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TESTO Spe Salvi: la fede è speranza

don Daniele Muraro   Home Page

III Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (27/01/2008)

Vangelo: Mt 4,12-23 (forma breve: 4,12-17) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 4,12-23

12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,

sulla via del mare, oltre il Giordano,

Galilea delle genti!

16Il popolo che abitava nelle tenebre

vide una grande luce,

per quelli che abitavano in regione e ombra di morte

una luce è sorta.

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

18Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. 19E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». 20Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. 21Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. 22Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

23Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo.

 

Forma breve (Mt 4,12-17)

12Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, 13lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, 14perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia:

15Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,

sulla via del mare, oltre il Giordano,

Galilea delle genti!

16Il popolo che abitava nelle tenebre

vide una grande luce,

per quelli che abitavano in regione e ombra di morte

una luce è sorta.

17Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».

Il Vangelo di questa domenica si sviluppa in tre passaggi. A tutti Gesù annuncia: "il Regno dei cieli è vicino", poi con quelli che sono pronti ad ascoltarlo insiste: "Convertitevi", e infine a coloro che lui stesso sceglie rivolge un invito personale: "Seguitemi".

A mo' di introduzione l'evangelista san Matteo ci informa che dopo l'arresto di Giovanni Battista, Gesù lasciò il territorio oltre il Giordano dove aveva ricevuto il battesimo ed era rimasto per un po' e, salutata la madre a Nazaret, trasferì la sua dimora a Cafarnao.

Cafarnao era una cittadina costruita sul lago omonimo. Situata sulla strada principale che collegava da est verso ovest la Siria, capolinea delle piste del deserto e della Mesopotamia, con Cesarea Marittima, porto d'attracco dei commerci del Mediterraneo e transito obbligato per giungere in Egitto, Cafarnao era diventata ben presto crocevia di viaggi e di commerci.

A conferma del valore strategico della cittadina, i romani avevano installato una guarnigione militare e avevano collocato anche una dogana, perché confine di Stato.

Appena dentro della porta della città, seduto al banco per riscuotere il pedaggio, Gesù avrà trovato un certo Matteo detto anche Levi, mentre sulla sponda del lago su cui era collocata la cittadina Gesù avrebbe fatto conoscenza con due coppie di fratelli, tutti e quattro pescatori e soci fra di loro: Simone e Andrea e poi Giacomo e Giovanni.

Lentamente cominciava a prendere forma la maniera di fare di Gesù. Come il cugino Giovanni Egli si affidava sulla potenza della parola ma in aggiunta e diversamente dallo stile del profeta del deserto Gesù fondava la sua missione sull'autorità della sua stessa persona.

Le prime parole che Gesù pronuncia, all'udito suonano come un invito pressante alla conversione motivato dalla vicinanza immediata del Regno di Dio. In questo le parole di Gesù non sono per niente diverse da quelle di Giovanni Battista. Cambia invece il contenuto dell'annuncio perché se il Battista indicava, Gesù invece si presenta: il Regno di Dio è Lui stesso.

Ecco perché Gesù può pretendere che alcuni uomini lo seguano, così di punto in bianco, abbandonando il lavoro e il capitale (le reti e la barca) e lasciando gli affetti familiari (il loro padre), solo per andare dietro a Lui che li avrebbe fatti diventare "pescatori di uomini".

A motivo dei traffici e dell'occupazione militare romana a Cafarnao regnava una certa confusione e gli abitanti del posto erano abituati ad una varietà di opinioni e di atteggiamenti; ma la venuta di Gesù fece lo stesso scalpore. Ma chi era costui che si presentava come un uomo pio e religioso, eppure a differenza dei rabbini del tempo non si limitava ad aprire una scuola per accogliere volenterosi studenti, ma lui stesso andava a cercarseli senza farsi pagare e senza essere aver frequentato lui stesso prima nessuna scuola superiore nella capitale, Gerusalemme?

