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TESTO Omelia per l'8 aprile 2001 - 5a dom. T. Quaresima Anno C

Totustuus   Totus Tuus

Domenica delle Palme (Anno C) (08/04/2001)

Vangelo: Lc 22,14-23,56 (forma breve: Lc 23,1-49) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 22,14-23,56

14Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, 15e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, 16perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». 17E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, 18perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio». 19Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 20E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi».

21«Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. 22Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito!». 23Allora essi cominciarono a domandarsi l’un l’altro chi di loro avrebbe fatto questo.

24E nacque tra loro anche una discussione: chi di loro fosse da considerare più grande. 25Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. 26Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. 27Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.

28Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove 29e io preparo per voi un regno, come il Padre mio l’ha preparato per me, 30perché mangiate e beviate alla mia mensa nel mio regno. E siederete in trono a giudicare le dodici tribù d’Israele.

31Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; 32ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». 33E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte». 34Gli rispose: «Pietro, io ti dico: oggi il gallo non canterà prima che tu, per tre volte, abbia negato di conoscermi».

35Poi disse loro: «Quando vi ho mandato senza borsa, né sacca, né sandali, vi è forse mancato qualcosa?». Risposero: «Nulla». 36Ed egli soggiunse: «Ma ora, chi ha una borsa la prenda, e così chi ha una sacca; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. 37Perché io vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra gli empi. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo compimento». 38Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade». Ma egli disse: «Basta!».

39Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. 40Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». 41Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: 42«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». 43Gli apparve allora un angelo dal cielo per confortarlo. 44Entrato nella lotta, pregava più intensamente, e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadono a terra. 45Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. 46E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione».

47Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. 48Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». 49Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». 50E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. 51Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì.

52Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. 53Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».

54Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. 55Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. 56Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: «Anche questi era con lui». 57Ma egli negò dicendo: «O donna, non lo conosco!». 58Poco dopo un altro lo vide e disse: «Anche tu sei uno di loro!». Ma Pietro rispose: «O uomo, non lo sono!». 59Passata circa un’ora, un altro insisteva: «In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo». 60Ma Pietro disse: «O uomo, non so quello che dici». E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. 61Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: «Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte». 62E, uscito fuori, pianse amaramente.

63E intanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo deridevano e lo picchiavano, 64gli bendavano gli occhi e gli dicevano: «Fa’ il profeta! Chi è che ti ha colpito?». 65E molte altre cose dicevano contro di lui, insultandolo.

66Appena fu giorno, si riunì il consiglio degli anziani del popolo, con i capi dei sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al loro sinedrio 67e gli dissero: «Se tu sei il Cristo, dillo a noi». Rispose loro: «Anche se ve lo dico, non mi crederete; 68se vi interrogo, non mi risponderete. 69Ma d’ora in poi il Figlio dell’uomo siederà alla destra della potenza di Dio». 70Allora tutti dissero: «Tu dunque sei il Figlio di Dio?». Ed egli rispose loro: «Voi stessi dite che io lo sono». 71E quelli dissero: «Che bisogno abbiamo ancora di testimonianza? L’abbiamo udito noi stessi dalla sua bocca».

1Tutta l’assemblea si alzò; lo condussero da Pilato 2e cominciarono ad accusarlo: «Abbiamo trovato costui che metteva in agitazione il nostro popolo, impediva di pagare tributi a Cesare e affermava di essere Cristo re». 3Pilato allora lo interrogò: «Sei tu il re dei Giudei?». Ed egli rispose: «Tu lo dici». 4Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». 5Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui».

6Udito ciò, Pilato domandò se quell’uomo era Galileo 7e, saputo che stava sotto l’autorità di Erode, lo rinviò a Erode, che in quei giorni si trovava anch’egli a Gerusalemme.

8Vedendo Gesù, Erode si rallegrò molto. Da molto tempo infatti desiderava vederlo, per averne sentito parlare, e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. 9Lo interrogò, facendogli molte domande, ma egli non gli rispose nulla. 10Erano presenti anche i capi dei sacerdoti e gli scribi, e insistevano nell’accusarlo. 11Allora anche Erode, con i suoi soldati, lo insultò, si fece beffe di lui, gli mise addosso una splendida veste e lo rimandò a Pilato. 12In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.

13Pilato, riuniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo, 14disse loro: «Mi avete portato quest’uomo come agitatore del popolo. Ecco, io l’ho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in quest’uomo nessuna delle colpe di cui lo accusate; 15e neanche Erode: infatti ce l’ha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. 16Perciò, dopo averlo punito, lo rimetterò in libertà». 17[..]

18Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!». 19Questi era stato messo in prigione per una rivolta, scoppiata in città, e per omicidio.

20Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. 21Ma essi urlavano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». 22Ed egli, per la terza volta, disse loro: «Ma che male ha fatto costui? Non ho trovato in lui nulla che meriti la morte. Dunque, lo punirò e lo rimetterò in libertà». 23Essi però insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso, e le loro grida crescevano. 24Pilato allora decise che la loro richiesta venisse eseguita. 25Rimise in libertà colui che era stato messo in prigione per rivolta e omicidio, e che essi richiedevano, e consegnò Gesù al loro volere.

26Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.

27Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. 28Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. 29Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno generato e i seni che non hanno allattato”. 30Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadete su di noi!”, e alle colline: “Copriteci!”. 31Perché, se si tratta così il legno verde, che avverrà del legno secco?». 32Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori.

33Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. 34Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte.

35Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». 36Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto 37e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». 38Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».

39Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». 40L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? 41Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». 42E disse: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno». 43Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

44Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, 45perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. 46Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

47Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». 48Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto. 49Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo.

50Ed ecco, vi era un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, buono e giusto. 51Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri. Era di Arimatea, una città della Giudea, e aspettava il regno di Dio. 52Egli si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù. 53Lo depose dalla croce, lo avvolse con un lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, nel quale nessuno era stato ancora sepolto. 54Era il giorno della Parasceve e già splendevano le luci del sabato. 55Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, 56poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto.

NESSO TRA LE LETTURE

Il dolore! realtà storica e disegno di Dio. Qui si trova il centro del messaggio della Domenica delle Palme. Il Servo di Javeh (prima lettura) soffre colpi, insulti e sputi, ma il Signore lo aiuta e gli insegna il senso del dolore. San Paolo, nell'inno Cristologico della lettera ai filippesi (seconda lettura), canta a Cristo che "si spogliò della sua grandezza, assumendo la condizione di servo". Nella narrazione della passione secondo san Luca, Gesù affronta sofferenze indicibili e inenarrabili, alla maniera di uno schiavo, ma sa che tutto è disposto dal Padre e per questo affida al Padre il suo spirito.

MESSAGGIO DOTTRINALE

1. Cristo, uomo dei dolori. La sofferenza di Cristo può misurarsi quantitativamente, e già così è enorme. Ciononostante, il valore supremo del dolore di Cristo si radica soprattutto nella sua qualità. Qualità che si basa su tre pilastri: Gesù è l'uomo perfetto, che esperimenta e vive la sofferenza con perfezione; Gesù è il Figlio di Dio, e pertanto è Dio stesso che soffre in Lui; Gesù è il redentore del mondo e dell'uomo, che assume il dolore iniettando in esso la potenza salvifica di Dio. Per questo, nella vita di Cristo, soprattutto negli avvenimenti della sua passione e morte, il dolore è una realtà storica, ma anche mistica, è solidarietà con l'uomo, e allo stesso tempo giudizio e giustificazione dell'uomo peccatore, ossia, mistero di salvezza. Il racconto della passione secondo san Luca ci porta come per mano alla contemplazione orante di Cristo nei diversi episodi di questo mistero di dolore: Contempliamo il dolore contenuto, discretamente manifestato, di Gesù nel Cenacolo, di fronte al tradimento di Giuda (Lc 22,22), o di fronte alla discussione inopportuna dei discepoli su ranghi e primi posti (LC 22, 24ss). Vediamo il dolore intenso, estenuante ed estremo al Getsemani, fino al punto di versare gocce di sangue a causa della solitudine, dell'abbandono degli uomini e del suo stesso Padre, del peso del peccato del mondo. Ripassiamo interiormente il dolore ineffabile dell'amore rinnegato da Pietro, il dolore degnissimo dell'amore schernito dalla marmaglia dei soldati, tra bestemmie e bassezze, il dolore nobile dell'innocente condannato dai capi del popolo e dal potere dominante, il dolore sacro e puro per il disonore che gli è stato inflitto nell'essere posposto a un criminale, il dolore fisico dei chiodi che trapassano le sue mani i suoi piedi, e l'ultimo dolore dell'agonia. Cristo "uomo dei dolori ed avvezzo al patire", Cristo che raccoglie nel suo corpo e nella sua anima, come in una conca, ogni dolore ed ogni pena.

