponde: «Sta scritto: non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».

C' è, poi, la tentazione di un messianismo miracolistico, quasi che la missione del Figlio di Dio si debba realizzare con gesti strepitosi, degni di un grande taumaturgo: «Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: "Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro il sasso il tuo piede"».

Ma, ancora, Gesù risponde, non con parole sue, ma con la Parola ispirata da Dio: «Sta scritto anche: non tentare il Signore, Dio tuo».

Infine, ecco la terribile suggestione del messianismo politico, quello sperato e sognato dai più, in Israele; il potere politico, il dominio sugli altri, che qualcuno ha definito "idolatria implacabile", quella, che ben conosciamo, attraverso le vicende della storia passata, e recente: "gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e poi disse: «Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai»".

Il Figlio di Dio conosce perfettamente la sua missione di Salvatore, e, come uomo, resistendo a Satana sceglie l'adempimento della volontà del Padre: "facendosi obbediente, scrive Paolo, sino alla morte, e alla morte di croce" (Fil.2,8)

È questo, il senso di quell'ultima definitiva risposta di Gesù, a colui che lo tentava, Lui, il Figlio di Dio, proclama, ancora una volta con forza, il comandamento del Padre: «Adora il Signore Dio tuo, e a lui solo rendi culto.»

È nella Parola di Dio, dunque, la nostra luce e la nostra forza, e Gesù, che per noi ha voluto subire la tentazione, ce ne dà testimonianza, Lui, che è il Verbo eterno fatto uomo, Lui, nel quale possiamo contemplare il volto stesso del Padre.

Il Vangelo di questa prima domenica di Quaresima, è un po' lo specchio della nostra vita, fatta di scelte continue, che possono anche costituire " tentazione", e nessuno ne è esente; ma mentre ci mette di fronte questa componente dell'esistenza, il Vangelo, offre al nostro sguardo la Via, il Ponte, che è Gesù, fedele alla volontà del Padre, attento alla sua Parola, Parola da amare e da vivere, Parola che ci salva.

Così, la Parola di Dio, sia il centro vivo del nostro cammino quaresimale: una Parola da accogliere, da custodire nella mente e nel cuore, una Parola da approfondire e contemplare, una Parola, da vivere e proclamare.

Sr Maria Giuseppina Pisano o.p.
mrita.pisano@virgilio.it

 

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