Come vediamo dalla conclusione del racconto di oggi Gesù non si riduceva ad insegnare al suo piccolo gruppo che andava formando, ma il sabato girava nelle sinagoghe dei paesi vicini predicando durante la liturgia festiva e poi soccorreva i suoi ascoltatori guarendoli dalle loro malattie, se necessario, e sollevandoli dalle loro infermità.

La "Galilea delle Genti" aveva un nuovo argomento di conversazione: Gesù di Nazaret. Nei capannelli che si formavano fra conoscenti nelle piazze e fra i mercatini settimanali qualcuno riassumeva i fatti che riguardavano il figlio del falegname diventato Rabbi, qualchedun altro completava con le ultime novità sugli spostamenti, qualcuno si informava sulle prossime tappe del Maestro per andare a sentirlo e magari chiedere una grazia.

Galilea come nome generico significa luogo di demarcazione, o di confine, come appunto la nostra Marca trevigiana o anche la regione delle Marche, quindi Galilea delle Genti sta per "territorio di confine con i pagani (le genti, cioè quelli degli altri popoli, i non ebrei)".

La luce della vera fede di Israele arrivava fino a lì, ma in Galilea la pratica di questa fede già cominciava a spegnersi per un certo allentamento dell'identità giudaica e delle tradizioni religiose genuine.

"Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?" domanda Natanaele detto Bartolomeo quando Filippo, un altro nuovo apostolo, preso dall'entusiasmo gli confida: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret"; ma il ragionamento di poteva estendere a tutta la Galilea: "dalla Galilea può mai venire qualcosa di buono e senza compromessi?"

La salvezza del Signore invece è per tutti, per i vicini e per i lontani e per quanti ne riuscirà chiamare Gesù con l'aiuto dei suoi apostoli e con la diffusione della sua Chiesa.

Questa è la "speranza a partire dalla quale noi siamo già salvi". La salvezza "ci è offerta nel senso che ci è stata donata la speranza, una speranza affidabile, in virtù della quale noi possiamo affrontare il nostro presente."

Sono le parole di papa Benedetto in apertura della sua seconda lettera enciclica "Spe salvi", appunto "salvi nella speranza".

La fede dice il papa in quella lettera di per se stessa è già speranza, tanto che in più di una frase del Nuovo Testamento i due termini si possono scambiare.

La prima fede con cui gli apostoli assecondarono la chiamata di Gesù fu alonata di una grande speranza. Non dobbiamo immaginare che a quel tempo fosse facile prestare fede a chiunque.

Lasciamo la parola ancora al papa: san "Paolo ricorda agli Efesini come, prima del loro incontro con Cristo, fossero «senza speranza e senza Dio nel mondo». Naturalmente essi avevano avuto degli dèi e una religione, ma dai loro miti contraddittori non emanava alcuna speranza. Nonostante gli dèi, essi erano «senza Dio» e conseguentemente si trovavano in un mondo buio, davanti a un futuro oscuro... Nello stesso senso sempre san Paolo dice ai Tessalonicesi: Voi non dovete «affliggervi come gli altri che non hanno speranza». Compare qui come elemento distintivo dei cristiani il fatto che essi hanno un futuro: non è che sappiano nei particolari ciò che li attende, ma sanno nell'insieme che la loro vita non finisce nel vuoto. Solo quando il futuro è certo come realtà positiva, diventa vivibile anche il presente... Il Vangelo non è soltanto una comunicazione di cose che si possono sapere, ma è una comunicazione che produce fatti e cambia la vita... Il messaggio cristiano non è solo «informativo», ma «performativo», cioè ottiene una performance, come si dice adesso, un risultato. Chi ha speranza vive diversamente; gli è stata donata una vita nuova."

È la speranza in cui sono vissuti Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni e gli altri apostoli e la speranza che dice il papa nella sua lettera ha condotto alla redenzione la schiava Giuseppina Bakhita, la "santa moreta" vissuta a Verona e morta a Schio nel 1947. È la speranza che è venuto a portare Gesù e di cui c'è tanto bisogno oggi al mondo.

 

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