2. Cristo non è solo nel suo dolore. Già il Servo di Javeh, figura di Cristo, ha la sicurezza che, in mezzo ai suoi dolori, "il Signore lo aiuta" (prima lettura). Al Getsemani il Padre gli invia un angelo, non per liberarlo dal dolore, ma per confortarlo (cf. Lc 22,43). Sulla via del Calvario lo accompagna un gruppo di donne, "che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui" (Lc 23,27). Crocifisso alla destra di Gesù si trova il buon ladrone, che riprende il suo compagno di crimini e proclama l'innocenza di Gesù: "Costui non ha fatto niente di male". Durante la passione, Gesù ha sentito sia l'abbandono del Padre, sia la sua intima ed ineffabile compagnia e prossimità, e per questo può esclamare prima di spirare: "Padre, nelle tue mani consegno il mio Spirito". La glorificazione del dolore di Cristo - e la conseguente solidarietà con lui - la indica san Luca dopo la sua morte, mediante la confessione del centurione: "veramente quest'uomo era giusto", mediante il pentimento della folla, che "tornava in città percuotendosi il petto", e soprattutto mediante l'annuncio alle donne che sono accorse al sepolcro: "Non è qui. È risorto". La seconda lettura sottolinea la vicinanza di Dio a Cristo obbediente fino alla morte con termini di esaltazione: "Gli diede il nome che è al disopra di ogni nome". Né Dio né l'uomo lasciarono Cristo solo nel dolore. Questa affermazione è valida per ogni uomo. L'uomo, così come Gesù, troverà negli uomini la causa del suo dolore, e in essi troverà anche la presenza amica e il conforto solidale.

SUGGERIMENTI PASTORALI

1. Il dolore, un tesoro nascosto. L'uomo attuale ha paura del dolore. Vorrebbe eliminarlo, strapparlo dalla vita umana, e perfino dalla vita animale. Sembra come se il dolore fosse un male, un male abominevole, un buco nero nel grande universo umano, che divora tutto ciò che entra nel suo campo di azione. Sembra come se la grande battaglia della storia attuale fosse contro il dolore, invece di essere per l'uomo. Si deve riflettere su tutto ciò, perché a volte risulta che riusciamo, sì, a distruggere il dolore, ma in modo tale che distruggiamo anche qualcosa dell'uomo. I genitori, affinché i propri figli non soffrano, non negano loro nulla, lasciano fare loro tutti i capricci, ma...non stanno in questa maniera pregiudicandoli, a lungo andare? Agli anziani, ai malati terminali, vengono ammortizzati i dolori con medicine che fanno loro perdere in gran parte la coscienza. Non li si fa così perdere libertà e nobiltà di spirito di fronte al dolore? Non sono per la sofferenza in sé, è necessario alleviarla il più possibile, ma sono per l'assunzione umana della sofferenza. Non sono rari i casi di giovani ed adulti che, davanti all'insuccesso scolastico o professionale, davanti a una delusione amorosa, davanti a uno scandalo di corruzione, preferiscono farla finita con la vita, piuttosto che affrontare il volto doloroso della situazione. Perché? Non si conosce, non si è scoperto il tesoro nascosto nel dolore. Per l'uomo, è un tesoro nascosto di umanizzazione, per il cristiano è un tesoro nascosto di assimilazione allo stile di Cristo, di valore redentore. Giovanni Paolo II ha avuto l'audacia di parlare del Vangelo della sofferenza, certamente della sofferenza di Cristo, ma, insieme con Lui, della sofferenza del cristiano. Siamo chiamati a vivere questo Vangelo nelle piccole pene della vita, siamo chiamati a predicarlo con sincerità e con amore.

2. Conforto nel dolore. Ai nostri giorni, la medicina sta scoprendo che la presenza amica presso il letto del malato può alleviare il dolore più di una iniezione di morfina. C'è una relazione stretta tra l'anima e il corpo, e il conforto spirituale di una vicinanza addolcisce le più terribili sofferenze. Le opere di misericordia spirituale (istruire, consolare, confortare, soffrire con pazienza...) e corporali (dar da mangiare all'affamato, dare un tetto a chi non ne ha, vestire gli ignudi, visitare gli infermi e i carcerati, seppellire i morti...), sono modi tradizionali di aiutare l'uomo nel suo dolore. Sono forme che continuano ad essere valide ed indispensabili. Insieme ad esse, sorgono e sorgeranno nuove forme, secondo le necessità del nostro tempo. Ciò che importa è aver coscienza che, come cristiani, dobbiamo accompagnare gli uomini nel dolore, dobbiamo essere solidali con le loro pene, dobbiamo alleviare le loro sofferenze con la nostra vicinanza e il nostro conforto. Non è una buona forma di alleviamento insegnare a coloro che soffrono a dare senso e valore alle loro sofferenze?

 

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