PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Liberi nella luce

don Marco Pratesi   Il grano e la zizzania

Battesimo del Signore (Anno A) (13/01/2008)

Brano biblico: Is 42,1-4.6-7 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 3,13-17

In quel tempo, 13Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui. 14Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». 15Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare. 16Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. 17Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

Siamo di fronte al primo dei quattro testi isaiani detti "canti del servo del Signore". In essi si intravede la figura di un misterioso personaggio che, riprendendo l'esperienza di Israele e di alcuni personaggi della sua storia ma anche trascendendola, svolge un ruolo decisivo nella economia della salvezza.

Egli è scelto, e gode del sostegno di Dio, che lo guida per mano e fa in modo che di fronte alle difficoltà rimanga ben saldo e determinato. Su di lui riposa la benevolenza di Dio e il suo Spirito, che lo rende capace di svolgere la sua missione. Essa viene qui presentata soprattutto in relazione al "diritto": il servo infatti "farà uscire" il diritto verso le nazioni (vv. 1 e 3, CEI: "porterà" e "proclamerà") e lo stabilirà sulla terra (v. 4). La parola ebraica significa primariamente "giudizio", quindi anche "giustizia", "diritto", "sentenza", "ordine". Esprime fondamentalmente l'azione mediante la quale l'ordine che era stato in qualche modo violato viene ristabilito da una autorità. Di norma tale giudizio prevede un'azione duplice: la condanna del colpevole e la liberazione dell'innocente. Da questo punto di vista esso è per l'innocente oppresso equivalente a salvezza, liberazione, e perciò sono i poveri a beneficiarne (cf. p. es. Sal 10,18; 72,4).

Il Servo "farà uscire" il giudizio, iudicium gentibus proferet, traduce la Vulgata. È interessante notare che il nostro testo impiega il medesimo verbo per i prigionieri, che sono appunto liberati, fatti uscire (v. 7). L'immagine, che è metafora degli esiliati, si riferisce a prigionieri che sono resi ciechi dalla lunga permanenza in celle buie, come erano quelle antiche: liberarli è anche rendere loro la luce. Possiamo dunque cogliere qui il senso del giudizio, del diritto stabilito dal Servo. Di esso non è ricordato l'aspetto di condanna, ma soltanto quello di liberazione: esso consiste appunto nella liberazione-illuminazione dei prigionieri, di coloro che sprofondano senza speranza nell'ombra di morte (cf. Sal 107,10). La condanna, casomai, colpisce gli idoli, smascherati oramai come vani e inconsistenti (il tema incornicia il canto: cf. 41,21-29; 42,8-9).

Matteo vede realizzata in Gesù questa profezia: lo Spirito e la benevolenza del Padre riposano su di lui (3,16-17). Il testo di Isaia è citato esplicitamente in Mt 12,18-21, anche lì in connessione con l'attività benefica di Gesù: egli non vuole infatti che i suoi miracoli siano uno strumento per imporsi con la forza, e pertanto domanda ai guariti di non divulgare la cosa.

Il Cristo, il Messia, è colui che giudica il mondo, che instaura l'ordine voluto da Dio - il suo Regno, dirà Gesù iniziando il ministero (cf. Mt 4,17) - nel mondo. Giovanni svilupperà questo tema: il Padre ha affidato ogni giudizio al Figlio (Gv 5,22-27), che giudica col suo semplice apparire e risplendere: "E il giudizio è questo: che la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato il buio più della luce" (Gv 3,19). Splendore che raggiunge il suo massimo sulla croce, che quindi è anche il momento del giudizio (Gv 12,31-32). In questa progressiva manifestazione (epifania) del Cristo, il battesimo al Giordano segna una tappa importante: egli viene qui mostrato come colui che Dio ha "stabilito come luce delle genti" (v. 6).

Se il nostro battesimo rappresenta il nostro innesto in Cristo, ciò significa prima di tutto che quanto il Cristo è - luce e liberazione - lo è per noi, in nostro favore. A sua volta, questo diventa per noi impegno e programma di vita: devo vivere come figlio amato dal Padre e suo imitatore (cf. Ef 5,1), animato dal suo Spirito (cf. Rm 8,14), "figlio della luce" (1Ts 5,5; Ef 5,8), liberato dal servizio degli idoli e scelto per divenire servo del Dio vivente (cf. 1Ts 1,9; Eb 9,14).

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.

 

Ricerca avanzata  (55485 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: